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miércoles, 27 de marzo de 2013

Pianese Nunzio, 14 anni a maggio - Antonio Capuano (1996)


TITULO ORIGINAL Pianese Nunzio, 14 anni a maggio
AÑO 1996
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español e Inglés (Separados)
DURACION 115 min.
DIRECCION Antonio Capuano
GUION Antonio Capuano
REPARTO Fabrizio Bentivoglio, Rosaria De Cicco, Emanuele Gargiulo, Manuela Martinelli, Teresa Saponangelo, Nando Triola, Tonino Taiuti
FOTOGRAFIA Antonio Baldoni
MONTAJE Giogiò Franchini
MUSICA Umberto Guarino, Almamegretta
PRODUCCION Ama Film S.R.L. - Istituto Luce S.P.A. - G.M.F. S.R.L. en colaboración con Mediaset (1995-1996)
GENERO Drama

SINOPSIS Don Lorenzo Borrelli (F. Bentivoglio), sacerdote lombardo e parroco in una chiesa del quartiere Sanità a Napoli, conduce un'intransigente battaglia contro la camorra, i suoi misfatti, la sua mentalità. Invece di eliminarlo fisicamente, la camorra lo colpisce nel suo punto debole: i rapporti col tredicenne Nunzio. Sarà lo Stato a toglierlo di mezzo. Concessi i meriti civili, le qualità descrittive e le doti degli interpreti, il risultato è un dramma isterico e predicatorio. L'impresa di coniugare Brecht col barocco napoletano non è riuscita. (Il Morandini)





TRAMA:
Don Lorenzo Borrelli è il nuovo parroco della chiesa di Santa Maria delle Monteverginelle nel quartiere Sanità a Napoli. Un quartiere in degrado: disoccupazione, camorra. Don Lorenzo ha avviato un rapporto di comprensione con la popolazione e di netta opposizione alla camorra che domina la zona: tiene incontri di catechesi con i giovani in modo libero e aperto ed ospita in canonica alcuni giovani bisognosi di aiuto. Tra questi Nunzio Pianese un ragazzo tredicenne (un po' introverso, appassionato di canzoni) il cui padre, che vive per conto suo, è poco equilibrato e dedito al vino, mentre la madre lo ha affidato alla propria sorella Rosaria. Il ragazzo frequenta la terza classe della Scuola Media ed è spesso ospite di don Lorenzo che un giorno gli propone di trasferirsi stabilmente in canonica. Tra don Lorenzo e Nunzio si instaura un rapporto "particolare": a questa sua condotta nel privato fanno contrasto le sue prediche e conferenze alla gente del quartiere che lo sente inveire contro la camorra. Il suo atteggiamento infastidisce e preoccupa la camorra che controlla il quartiere, "vede e sa tutto": resasi conto del comportamento di questo prete con Nunzio, capisce che c'è un modo di liberarsi di un pericoloso avversario. La famiglia disgregata, la zia Rosaria che lo ha ospitato, la scuola, il servizio di assistenza sociale, gli amici di Nunzio ed infine la polizia sono i "passaggi" di una strategia fatta di inviti a riflettere, di minacce, di ricatti che gradatamente inducono i parenti, insegnanti e assistenti sociali a fare pressione sul ragazzo perché capisca e valuti la sua situazione reale e decida di denunciare il prete. Nunzio, inizialmente restio, si rende gradatamente conto che la sua situazione è di pubblico dominio, che tutti prendono le distanze da lui, che corre seri pericoli: alcuni espliciti "avvertimenti" della camorra fanno crollare le sue residue resistenze. Don Lorenzo, cosciente anche lui che la sua relazione è nota, fa appello all'"amicizia" ma continua. Nella settimana prima di Pasqua Nunzio cede fisicamente e moralmente. Mentre don Lorenzo guida nelle via del quartiere una sua "singolare" versione della Via Crucis sostituendo ai veri protagonisti della Passione di Cristo se stesso, i boss e la gente del quartiere, Nunzio rilascia la sua sofferta deposizione. Don Lorenzo, terminato il rito, dichiara di assumere le sue responsabilità dinanzi alla legge.

CRITICA:
Film civilissimo, "Pianese Nunzio 14 anni a maggio", ha il pregio e insieme il difetto di voler far convivere temi delicati come la camorra e il voto di castità, finendo per svolgerne bene uno solo. Se da un lato è narrato con sobrio stile e lucida penetrazione psicologica il percorso emozionale di don Lorenzo, la sua condizione di orfano votato al sacerdozio più per necessità che per scelta, la profondità, l'infantile purezza delle sue convinzioni e la sua rabbia nei confronti di un mondo ingiusto, è proprio la descrizione di quel mondo (la camorra, i "tipi" del rione) a slittare nel convenzionale e in qualche retorica.Anche se c'è da dire che la narrazione sfrutta accortamente sia il realismo di suoni e voci (un napoletanto tanto stretto da rendere quasi indispensabili i sottotitoli in inglese), sia l'artificio straniante e "autenticante" dei personaggi che, nel bel mezzo dell'azione, guardano in macchina e declinano le proprie generalità e il proprio ruolo. Fabrizio Bentivoglio è di commovente bravura. Il giovanissimo Emanuele Gargiulo una rivelazione. E non c'è un caratterista fuori posto. (Il Secolo XIX, Fausto Serra, 5/9/96)

NOTE:
REVISIONE MINISTERO LUGLIO 1996.PRESENTATO NELLA SEZIONE UFFICIALE ALLA 53.MA MOSTRA INTERNAZIONALE D'ARTE CINEMATOGRAFICA DI VENEZIA.TARGA D'ARGENTOPREMIO SAINT VINCENT 1996 A ANTONIO CAPUANO
http://www.comingsoon.it/Film/Scheda/Trama/?key=25379&film=PIANESE-NUNZIO-14-ANNI-A-MAGGIO
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Sinossi
Napoli, anni Novanta. Don Lorenzo Borrelli è il giovane parroco di una chiesa del rione Sanità: nel degradato quartiere è diventato un punto di riferimento per quei pochi che, da veri cristiani, pensano di non poter farsi complici della criminalità organizzata.
Fra i tanti giovani che gli si avvicinano alla ricerca di valori diversi da quelli della camorra, c’è Nunzio, quattordicenne con una situazione familiare disagiata (i genitori sono divorziati, il padre soffre di gravi turbe psichiche) alla quale tuttavia riesce a reagire positivamente (va bene a scuola, ha delle doti canore che cerca di mettere a frutto). Il prete si lega fortemente al ragazzo fino a instaurare con lui un rapporto che travalica il semplice affetto, sfociando in una vera e propria passione amorosa.
Ben presto, tuttavia, Nunzio diviene il mezzo attraverso cui i criminali possono liberarsi dello “scomodo” parroco. Le pressioni sulla famiglia, sull’ambiente scolastico e sugli amici da parte della camorra spingono la polizia a indagare e il ragazzo a denunciare don Lorenzo.

Analisi
Dopo Vito e gli altri (1991), per la seconda tappa del suo viaggio nel degrado di Napoli, Capuano sceglie come protagonista ancora una volta un ragazzino. Nunzio, tuttavia, diversamente da Vito (il protagonista del film del 1991), non è un piccolo delinquente, una vittima inconsapevole della società: descritto da tutti gli altri personaggi (che di tanto in tanto si isolano dallo sfondo dell’azione rivolgendosi direttamente alla macchina da presa per degli “a parte” nei quali parlano di se stessi e dei propri rapporti con Nunzio) come maturo e responsabile, il ragazzo sembra riuscire a camminare tra le macerie fisiche e morali che lo circondano come un essere “graziato”, dotato di un’apparente serenità che lo salva dal contesto in cui vive. Allo stesso modo, anche don Lorenzo è un personaggio atipico, che sfugge nettamente allo stereotipo del parroco antimafia impegnato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata. L’insana passione per Nunzio viene spiegata dallo stesso prete in un bellissimo monologo interiore, dal quale si può intendere come i rapporti sessuali avuti con il ragazzino siano, al di là della perversione, una realizzazione della sua maniera particolarissima di intendere il rapporto con Cristo: «L’amicizia non può includere l’affetto, la tenerezza, l’amore? Ho scoperto il calore dell’amore. E la mia dedizione a te non ne viene diminuita. Diviene anzi maggior consapevolezza e gioia di vivere e testimoniare il Cristianesimo. Anche il mio rapporto con te è molto sessuale. Vivo dentro una storia d’amore grandissima, con un uomo, con il tuo corpo, con te che sei come me un uomo».
Questo drammatico fraintendimento è solo l’altra faccia di quell’attitudine a prendere alla lettera il Vangelo cui assistiamo a più riprese durante il film: dopo aver negato ai suoi fedeli la Comunione in seguito a un efferato omicidio avvenuto nel quartiere – non ritiene degno neanche se stesso di sedere alla tavola del Signore poiché si sente complice dei malviventi per non aver detto e fatto abbastanza – don Lorenzo si rifiuta finanche di impartire l’estrema unzione a un camorrista assassinato.
Prete e bambino, allora, sono accomunati da un destino simile: don Lorenzo potrebbe essere un santo per quello che fa all’interno della comunità ma è macchiato dalla passione per Nunzio, punta estrema del suo portare al limite le proprie passioni, del suo non riuscire a essere normale (potrebbe cercare il “Corpo di Cristo” in un rapporto sessuale con una giovane parrocchiana che lo desidera, ma che egli respinge); il ragazzino, all’interno della storia, potrebbe essere “santificato” dallo spettatore solo se fosse un criminale, solo se la nostra falsa coscienza potesse vedere in lui il simbolo di un degrado morale cui invece egli è riuscito, nonostante tutto, a sottrarsi. Si comprende, così, come il film sia stato inviso oltre che alla critica cattolica, anche a quella laica: al di là delle accuse di blasfemia rivoltegli, Capuano lascia buona parte della storia avvolta dall’ambiguità, dando allo spettatore la facoltà di giudicare senza l’uso di filtri o schemi precostituiti (quando sospende l’azione per far parlare direttamente i personaggi, i monologhi non spiegano ma vanno riletti tra le righe a film terminato), rinunciando spesso alla narrazione in favore di una serie di “visioni” napoletane. Così, come in Vito e gli altri riusciva a non scadere nel banale stereotipo dell’impegno civile dando al film una forma diversa, straniata, questa volta il regista sceglie per protagonisti due personaggi, ognuno a suo modo, indifendibili: Nunzio perché non riesce a incarnare adeguatamente l’oggetto della nostra compassione, don Lorenzo perché non può rappresentare efficacemente un eroe nel quale immedesimarsi. Entrambi, però, sono degni del nostro rispetto in quanto autentiche vittime, semplici pedine di un gioco di morte ben più tremendo e crudele di quel gioco d’amore che hanno inventato insieme.
http://www.minori.it/minori/pianese-nunzio-14-anni-maggio


Tutti parlano di Pianese Nunzio, tutti vogliono Pianese Nunzio. “Pianese Nunzio”, prima il cognome e poi il nome in modo un po' scolastico, un po' meridionale, un po' giudiziario, passa tra la folla attraverso un telefono senza fili. Pianese Nunzio diventa il mezzo attraverso cui la camorra può liberarsi di un prete scomodo.
Infatti, in principio fu la camorra; per quanto camuffata da musica alta, canti a squarciagola, con le cuffie da registrazione nelle orecchie. Poi la camorra passa allo sfondo e il film passa, a sua volta, alla pista principale, fino a farla diventare preponderante nella conclusione.
La chiesa (come tematica) fa quindi il suo ingresso in maniera surrettizia, in sordina, in modalità laterale, passando sotto le vesti di - visto il contesto - un'evocazione della superstizione. Sensazione che è ulteriormente confermata dall'importanza di quella che sembra essere la spina dorsale del racconto (la camorra). Un prete di un quartiere disagiato di Napoli, Don Lorenzo Borrelli (Fabrizio Bentivoglio), parte piacentina estranea al sistema camorristico napoletano, combatte fermamente la società corrotta e criminale presso la quale ha da poco preso servizio. A fargli compagnia in parrocchia, un chierichetto di quasi quattordici anni.
Il film però, a un certo punto, partorisce. Sboccia tutto d'un tratto e, allo stesso tempo, lentamente. Indizi della sostituzione di tematica, che sarebbe avvenuta da lì a poco, c'erano già stati, in precedenza: un prete e un bambino che si riposano nello stesso letto a torso nudo; lo stesso prete che rincorre lo stesso bambino e poi, finalmente afferrandolo, accenna a un (troppo) tenero abbraccio. Era la pista dell'abuso sessuale (però consenziente) la vera pista, che inizialmente si fa passare per cliché popolare, come frutto di una credenza facile, fin troppo frequentata.
Qual è il reato maggiore? Quasi quasi ci credi che va bene così, che sia giusto scambiarsi un po' di sano affetto, accarezzandosi... fuori la gente si ammazza! Capuano mette in scena un ambiguo (nel senso di ambivalente, dubbio) sistema assiologico (che, peraltro, come si è visto, si disvela lentamente), attraverso l'ambiguità stessa del personaggio-prete. E dare un giudizio non è facile. Quello che sembrava il problema diventa una matrioska di problemi, pronta a contenere, a andare nel cuore del male minore. La lunga carrellata iniziale, rasente alle ringhiere con sbarre, parla di un sentimento di prigionia; e aveva già visto molto lontano.
Pianese Nunzio 14 anni a maggio, secondo lungometraggio del regista Antonio Capuano, è un film violentemente napoletano, a partire dall'anteposizione del cognome, ma con un tocco di piacentineria e, dunque, di - visti i parametri - esotico. La parte napoletana del film ci mette dentro la perfetta caratterizzazione dei personaggi, tutti attori napoletani bravissimi (tra i quali anche la solita, magnifica, Rosaria De Cicco, che ha lavorato con Capuano anche su La guerra di Mario), che si esibiscono in un altrettanto valida recitazione a carattere locale (di quelle a cui, altrove, si metterebbero i sottotitoli). I modi di dire dei napoletani del popolo, che si susseguono senza sosta, fanno pensare a una presa di realtà in tempo e spazio reali. Più che un film girato a Napoli e che parla di Napoli è un film dentro Napoli; nei suoi vichi capillari e annidati, dove dilagano un'attitudine neomelodica, peraltro affidata alle ambizioni stesse del personaggio principale (il bambino), urla e mandolini. Le strade sono affollate di tanta musica, musica popolana, i figli sono figli della strada. Le famiglie disgregate vivono in case con porte sempre aperte, praticamente in mezzo alla via, da dove possono entrare tutti, e in qualsiasi momento. Il Rione Sanità, si sente; il sentimento della massa è qualcosa di molto forte in questo film, e tangibile; l'impressione sistematica è quella che ci sia molta più gente di quanta in realtà se ne veda. La confusione della gente per le strade di Napoli è sempre quella della vigilia di Natale a San Gregorio Armeno.
Dal punto di vista espressivo e registico, l'idea che se ne ricava è che il film abbia in sé delle trovate molto vicine a una messa in scena teatrale, che lasciano trapelare l'impostazione e la formazione del suo autore (si veda, ad esempio, lo sguardo in macchina dei personaggi al momento dell'autopresentazione). La perlustrazione dello spazio da parte della macchina da presa che va a recuperare i rientri di campo dei personaggi è certamente una caratteristica che si impone.
Nei film di Capuano troviamo famiglie disperate e madri che perdono l'affidamento dei figli, ed è proprio qui che, forse, il prete riesce a trovare il suo appiglio di beatificazione. A conclusione di un montaggio alternato che ha l'ardire di creare pathos (più patimento e pietà, che tensione in senso stretto), don Lorenzo Borrelli, assente alla via crucis da lui stesso guidata, pronuncia la frase: “nato a Piacenza da genitori ignoti”, parlando di se stesso.
Martina Federico
http://www.schermaglie.it/italiana/2008/antonio-capuano-pianese-nunzio-14-anni-a-maggio-alla-ricerca-del-male-minore

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