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martes, 29 de mayo de 2012

Io speriamo che me la cavo - Lina Wertmüller (1992)


TÍTULO ORIGINAL Io speriamo che me la cavo
AÑO 1992
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Inglés (Separados)
DURACIÓN 100 min. 
DIRECTOR Lina Wertmüller
GUIÓN Alessandro Bencivenni, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Andrej Longo, Domenico Saverni, Lina Wertmüller (Novela: Marcello D'Orta)
MÚSICA Pino D'Angiò, Greco
FOTOGRAFÍA Carlo Tafani, Gianni Tafani
REPARTO Paolo Villaggio, Isa Danieli, Gigio Morra, Sergio Solli, Ester Carloni, Paolo Bonacelli
PRODUCTORA Penta Film / Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica / Eurolux Produzione S.r.l.
GÉNERO Comedia | Enseñanza. Infancia 

SINOPSIS A través de los ojos de un niño se nos narra la historia de su profesor a partir de su traslado a un pequeño pueblo de Nápoles. Al principio cae mal a los niños a causa de su exceso de peso y porque les obligaba a acudir a la escuela y a trabajar duramente. Ellos piensan que no tienen demasiado tiempo para perderlo yendo a la escuela, y le reprochan al profesor que se queje continuamente de lo sucio que está todo y de lo antipático que era todo el mundo. Había sido destinado allí por error y continuamente intentaba marcharse a otro lugar. Pero pronto, los niños comienzan a divertirse en sus clases y se dan cuenta de que aprendían mientras se reían. Cuando el profesor es obligado a trasladarse a otra escuela, los alumnos le han cogido tanto cariño que no quieren que se vaya, por lo que intentan reunirse para trazar un plan que impida que esto ocurra. (FILMAFFINITY)



Per un errore del computer, il maestro Marco Tullio Sperelli si vede trasferito d'autorità da una città ligure a Corzano, un paesino della provincia campana. Gli è toccata una classe della scuola elementare "De Amicis", una terza elementare, praticamente senza alunni. Di tutti quelli che dovrebbero frequentarla, infatti, il maestro Sperelli ne conta solo tre. Ben diciassette, per un motivo o per un altro (sfruttamento minorile, microcriminalità, ecc.), mancano all'appello. Deciso a non permettere una simile indecenza, un simile esproprio nei confronti dei minori, decide di andare a prenderseli persona, a recuperarli uno per uno. Alla fine, quando finalmente riesce nel suo intento e comincia a svolgere il suo ruolo, ad insegnare, ha modo anche di affezionarsi ai suoi ragazzi che, prima disinteressati e diffidenti, cominciano ad acquistare fiducia, a stimare il loro maestro al punto da mettersi di buzzo buono e fare un buon lavoro in classe. E' allora che arriva la comunicazione del trasferimento di Sperelli in una sede del nord. I ragazzi vanno a salutarlo alla stazione e, uno di loro, Raffaele, a mo’ di ringraziamento, gli consegna il compito che aveva faticosamente portato a termine in tempo. Il tema parla della fine del mondo, di disgrazie, di morti, tutte cose che nessuno meglio di un napoletano conosce a fondo, ma si conclude con una personale nota di speranza: "Io, speriamo che me la cavo".

<< (…) un’occasione per dare voce ai silenziosi protagonisti della vita napoletana. Sono i giovanissimi abitanti della periferia che tra mille difficoltà e grandi sofferenze mantengono intatta la loro fiducia nella vita e il loro buonumore, dimostrando un’insospettabile forza d’animo e una grande capacità di sopportazione. Il film restituisce con estremo realismo e un pizzico di folclore le atmosfere e le situazioni del libro anche se per alcuni critici la regista ha un po’ ecceduto nella caricatura dei personaggi senza approfondirne la psicologia.(..)>> (Network Telepiù, presentazione del film)

<< (...) il maestro genovese Sperelli si ritrova catapultato in una scuola del napoletano fra i bimbi più "sgarrupati" d'Italia, che preferiscono la strada ai banchi. Al maestro il compito di riportarli sulla retta via. - (...) Lo dirige una regista che (coi suoi film) ha contribuito non poco alla creazione di un certo immaginario sudista tanto caro al nostro cinema. Anche in "Io speriamo che me la cavo" le bravate dei ragazzini di Villaggio si svolgono in uno scenario degradato, in una scuola dove presidi, professori e persino il bidello sono indaffaratissimi a non fare il loro dovere. Al genovese e un po' stranito Sperelli il compito di mettere ordine per di raddrizzare le vite di quelli scugnizzi così simpatici, ma così esposte alle insidie della strada. Col tempo, fra una battuta e un vezzo, il maestro si affezionerà ai suoi ragazzi (...)(Gabriella Giannice, "Guida ai programmi di Tele+")>> .

<< Il tentativo era di fare un "Cuore" napoletano, trasformando Edmondo De Amicis, come fa’ la preside del film, in Deàmicis. Un anno di scuola di un maestrino dalla pancia grossa venuto dalla Liguria alle porte di Napoli, che ha qualcosa da insegnare e qualcosa da imparare. Un ideali incontro Nord-Sud fuori moda, ma troppo sul rosa, inficiato da una sceneggiatura balorda. Il tutto è inzuppato, per i bisogni del successo, da quintalate di parolacce "esotiche" messe probabilmente in bocca a bambini impudichi e gigiosissimi, in confronto ad un Villaggio che cerca astutamente simpatia con quattro miti sorrisi indefessamente ripetuti. Invece che a Luigi Comencini si finisce per somigliare a quel che si è, opportunisti sfruttatori d'infanzia, mangiafuoco travestiti da geppetti. (Goffredo Fofi, newsmagazine "Panorama").>>

<< (...) il libro da cui è tratto il film è solo una raccolta di temi scritti dai ragazzi di una scuola elementare, e poteva riassumersi col sottotitolo: "come fari divertire gli adulti alle spalle di bimbi ignoranti". A questo la Wertmüller ha aggiunto una storia, un personaggio principale e un finale edificante. E in più ha dato un nome alla scuola che è tutto un programma. Insomma, l'idea era di rifare "Cuore", ma un po' aggiornato. Progetto impossibile e destinato a fallire in partenza.(“Film TV”, settimanale specializzato). >>
http://www.cinemadonna.com/scheda-film.asp?fkey=692

2 comentarios:

  1. Potressi postare con zippyshare "Le ragazze di piazza di Spagna".
    Sei forte grazie.

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  2. Forza ragazzi!

    Sabía que no se iban a dar por vencidos con el blog.

    Grazie mille. L'internet non é morto!

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