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miércoles, 3 de marzo de 2021

La bella di Lodi - Mario Missiroli (1963)

TÍTULO ORIGINAL
La bella di Lodi
AÑO
1963  
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DIRECTOR
Mario Missiroli
GUIÓN
Alberto Arbasino, Mario Missiroli (Novela: Alberto Arbasino)
MÚSICA
Piero Umiliani
FOTOGRAFÍA
Tonino Delli Colli (B&W)
REPARTO
Stefania Sandrelli, Ángel Aranda, Elena Borgo, Maria Monti, Giuliano Pogliani, Cesare Di Montagnano, Gianni Clerici, Renato Montalbano, Mario Missiroli
PRODUCTORA
Arco
GÉNERO
Drama. Romance  

Sinópsis
La película narra la turbulenta historia de amor entre Roberta, una mujer joven, rica y bella de la burguesía lombarda, y Franco Garbagnati, mecánico y empleado de una estación de servicio. Habiéndose reunido en ocasiones en una playa cerca de Marina di Pietrasanta, en una tarde de verano, ambos se embarcan en una relación que les lleva a varios lugares en el norte de Italia. Pero nada les resultaré fácil. (FILMAFFINITY) 
 
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Sub 

Come di solito, dopo aver visto il film ed essermene fatto una idea, ho letto alcune recensioni. Ho trovato che su un punto si assomigliano tutte: chi le ha scritte non conosce la mentalità di un piccolo industriale di allora (1963), che è anche quella di oggi. Riflettiamoci un momento: che immagine si trova nei film -non pochi- in cui ci sono degli industriali come personaggi?
Si va di frequente sulla caricatura nei film comici, farseschi e grotteschi. Chi ha visto almeno una volta Gigi Ballista in quella parte capisce subito: un efficiente piuttosto incolto, spesso bonario salvo quando vengono toccati i suoi interessi, allora diventa una belva.
Ma ci sono anche i film drammatici, poi quelli sulla politica e sull'economia. E allora si tratta di uno che sa le cose, che è capace di girarle a suo favore passando sopra tutto e tutti se del caso. C'è anche la variante decadente, ad esempio il padre che fa l'azienda, il figlio che la distrugge.
Persino nel caso di film apprezzabili, come Signore e Signori di Germi, Riusciranno i nostri eroi etc di Scola e Il maestro di Vigevano di Petri, il versante grottesco finisce per prevalere.
La bella di Lodi è un piccolo film che ha il merito di essere più vicino alla realtà vera di quelle decine di migliaia di persone che negli anni Sessanta stavano dando un contributo non piccolo al cambiamento dell'Italia, nel bene e nel male. I critici non se ne sono accorti, né la gente del cinema era in grado di farlo, gli industriali che gravitavano attorno al cinema erano abbastanza diversi dai piccoli industriali che non avevano né voglia né tempo di farsi conoscere. Il merito è di Alberto Arbasino e di Mario Missiroli che quel mondo lo conoscevano: qui lo esprimono, oltre a criticarlo e sfotterlo.
Nell'immagine sopra si vede l'inizio della storia. Roberta (Stefania Sandrelli) è una giovane che lavora a Lodi nell'azienda di famiglia, settore agro-caseario, con possedimenti terrieri, case e ville. Se ne sta a prendere il sole su una spiaggia della Versilia, quand'ecco si fa avanti Franco (Angel Aranda), di cognome Garbagnati, di mestiere meccanico auto. I due scambiano poche battute, fumano una sigaretta, Roberta sta sulle sue non per timidezza ma perché sa che è bene fare così, Franco prova a vantarsi della sua perizia di pilota di go-kart, Roberta non fa una piega, e lui se ne va un po' deluso. Ma nel pomeriggio, Roberta -chissà perché- porta la sua compagnia a veder proprio la gara di go-kart e fra pomeriggio e sera i due, fra un po' di andirivieni, trovano il modo di andare a letto insieme. Franco si sveglia per primo, e visto che Roberta dorme ancora, si riveste, intasca l'orologio e l'accendino di Roberta e se ne va. Una cosa da mare, come si chiamavano allora, magari condita con un finalino un po' sgradevole.
E' passato qualche mese, Roberta è immersa nel lavoro in ditta, in cui è molto considerata dalla nonna (Elena Borgo) che la vede adattissima ed affidabile, in compenso Roberta ha carta libera: del suo tempo privato può fare ciò che vuole. Si trovano in compagnia con parenti ed amici, si capiscono perfettamente, hanno quel minimo di istruzione scolastica, non leggono libri, al massimo cantano dei canti di montagna (eh sì!) e ascoltano canzonette. Curano molto il vestire ed il mangiare e si informano sollecitamente sulla salute dell'uno e dell'altro. Leggono con regolarità i dati di borsa ed alcuni articoli del principale quotidiano economico .
Un giorno, arriva a Roberta una telefonata di Franco, che vuole venire a trovarla. Ed insiste, telefona ancora. Roberta pensa ad un ricatto ed avverte la polizia. Si organizza la trappola: Franco arriva in ciclomotore, con una cassetta sul sedile posteriore, quei due dietro sono due poliziotti in borghese a cui Roberta fa un cenno. I due lo prendono di sorpresa e Franco fa in tempo a gettare a Roberta un bel cucciolo che le voleva regalare. Poi i poliziotti lo portano in prigione per furto. Roberta è sorpresa anche lei, il regalo del cucciolo non se lo aspettava.
Tutto sembra risolto, Franco pagherà il giusto fio per la sua colpa (sei mesi di prigione), solo che dopo quattro mesi Roberta fa una cosa strana: va alla prigione a chiedere se Franco è ancora detenuto. Le rispondono che è stato rilasciato qualche giorno prima, e Roberta fa una cosa ancora più strana: con la sua Giulietta Spider si ferma a far benzina proprio alla stazione di servizio in cui Franco lavora come meccanico. Lui la vede, la prende a schiaffi, viene picchiato da viaggiatori scandalizzati, fatto sta che i due poche ore dopo sono ancora a letto insieme e non spariscono più orologi o accendini, spariscono loro, che debbono tornare in ditta o in officina e non vedono l'ora di ritrovarsi. Vanno anche in barca sui laghi di Mantova e Roberta, efficiente in tutto, rema anche lei, così Franco può prendere il sole. Di parole gentili, di discorsi d'amore non ne fanno quasi per niente, stanno bene insieme e basta.
I problemi ci sono. Alcuni facili da superare, come il fatto che Franco impari come si fa con le banche, ma il ragazzo c'è portato, è furbo e sente l'opportunità che ha fra le mani. Poi, fare in modo che Franco abbia una attività indipendente, una officina-garage, ad esempio: vanno a negoziare a destra e a manca, e prima o poi ci riusciranno. Sono problemi facili perché tutti e due ci sono abituati, ognuno nel suo status. Ma ci sono i problemi difficili, e li pone Franco non discutendone ma nei fatti. Il primo è quello della dominanza, perché Roberta è abituata a comandare, e a lui non sta bene. Il secondo è quello della gelosia, perché Roberta ha il suo giro di amici ricchi come lei, e c'è poco da fare, è così. La cosa è ben riepilogata dallo sguardo (immagine in cima al post) che Roberta dà a Franco mentre dorme, lo sguardo di una che è molto attaccata, guai a chi glielo prende, è roba sua, però non lo chiameremmo uno sguardo dolce, secondo i normali crismi, perché di dolcezza non c'è tempo per averne.

Che si fa, lieto fine oppure no? Si risolve tutto la notte stessa. Franco si sveglia presto, infuriato per l'insostenibile situazione e se ne va con la Giulietta nella notte piovosa sull'autostrada: incidente con fratture, ma è solo questione di tempo, tornerà come prima. La decisione viene presa dalla nonna di Roberta che fa presente per telefono alla nipote che lei è essenziale in azienda e visto che il nonno non è adatto ed anche il fratello di Roberta non va bene, in casa ci vuole anche un uomo che si occupi dell'azienda e Franco ci è sicuramente portato, quindi Roberta se lo sposi e festa finita. Roberta fa suo il ragionamento della nonna non solo perché le fa comodo, ma anche e soprattutto perché sa che è un ragionamento che può funzionare.
I due, nell'ultima foto, stanno facendo una vacanza a Venezia e al di là della terrazza si vede la grandiosa Chiesa della Salute, ma i nostri due, oltre a non saperne niente, sono certamente presi da loro stessi. Franco torna sul discorso dell'officina-garage, ma "basta basta" dice Roberta "il garage ce lo facciamo a casa nostra a Lodi". Lieto fine quindi, e magari in tutti questi decenni sono stati benissimo insieme. Tutto era nato con il furto di un orologio e di un accendino, ma anche lì Franco aveva dimostrato che ci sapeva fare, cosa sicuramente confermata in anni di lavoro nella azienda-famiglia (di cui fa parte a pieno titolo).

http://abbracciepopcorn.blogspot.com/2008/02/la-bella-di-lodi.html


In una spiaggia della Versiglia la ricca Roberta si accorge che un giovanotto ha messo le mani nella sua borsa, lui dice di essere in cerca di una sigaretta e di non volerla disturbare e dopo qualche convenevole la invita a una gara a cui deve partecipare. La ragazza finge indifferenza ma si presenta all'appuntamento e finisce a letto con lui. Un'avventura estiva che però spaventa Roberta: dopo qualche mese Franco scopre il suo indirizzo e insiste per vederla, le telefona proprio il giorno in cui i nonni stanno festeggiando le nozze d'oro. Temendo un ricatto Roberta va all'appuntamento scortata da due carabinieri e fa arrestare il ragazzotto che voleva solo regalarle un cagnolino. Franco è condannato a sei mesi di prigione e dopo qualche mese Roberta si va ad informare su come sta scontando la pena e scopre che è stato rilasciato, si fa dare il suo indirizzo e va a trovarlo. Ricomincia la relazione tra i due e Roberta pur di non perderlo è disposta a finanziargli l'acquisto di un garage ma quando lui ha un incidente con la spider di lei la pragmatica nonna interviene facendoli sposare purché Roberta ricominci a gestire come si deve le attività di famiglia.
Dal racconto omonimo di Alberto Arbasino, in seguito diventato romanzo, e sceneggiato dallo stesso autore, un film che, prima di tanti altri capolavori della commedia all'italiana stigmatizza i difetti del boom economico; in comune con molti film a venire, sicuramente molto più belli, c'è l'uso delle canzoncine estive, il contrasto tra il fascino della modernità qui i nascenti “non luoghi”, autogrill, motel e stazioni di benzina sulla neonata Autostrada del Sole rispetto alle austere case di famiglia; Roberta consiglia addirittura all'impiegato del carcere di trasformare le vecchie prigioni vicine al centro in appartamenti e ricostruire un nuovo carcere economico fuori città.
Di profondamente diverso c'è lo stile dell'unica regia cinematografica di Missiroli: numerose ellissi temporali che tagliano i momenti topici della relazione: l'arresto, l'incidente in spider di Franco, il matrimonio della coppia. L'attenzione è tutta per la classe degli imprenditori lombardi che sta vivendo il passaggio dalla proprietà agricola agli investimenti immobiliari, con un pragmatismo tipicamente contadino allenato però alle letture del mercato azionario, un ceto che trasforma tutto in un'occasione di guadagno anche la relazione poco consona allo status di Roberta viene gestita dalla nonna, una virago più che una matriarca, che pur di non perdere le capacità imprenditoriali della nipote distratta dalla passione, consiglia il matrimonio con il giovanotto di oscuri natali e dubbie virtù pensando addirittura che la sua scarsa morale possa tornare a vantaggio della famiglia.
Resta molto interessante la figura di Roberta, interpretata da una Sandrelli appena 17enne doppiata con forte accento lombardo da Adriana Asti: oltre alle capacità imprenditoriali che mancano al fratello ha anche un approccio al sesso e all'amore molto maschile: promiscua nelle relazioni e disposta a mantenere l'uomo che le piace, un unicum forse in tutta la cinematografia italiana, almeno fino al nuovo millennio.

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