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sábado, 4 de septiembre de 2021

Un uomo, una città - Romolo Guerrieri (1974)

TÍTULO ORIGINAL
Un uomo, una città
AÑO
1974
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Italiano e Inglés (Separados)
DURACIÓN
115 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Romolo Guerrieri
GUIÓN
Nico Ducci, Mino Roli. Novela: Riccardo Marcato, Pietro Novelli
MÚSICA
Carlo Rustichelli
FOTOGRAFÍA
Aldo Giordani
REPARTO
Enrico Maria Salerno, Françoise Fabian, Luciano Salce, Paola Quattrini, Francesco Ferracini, Monica Monet, Raffaele Curi, Carlo Puri, Bruno Zanin, Gipo Farassino, Tino Scotti, Loris Bazzocchi, Iginio Bonazzi
PRODUCTORA
Goriz
GÉNERO
Drama. Thriller

Sinopsis
En Turín, un comisario envuelto en un asunto sórdido ha de introducirse en los barrios bajos. (FILMAFFINITY)
 
2 

"Anche Leonardo sbagliò la pasta di un affresco […], figuriamoci Romolo Guerrieri, onesto artigiano, alle prese con un tema tanto impegnativo come quello di una realtà sociale ed economica ribollente, la Torino dei nostri anni. Così se viene bene, sullo schermo, la figura del commisario, affidata ad un sobrio Enrico Maria Salerno, la città, sussultante sotto la violenza che le nasce nel ventre, non esiste. E l’affresco finisce per somigliare, anche nel colore, alle tavole di un Beltrame, passato al Grand Guignol. […] C’è anche un torinese, Gipo Frassino, nei panni di un maresciallo meridionale. Mah ! "

C.R. - Il Giorno - 19/09/1974

"Perché il film è ambientato ai piedi della Mole e parla con la cadenza di Gianduia e molti “neh”, attenti alle comparse: è facile che vi riconosciate qualcuno. […] Siamo in un luogo astrattamente cinematografico, dove gli spaccati della delinquenza e i problemi della polizia tradiscono il cliché. Derivato alla libera dal “Commissario di Torino” di Marcato e Novelli, il film narra la stanchezza, la nausea e infine la rinuncia all’ufficio del dottor Michele, capo della “Mobile” […]. Dentro i suoi ristretti confini, questo film sulla “Torino bollente” che non riusciamo a sentire sotto i piedi, potrà essere un po’ balordo, ma non è mogio, non annoia. Provvedono alla bisogna battute tra pepate e scurrili, molte macchiette tra le quali il “giornalista scettico” di Salce e quella di Tino Scotti, un operaio in pensione che per avere troppo tempo lavorato alla catena di montaggio è tutto del Padrone e s’illude di vederne l’elicottero come Eliseo il carro d’Elia, risvolti gialli in tensione e altri pregi commerciali. Infine la Fabian e la Quattrini irradiano di loro presenza il parrucchino d’un corrucciato, spesso astratto ma sempre dignitoso Salerno. "

L.P. (Leo Pestelli) - La Stampa - 01/11/1974
http://www.pollanetsquad.it/scheda.php?sez=film&cod=138


Un uomo, una città: film cult del 1974

Romolo Guerrieri è un regista romano, non un grande regista e in questo film si nota bene. Ma questo è un film speciale perché fu girato nel 1974 in una Torino che non c’è più. Come non ci sono più i miei vent’anni: per sottolineare una sconfortante (ma neanche tanto) banalità. Il film ha qualche buon momento, ma risulta slegato, sfilacciato; con caratteri grossolani, a volte improbabili e alcune sparate di moralismo di bassa lega. Però c’è una Torino più che verosimile, direi proprio vera. Le musiche sono eccellenti (Carlo Rustichelli), gli attori così, così. Il protagonista, commissario, è il bravo Enrico Maria Salerno, fuori ruolo, accompagnato da uno stralunato Bruno Salce che interpreta il giornalista disincantato. Bellissima e discreta interprete  Francoise Fabian, mentre Paola Quattrini è davvero poca cosa. Ci sono anche Tino Scotti e Bruno Zanin (il Titta di Amarcord), ma il più incredibile è un Gipo Farassino che interpreta un poliziotto napoletano!

Il film ruota attorno a storie di sesso e droga di ragazzi bene dell’alta borghesia torinese e bisogna dire che la trovata finale non è male. Ci sono, è il 1974, alcune scene che parlano di un clima che va facendosi pesante in città e anticipano quelli che a breve saranno gli anni di piombo. Ma ci sono posti, locali, strade e atmosfere che sono scomparse. Tra questi, non posso non ricordare il Club 71, sala da ballo in riva al Po, ai Murazzi, 20 anni prima che l’amico Giancarlo Cara li inventasse: i Murazzi. Era una sala da ballo in cui suonavano dei gruppi musicali che si alternavano a momenti di discoteca. Esattamente quarant’anni fa, al Club 71 m’innamorai perdutamente di una Germana sedicenne, bellissima che mi lasciò distrutto pochi mesi dopo. Ricordo che in quegli anni noi si ballava su pezzi dei Led Zeppelin, dei Vanilla Fudge, degli Iron Butterfly, dei Ten Years After…..

Il film dura un centinaio di minuti, e in tutta onestà lo si può guardare soltanto se si hanno una cinquantina d’anni e se si è di Torino…
http://www.vincenzoreda.it/tag/murazzi/


 
 

 

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