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martes, 5 de marzo de 2013

Il portaborse - Daniele Luchetti (1991)


TÍTULO ORIGINAL Il portaborse
AÑO 1991
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Inglés (Separados) 
DURACIÓN 90 min. 
DIRECTOR Daniele Luchetti
GUIÓN Sandro Petraglia & Stefano Rulli
MÚSICA Dario Lucantoni
FOTOGRAFÍA Alessandro Pesci
REPARTO Nanni Moretti, Silvio Orlando, Giulio Brogi, Anne Roussel, Angela Finocchiaro, Salvo Randone
PRODUCTORA Sacher Film / Bandfilm / Eidoscope Production / Canal +
PREMIOS
1991: Festival de Cannes: Nominada a la Palma de Oro (mejor película)
1990: Premios David di Donatello: Mejor actor (Nanni Moretti) y guión. 9 nominaciones
GÉNERO Comedia | Política 

SINOPSIS Un profesor de literatura escribe anónimamente para un novelista en crisis. A partir de una propuesta de un ministro para que le escriba sus discursos, comienza a descubrir las interioridades del poder. (FILMAFFINITY)

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Sinossi :
Per far fronte a delle spese importanti un uomo ancora onesto storce il naso e guadagna dei soldi con metodi moralmente discutibili. La sua bravura lo rende interessante agli occhi di un uomo politco in forte ascesa che ha bisogno dei suoi servizi. Il protagonista verrà non del tutto inconsapevolmente usato dal deputato finché deciderà di aprire anche l’altro occhio…

Il film :
Girato prima dell’ingresso in politca di Berlusconi il film non parla di un particolare deputato o di una particolare fazione politica ma della dilagante perdita di ideali delle forze politiche. Anche se l’onorevole in questione e chiaramente di centro-destra non è possibile capirlo dalle parole e dai suoi ragionamenti. Molto bravo nell’esporre le problematiche attuali ma altrettanto nel non proporre soluzioni. Così da fingere di condividere i problemi degli elettori per assecondarli.
Un film ancora molto attuale, oggi non è difficile riscontrare questo atteggiamento in molti schieramenti “politici” spesso più impegnati nella campagna elettorale e non nel governare il paese. La stessa esclusione delle ideologie politiche dai nomi dei partiti è un segno del voler solamente pensare a ottenere più voti possibili e non pensare a come sistemare effettivamente l’Italia. Gli ultimi dieci minuti del film sono contemporaneamente pessimistici e ottimistici perchè se da un lato tolgono speranze dall’altro cercano ugualmente di accendere una piccola fiammella di speranza e coraggio con l’ultimo gesto scorretto del protagonista.
E’ molto importante l’evoluzione del personaggio di Silvio Orlando e del suo impatto con la vera, falsa politica. Mentre il mentore del politico è stato caratterizzato come un convinto idealista proprio per rendere ancora più antipatico il deputato stesso e sottolineare il cambiamento della classe politica.
Lo stesso Lucchetti ha partecipato alla stesura della sceneggiatura e forse è uno dei motivi che rendono così immediati i contenuti di denuncia del film. E’ stato girato con lo scopo di denunciare delle situazioni molto attuali ancora oggi, forse peggiorate e per questo motivo la regia, tecnicamente ineccepibile ma curata solo in alcune scene dove tra l’altro l’atmosfera è creata dalla scenografia dalla scelta delle ambientazioni.
Al contrario del Caimano di Moretti non c’è un singolo colpevole di tutto ma è sotto inchiesta una classe politica ormai lontana dall’elettorato ma ancora in grado di “intortarla” fingendo altruismo.
Il film ha vinto il David di Donatello come migliore sceneggiatura, miglior produttore, migliore interprete, migliore attrice non protagonista, il Ciak d’oro come miglior film , migliore regia, migliore sceneggiatura. Alcuni politici dell’epoca prima dell’uscita del film hanno reso noto alla stampa di ritenersi offesi perchè si riconoscevano in alcuni comportamenti del personaggio negativo. Come precedentemente detto il politico in questione è talmente lontano dall’avere degli ideali da poter far parte di una qualsiasi fazione politica. Anche se nel film è un esponente della destra i politici che si sono sentiti tirati in causa e offesi erano di sinistra.
I soggetti dei film che Lucchetti ha girato precedentemente e successivamente al portaborse non hanno riferimenti espliciti a personaggi politici o a correnti politiche ma cercano di denunciare i mali e i controsensi che persone ottuse con gli occhi chiusi fingono di non vedere. Una denuncia più leggera e ad ampio spettro ma forse più efficace di quella mirata e scontata del Caimano di Moretti.
http://halgiornodoggi.wordpress.com/2008/04/02/il-portaborse-daniele-lucchetti/

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Paradossalmente, chi è parso più colpito dalla visione del film a distanza di tanti anni è proprio il regista Daniele Luchetti, che se da una parte lo riconosce come la pellicola che lo lanciò nel cinema che conta, dall'altra ne sembra quasi spaventato, ricco com'è di una carica difficile da riproporre: "Ricordo di averlo girato con la leggerezza di chi dirige a soli 30 anni il proprio terzo film, e per la prima volta ha a che fare con una storia realistica. Non si riusciva a trovare l'attore adatto a interpretare Botero e di punto in bianco feci la proposta a Nanni. Lui era convinto di essere troppo giovane, bello e “giusto” per quel ruolo, ma quando gli dissi che solo lui aveva quella punta di sadismo necessaria, si convinse e accettò". Il potere del grande cinema è quello di riuscire a rimanere attuale anche a lunga distanza e “Il portaborse” rientra in questa categoria: "Non ho voluto fare un film ideologico con una tesi, ma volevo raccontare una storia seguendo le ragioni dei personaggi. Con il “Luciano” di Silvio Orlando si può anche ridere, inadatto com'è a vivere una dimensione più grande di lui". E del resto, nella mente dello sceneggiatore Stefano Rulli, c'era proprio la volontà di scrivere un tipo di commedia totalmente nuova: "Non si trattava di commedia all'italiana, ma di una commedia politica con tutte le caratteristiche di una parabola morale, avente per protagonisti due personaggi tanto distanti, quanto attratti l'un l'altro per ragioni del tutto diverse".
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Antonio Capellupo
http://www.cinemaitaliano.info/news/07032/italo-moscati-analizza-il-film-il-portaborse.html
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Semplice ma efficace ” Il Portaborse” è un film che non ha età. Oggi più di ieri, ieri più di domani, certi meccanismi si perpetuano a dispetto di qualsiasi velleitaria illusione o speranza.
Luciano ,giovane e brillante professore di lettere, viene cooptato nella corte del sottosegretario, ras del partito di maggioranza, Botero. Uomo onnivoro e senza scrupoli, il nome non è casuale ovviamente, che ha bisogno di qualcuno che gli prepari, gli scriva discorsi ed interventi. Come tutti, nel palazzo, non è capace di farlo da solo. Come tutti, nel palazzo, sa cavalcare la tigre. Come tutti, nel palazzo, se ne frega dell’interesse pubblico.
L’ingenuo professore inizialmente ne è attratto, ricevendo anche tutta una serie di benefici, tra cui il trasferimento dal nord della fidanzata Irene e una bella fuoriserie. Ma pian piano la sua onestà, la sua integrità vengono fuori e la cosa è assolutamente incompatibile con la amoralità del politico e del suo entourage. Servi, schiavi al suo servizio pur di galleggiare nel potere e nel denaro.
Naturalmente la figura di Luciano e la sua rinuncia sono simboli della disperazione. Così come la distruzione, il demolimento finale della bella macchina avuta in omaggio, così come il giornalista Sanna che dal suo giornale lancia inutili attacchi a Botero e al potere. Luciano è disperato perchè il sistema corrotto, avido, senza pietà è assolutamente inespugnabile. Voti pilotati, truccati e connivenze a vari livelli ne assicurano l’immortalità. Sanna perde il giornale e il lavoro, demoralizzato e vinto dalla consapevolezza di aver combattuto contro i mulini a vento.
Silvio Orlando, nel ruolo di Luciano, è perfetto. Forse la sua miglior interpretazione. Moretti, naturalmente, è un grande dipingendo con arte l’arroganza, il cinismo e l’amoralità dell’uomo politico italiano . La Finocchiaro (Irene) e Brogi (Sanna) tengono il passo.
http://giampierofichera.wordpress.com/2010/03/20/il-portaborse-1991-di-daniele-lucchetti/
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Un professore di liceo diventa assistente di Cesare Botero, ministro socialista alle Partecipazioni Statali, cinico, arrogante, presuntuoso.
Guardare oggi, 15 anni dopo, “Il portaborse” è un po’ come mettere su la VHS di Italia-Argentina, semifinale dei Mondiali 1990 ed esultare al gol di Schillaci: nel senso che sì, si può anche tifare per i nostri eroi, ma dovremmo già saperlo come andrà a finire. E ora bisogna distinguere tra ciò che il film vale dal punto di vista artistico e ciò che rappresenta dal punto di vista storico-politico. Nel primo caso, va detto, non moltissimo: a parte la regia ordinata e ordinaria di Luchetti (da sempre più bravo in fase di sceneggiatura, della quale qui è coautore insieme a Rulli & Petraglia), “Il portaborse” punta tutto sulla verve oscura di Nanni Moretti, al primo ruolo in carriera lontano dai suoi film; Silvio Orlando inaugura la lunga serie di ruoli di docente; e poco altro. Ma nel secondo caso, possiamo tranquillamente affermare che si tratta del film politico più importante dell’ultimo ventennio del secolo. Addirittura stupefacente, al limite della preveggenza: il film uscì nella primavera del 1991, e le cronache raccontano che Giulio Di Donato, vicesegretario del PSI, andò a vederlo al cinema e uscendo commentò “Mi viene da vomitare”. Due mesi dopo, nel celebre congresso di Bari, iniziarono gli scricchiolii del Garofano, destinati a diventare crepe, fino al crollo che sarebbe arrivato l’anno dopo. “Il portaborse” arrivò perciò in un momento di relativa quiete della politica italiana, quando i vecchi partiti erano ancora (apparentemente) stabili; ebbe un grande successo di pubblico ancor prima che di critica, grazie al coraggio di denunciare i trucchi e i giochetti del sistema politico corrente. La preveggenza non riguarda soltanto la profezia di future sventure, ma anche (e soprattutto) il finale: Botero, nonostante tutto, viene rieletto e si presenta davanti alle telecamere con la moglie e il figlio, parla ispirato alla Nazione e alla fine, con uno sguardo da Alligatore, dice di voler “spazzare via” il marciume. A questo punto basta fare due più due.
http://cinemascope85.wordpress.com/2007/02/21/il-portaborse-daniele-luchetti-1991/

1 comentario:

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