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jueves, 4 de marzo de 2021

Telefoni bianchi - Dino Risi (1976)

TÍTULO ORIGINAL
Telefoni bianchi
AÑO
1976
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
120 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Dino Risi
GUIÓN
Dino Risi, Bernardino Zapponi, Ruggero Maccari
MÚSICA
Armando Trovajoli
FOTOGRAFÍA
Claudio Cirillo
REPARTO
Agostina Belli, Cochi Ponzoni, Maurizio Arena, William Berger, Lino Toffolo, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Renato Pozzetto
PRODUCTORA
Dean Film
GÉNERO
Comedia | Años 30. Años 40

Sinopsis
Narra las aventuras de Marcella, una camarera veneciana, que sueña con ser una famosa actriz. (FILMAFFINITY)
 
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A me era piaciuto (difficile che un film di Risi non mi piacesse). Ora, dopo averlo rivisto in tv grazie a Raistoria, provo a spiegarne l’insuccesso italiano.

*gli italiani (e le italiane) non fanno una bella figura: la protagonista (A. Belli) è cinica e arrivista, l’attore Valenti (V. Gassman) è un borioso cocainomane che non sa morire con dignità, per non parlare del laido profittatore (U. Tognazzi) che arricchisce vendendo gli ebrei alle SS, gli invitati al party in casa di Valenti (vedi foto) dopo aver assistito a un suicidio vanno a mangiare gli spaghetti, i genitori della protagonista te li raccomando…

*c’è il lieto fine; ma non è quello che si aspetta lo spettatore conformista; la protagonista si sistema con un riccone svizzero, mentre il povero Roberto, dopo tante guerre, è più povero di prima (c’è un’eco della Juliette del marchese De Sade…)

*Risi fa notare che in Italia, negli anni trenta, si giravano film insulsi e si componevano canzoncine cretine; era inevitabile (il regime scoraggiava la creatività e alla Mostra di Venezia si aspettava che il Duce applaudisse per andargli dietro)

*negli stessi anni in Francia Carné realizzava capolavori come PORTO DELLE NEBBIE e Edith Piaf cantava LES MOMES DE LA CLOCHE. (e Risi li cita)

http://un-paio-di-uova-fritte.blog.kataweb.it/tag/porta-a-cena-un-parente-e-mangera-per-un-giorno-fallo-assumere-in-una-municipalizzata-e-potra-mangiare-per-sempre/

 

Sappiamo che s’intende per "telefoni bianchi", definizione in chiave dispregiativa che va oltre l’attribuzione di un genere cinematografico , conseguenza ovviamente del periodo storico che induce senza alcun discernimento, a gettare anche il bambino assieme all’acqua sporca.
Per uno come Risi, lavorare sul ventennio e’ come sfondare una porta aperta, attraverso l’opportunita’ di mettere in luce idiosincrasie ed idiozie che il ventennio successivo al ventennio e per tutti i ventenni futuri, sempre rimarranno nel mondo dello spettacolo e non.
Lei, Agostina Belli la protagonista, e’ la classica ragazzotta di modesta estrazione e senza alcuna possibilita’ di successo, che stravede per il mondo dello spettacolo e per il quale e’ disposta veramente a tutto.
Andra’ a Roma in cerca di fortuna, che infine trovera’ ad un prezzo anche salato.
Iniziamo col tributare alla Belli il meritato plauso perche’ brava e giustamente premiata per la sua interpretazione e non di meno, ricordiamolo, bellissima.
Fu con questo film che da ragazzino imparai a riconoscerla e me ne innamorai come solo a quell’eta’ si puo fare per una immagine su uno schermo. Protagonista assoluta delle scene, non deve essere stato facile primeggiare tra tanti nomi illustri tra i quali ricordiamo Gassman, Tognazzi, gli ormai separati in casa Cochi e Renato e parecchi altri.
Riguardo Ponzoni, e’ bravo e merita il ruolo di primo piano, per quanto non sia un attore che sappia andare oltre il buono-ma-sfortunato.
Per il resto la storia ha un buon ritmo, diverte con quella punta di amaro che diviene fiele nel gioco scorretto del regista e dei suoi sceneggiatori di mettere in scena cio’ che definirei abusi storici ed intellettuali.
Penso alla finzione sulla fucilazione dell’attore Gassman, facendolo morire d’infarto quando la memoria torna alla tragica storia purtroppo vera di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, vere celebrita’ dei "telefoni bianchi", trucidati dai partigiani avendo la sola colpa di aver recitato in film non graditi all’arroganza dei vincitori quando in realta’ e non mi sorprende, lo scopo era la rapina.
Risi poteva risparmiarcelo.
Ultimi colpi di coda di una commedia all’italiana ormai in via di esaurimento, malgrado tutto si fa ancora piacere.
https://ultimavisione.wordpress.com/2013/02/18/telefoni-bianchi-dino-risi/ 

Anni '40. Marcella Valmarin (Belli) è una cameriera dell'Hotel Excelsior al Lido di Venezia e fidanzata con Roberto Trevisan (Ponzoni), un umile scaricatore con il quale non ha consumato il rapporto. Ma solo con lui. Infatti Marcella, innamorata del cinema e in particolare dell'attore Franco D'Enza (Gassman), è una ragazza piuttosto facile che per la fama - o solo quando le va -, finisce per andare a letto con il primo che capita. Si trasferisce a Roma insieme a Roberto con la scusa di sposarsi e tentare di fare carriera, ma lì conosce Bruno (Pozzetto), un ufficiale delle camicie nere che prima diventa il suo amante, poi la avvia al mestiere della prostituzione in una casa chiusa. La ragazza arriverà perfino a Benito Mussolini e riuscirà a far carriera. Anche se vivrà sempre di alti e bassi. Pensando comunque a Roberto, il suo amore perduto (che continua a ritrovare ti tanto in tanto).
Commedia che vorrebbe essere una critica sulla smania di successo a tutti i costi e che cerca di raccontare l'esistenza di questi poveri derelitti (tutta gente piccola piccola, quale Adelmo - Tognazzi -, un disgraziato che denuncia e porta gli ebrei direttamente ai tedeschi) che vivono nell'illusione durante la guerra.
Purtroppo le belle intenzioni si perdono nella volgarità, nel linguaggio troppo colorito, in continue provocazioni sessuali (tutti sembrano pensare solo ad una cosa), rendendo il clima perfino imbarazzante.
Era il periodo della commedia sexy all'italiana (la protagonista Belli era "specializzata" in questi ruoli) e Risi si è adeguato, cercando però di portare il suo stile, la sua poetica più seria.
Tuttavia la satira si perde.
Un vero peccato perché a parte Agostina Belli ed altri caratteristi realmente incapaci, ci sono Vittorio Gassman (che aveva già lavorato con la Belli e Risi due anni prima in Profumo di donna), Ugo Tognazzi, Cochi Ponzoni e Lino Toffolo (divertente il suo personaggio, un direttore d'orchestra che va nel bordello, si veste da bebè e si fa dare il biberon di latte e cantare la ninna nanna). Ma anche loro sono sfruttati male. Franco D'Enza, il personaggio interpretato da Gassman è autoironico, eppure sopra le righe, ripetitivo, anch'egli volgarissimo.
Troppe cadute di stile, cattivo gusto, per un film malinconico che non sa che strada prendere (nonostante la storia sia gestita più o meno con lucidità), mancando di leggerezza e di quell'ingenuità che aveva fatto un Polvere di stelle* del pur discontinuo, come regista, Alberto Sordi, una commedia sì qua e là grossolana, ma con degli spiragli di poesia. Musiche di Armando Trovajoli.
Da vedere solo per curiosità. Consigliato a metà.
http://notoriousmartagabrieli.blogspot.com/2016/05/telefoni-bianchi-di-dino-risi-commedia.html

Una satira sulla Cinecittà dominata dai gerarchi fascisti
Marcella Valmarin (Agostina Belli), una graziosa cameriera veneta, sogna di andare a Roma per entrare nel mondo del cinema, quello dei telefoni bianchi, un genere amatissimo dal pubblico italiano del ventennio. Sedotta da un tipaccio che si fa passare per impresario (Maurizio Arena), parte per la capitale accompagnata dal suo timido fidanzato Roberto Trevisan (Cochi Ponzoni) pronto a portarla all’altare. La faccenda però si complica per la determinazione di Marcella, che non esita a farsi sedurre dal piccolo gerarca Bruno (Renato Pozzetto) pur di raggiungere il suo scopo. Il matrimonio va così a monte e la ragazza viene avviata alla prostituzione in una casa di piacere, mentre il povero Roberto è costretto a partire volontario, prima per la guerra in Africa, poi in Spagna e infine per la Russia. Grazie a un’avventura erotica con il Duce, Marcella finalmente inizia la sua carriera artistica con il nome d’arte di Alba Doris e si lega a Franco D’Enza (Vittorio Gassman), un attore noto con il vizio della cocaina. Arriva però il 25 luglio 1943 con la caduta del fascismo e la ragazza è costretta a partire per il nord e raggiungere casa sua a Conegliano veneto dove troverà i suoi genitori desiderosi da lei solo di soldi. Quando ormai il nazifascismo è alla disfatta Marcella sposa un ricco industriale svizzero da cui avrà due figli. Diversi anni dopo la donna decide di accompagnare suo marito in un viaggio d’affari in Russia  per ritrovare la tomba del suo povero ex fidanzato scomparso nella ritirata delle truppe italiane… Il film di Risi del 1976, premiato con due David di Donatello, non convincerà la critica delusa dal risultato ottenuto, nonostante la presenza anche di Ugo Tognazzi, un laido gobbo e Lino Toffolo, un musicista affetto da turbe sessuali. Scrive Tullio Kezich: «Per la scarsa attendibilità dei particolari di costume, per l’inverosimile quantità di errori accumulati nella ricostruzione ambientale, si direbbe che Dino Risi (classe 1916)  abbia vissuto altrove l’era fascista». Eppure il film malinconico e amaro ci offre uno spaccato di quella umanità (rappresentato dal viso delizioso e smarrito di Agostina Belli), che dalla vita non potranno mai ottenere nulla di buono.
Pierfranco Bianchetti
https://www.spettakolo.it/2020/07/17/telefoni-bianchi-un-film-di-dino-risi-su-raiplay/

1 comentario:

  1. La de años que vi esta peli, gran clásico del maestro Risi. Gracias or tu trabajo, Amarcord

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