TÍTULO ORIGINAL Fifa e arena
AÑO 1948
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 80 min.
DIRECTOR Mario Mattoli
GUIÓN Marcello Marchesi, Steno, Mario Monicelli (Historia: Steno)
MÚSICA Pippo Barzizza
FOTOGRAFÍA Vincenzo Seratrice (B&W)
REPARTO Totò, Isa Barzizza, Mario Castellani, Franca Marzi, Giulio Marchetti, Cesare Polacco, Vinicio Sofia, Ada Dondini, Luigi Pavese, Galeazzo Benti
PRODUCTORA C.I.D. / Metropa Films
GÉNERO Comedia
AÑO 1948
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACIÓN 80 min.
DIRECTOR Mario Mattoli
GUIÓN Marcello Marchesi, Steno, Mario Monicelli (Historia: Steno)
MÚSICA Pippo Barzizza
FOTOGRAFÍA Vincenzo Seratrice (B&W)
REPARTO Totò, Isa Barzizza, Mario Castellani, Franca Marzi, Giulio Marchetti, Cesare Polacco, Vinicio Sofia, Ada Dondini, Luigi Pavese, Galeazzo Benti
PRODUCTORA C.I.D. / Metropa Films
GÉNERO Comedia
SINOPSIS Nicolino Capece, farmacéutico de Nápoles, se encuentra en una situación absurda al ser confundido con un terrible asesino y va a parar rocambolescamente a Sevilla, donde unos gángsters le obligan –bajo la amenaza de denunciarlo a la policía si no obedece– a seducir a una actriz americana, Patricia, para casarse con ella, obtener todo su dinero y luego asesinarla. Para justificar su presencia en Sevilla finge que es torero. (FILMAFFINITY)
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Subtítulos (Español)
Soggetto
Nicolino scambiato per un pazzo criminale e' costretto a fuggire da Napoli,travestito da hostess fugge a Siviglia dove il bandito Cast vuole fargli sposare la ricca americana Patricia per poi eliminarla e impadronirsi dell'eredità.Nicolino (ora Nicolete) per caso viene a trovarsi in un'arena e grazie alle sue astuzie ha la meglio sugli altri toreri che lo diffidano dal toreare.
Critica e curiosità
Per questo film , parodia del celebre " Sangue e arena " , il regista in un primo momento giro' un finale nel quale Toto' sotto la pioggia stava con un ombrello vicino al toro e gli diceva "ma chi ce lo fa fare ,ma chi te lo fa fare a te di morire per questi quattro disgraziati , ma non pensi come sarebbe bello tornartene ai tuoi campi..." , ma questo finale non piacque al produttore e fu girato il finale che tutti conosciamo. Da ricordare la scena in cui Totò preso dalla fame si prepara un panino con una spugna riepiendola con crema da barba , borotalco ed altre cose "indigeste " , e la scena in cui Totò cerca di sbirciare attraverso un acquario la nuda Isa Barzizza , ma un pesce in quel preciso istante gli passa davanti impedendogli la visione.E' un pesce democristiano dira' Totò, apostrofando le sue qualita' censorie .Il film ebbe un successo incredibile tanto che in molte sale dovette intervenire la Celere per impedire resse al botteghino.
Scriveva [Lorenzo] Quaglietti, L'Unità, Roma, 23 dicembre 1948:
«Una prova ancora offre questo film delle grandi possibiltà di Totò, che la fortuna non ha ancora fatto incontrare con un soggetto e, soprattutto, con un regista in grado di sfruttarne adeguatamente ,le risorse, Fifa e arena è un film povero, realizzato in fretta e furia; tuttavia Totò gli ha assicurato il merito di far ridere gli spettatori. Laddove, poi, alla mimica dell'attore si è aggiunta la trovata della sceneggiatura, la comicità diventa pressoché irresistibile. È davvero un peccato, dunque, che per il resto il film presti il fianco alle critiche più acerbe e severe».
«Una prova ancora offre questo film delle grandi possibiltà di Totò, che la fortuna non ha ancora fatto incontrare con un soggetto e, soprattutto, con un regista in grado di sfruttarne adeguatamente ,le risorse, Fifa e arena è un film povero, realizzato in fretta e furia; tuttavia Totò gli ha assicurato il merito di far ridere gli spettatori. Laddove, poi, alla mimica dell'attore si è aggiunta la trovata della sceneggiatura, la comicità diventa pressoché irresistibile. È davvero un peccato, dunque, che per il resto il film presti il fianco alle critiche più acerbe e severe».
E ancora lan. [Arturo Lanocita],Il Nuovo Corriere della Sera,Milano,4 gennaio 1949:
«Fifa e arena [...] ossia Siviglia napoletanizzata; Totò e il suo prognatismo spiegati al popolo iberico e applicati alla corride. E' una piccola enciclopedia della paura ridicola; i lazzi, le smorfie e le contorsioni di un comico teatrale sono qui esasperati in una traduzione cinematografica che non senza emulare modelli celebri [...] suscita risate [...]».
http://www.antoniodecurtis.com/fifa.htm
«Fifa e arena [...] ossia Siviglia napoletanizzata; Totò e il suo prognatismo spiegati al popolo iberico e applicati alla corride. E' una piccola enciclopedia della paura ridicola; i lazzi, le smorfie e le contorsioni di un comico teatrale sono qui esasperati in una traduzione cinematografica che non senza emulare modelli celebri [...] suscita risate [...]».
http://www.antoniodecurtis.com/fifa.htm
Critica:
E’ buona parte del nostro mondo rivistaiolo che in questa occasione si è riversato sullo schermo, offrendo il destro a Totò di spadroneggiarvi con la limitata varietà delle sue maschere, che, pur ammirevoli nella loro capacità, non una volta riescono tuttavia a cogliere un motivo profondamente umano.
Gigi Michelotti, "Nuova Gazzetta del Popolo", Torino, 25 novembre 1948.
Gigi Michelotti, "Nuova Gazzetta del Popolo", Torino, 25 novembre 1948.
Il film, che è una parodia di "Sangue e arena", di Rouben Maumoulian (1941), di cui si vede anche un inserto di 30 secondi a colori, ed è ambientato in una Siviglia visibilmente napoletanizzata, si regge sulla solita commedia degli equivoci (prima lo scambio di foto, poi di persona), che è la via più breve per costruire un qualunque intreccio. Nel caso di "Fifa e arena" si vede con assoluta chiarezza che il film è ritagliato su misura per Totò. Del resto gli incassi erano strepitosi e Totò stava diventando la "macchina per far soldi".
Da notare che per la prima volta Marcello Marchesi entra nella sceneggiatura e si vede dal costante fuoriuscire delle scene dalla barriera di un "realismo" minimo. Nei primi quindici minuti la maschera di Totò è godibile con tutto il suo candore e gli accenni alla realtà concreta (l'allusione al cachet, la paura delle sirene, il rubacchiare sugli incassi), poi, man mano che il film si struttura su continue esagerazioni e ipertrofiche esibizioni di "numeri" teatrali, il volto di Totò, travolto da una storia irreale, si sfalda nel ridicolo della prima maniera, ivi compresa la mimica di ritorno. Alcuni spunti sono intelligenti, come il pesce definito "democristiano" perchè impedisce di vedere la donna nuda, il panino preparato con spugna e sapone da barba (chiaro richiamo a "La febbre dell'oro" di Chaplin), l'impossibilità a toreare perchè non è iscritto ai sindacati. Il tema della fame, che è il leit-motiv presente in tutti i film precedenti, è ora ridotto (siamo nel 1948) a una barzelletta, al contrario de "Il ratto delle Sabine", dove assume contorni realistici, aderenti all'anno in cui il film fu girato (1945). Evidentemente ora si poteva scherzare sulla fame, dal momento che il problema non era più attuale. Presenti le solite battute del tipo a prescindere (detto due volte senza alcun nesso logico), pinzellacchere, bazzecole e uno splendido sono un uomo di mondo (ripetuto anche questo due volte). Altre, che arricchiscono il film strizzando l'occhio allo spettatore, sono strettamente legate all'attualità, come: Questi cavalieri, quanti cavalieri, troppi cavalieri (alludendo a Mussolini); La guerra è finita -Finita? Sospesa! Sei esistenzialista ? - Sono qualunquista.
Da notare comunque che la maschera tipo marionetta o macchietta degli esordi è ormai stata assorbita da una recitazione un po' più umanizzata e Totò si chiama Professor Tromboni, Gasparre e Nicolino Capece.
Lorenzo Quaglietti, recensendo il film su "L'Unità", annotava: «Una prova ancora offre questo film delle grandi possibilità di Totò, che la fortuna non ha fatto finora incontrare con un soggetto e, soprattutto, con un regista in grado di sfruttarne adeguatamente le risorse».
Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione
http://www.antoniodecurtis.org/fifa.htm
Da notare che per la prima volta Marcello Marchesi entra nella sceneggiatura e si vede dal costante fuoriuscire delle scene dalla barriera di un "realismo" minimo. Nei primi quindici minuti la maschera di Totò è godibile con tutto il suo candore e gli accenni alla realtà concreta (l'allusione al cachet, la paura delle sirene, il rubacchiare sugli incassi), poi, man mano che il film si struttura su continue esagerazioni e ipertrofiche esibizioni di "numeri" teatrali, il volto di Totò, travolto da una storia irreale, si sfalda nel ridicolo della prima maniera, ivi compresa la mimica di ritorno. Alcuni spunti sono intelligenti, come il pesce definito "democristiano" perchè impedisce di vedere la donna nuda, il panino preparato con spugna e sapone da barba (chiaro richiamo a "La febbre dell'oro" di Chaplin), l'impossibilità a toreare perchè non è iscritto ai sindacati. Il tema della fame, che è il leit-motiv presente in tutti i film precedenti, è ora ridotto (siamo nel 1948) a una barzelletta, al contrario de "Il ratto delle Sabine", dove assume contorni realistici, aderenti all'anno in cui il film fu girato (1945). Evidentemente ora si poteva scherzare sulla fame, dal momento che il problema non era più attuale. Presenti le solite battute del tipo a prescindere (detto due volte senza alcun nesso logico), pinzellacchere, bazzecole e uno splendido sono un uomo di mondo (ripetuto anche questo due volte). Altre, che arricchiscono il film strizzando l'occhio allo spettatore, sono strettamente legate all'attualità, come: Questi cavalieri, quanti cavalieri, troppi cavalieri (alludendo a Mussolini); La guerra è finita -Finita? Sospesa! Sei esistenzialista ? - Sono qualunquista.
Da notare comunque che la maschera tipo marionetta o macchietta degli esordi è ormai stata assorbita da una recitazione un po' più umanizzata e Totò si chiama Professor Tromboni, Gasparre e Nicolino Capece.
Lorenzo Quaglietti, recensendo il film su "L'Unità", annotava: «Una prova ancora offre questo film delle grandi possibilità di Totò, che la fortuna non ha fatto finora incontrare con un soggetto e, soprattutto, con un regista in grado di sfruttarne adeguatamente le risorse».
Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione
http://www.antoniodecurtis.org/fifa.htm
Siempre son bienvenidas las de Totó, gracias!
ResponderEliminarEstimado Amarcord, ¿es posible subir Banditi a Milano de Carlo Lizzani? Grazie mile!
ResponderEliminarEddelon