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sábado, 28 de noviembre de 2020

Arrangiatevi - Mauro Bolognini (1959)

 

TÍTULO ORIGINAL Arrangiatevi!
AÑO 1959
IDIOMA Italiano
SUBTÍTULOS Español (Separados)
DURACIÓN 105 min.
PAÍS Italia
DIRECCIÓN Mauro Bolognini
GUIÓN Leonardo Benevenuti, Piero de Bernardi (Historia: Mario De Majo, Vinicio Gioli)
MÚSICA Carlo Rustichelli
FOTOGRAFÍA Carlo Carlini (B&W)
REPARTO Peppino De Filippo, Totò, Laura Adani, Cristina Gaioni, Cathia Caro, Mario Valdemarin, Franca Valeri, Vittorio Caprioli, Adriana Asti
PRODUCTORA Rizzoli Film
GÉNERO Comedia | Familia

Sinopsis
La historia trata de un marido y su mujer, obligados a buscar en cualquier lugar un sitio donde vivir. Tienen hijos y están lo suficientemente desesperados como para coger cualquier cosa que puedan encontrar. Lo que el padre encuentra - sin avisar previamente a su familia - es una casa de mala reputación recientemente clausurada. Se van allí, pero al padre le es difícil poder ocultar constantemente la verdad sobre su alojamiento. (FILMAFFINITY)

 Enlaces
https://mega.nz/file/tlgRyIQK#30NogVT-40xmXOB7O-mXu3me52qDhik8kVgmVzd0Gwg
https://mega.nz/file/IkoR3SbC#z61w1Z13ozUdQ5wLIShtv6tJUhir7m1e1jrHwX815Sc
https://mega.nz/file/Z4gBgYaI#nwGABtAJstwJ5YOXymYk1k3purvD2JJgPXLF5-RgbY0

Subtítulos
https://mega.nz/file/NspzWS5I#6unpMBhIMfbj6FIpQAFzdQlVQLiAxBLMl2CtRlORGIg

Si deve convenire che questo film di Bolognini, pur non discostandosi fondamentalmente dal filone della commedia cinematografica dialettale, compiacentemente illustrativa di un'Italia volgare e qualunquistica, oziosa e cinica, che trova la sua emblematica raffigurazione nell'attore-personaggio Alberto Sordi, si fa notare poi per una più decorosa e misurata esecuzione e per un cauto tentativo di sostituire alla consueta e compiaciuta indolenza morale un atteggiamento di distacco e di giudizio attraverso il ricorso alla notazione satirica e all'ironico contrappunto. Basti pensare, per contrasto, a un altro film italiano che sta riscuotendo in questi giorni il più largo successo di pubblico, Costa Azzurra di Vittorio Sala, la cui torbida e irritante volgarità è una ennesima riprova della vocazione e dei metodi esplicitamente ideologici della nostra censura clericale, così sollecita nel soffocare sul nascere ogni esperienza che si muova all'insegna delle idee e della cultura e così generosa invece nel dare via libera, anzi nell'incoraggiare un cinema di evasione e di mortificazione dell'intelligenza; anche se questo comporti il rischio calcolato della pornografia e dell'indecenza.
Il film di Bolognini invece si fa notare subito per l'accuratezza e la dignità della realizzazione che si avvale di una sceneggiatura fluida e scorrevole, di un dialogo vivace e brillante, di un'interpretazione calzante e priva di sciatteria di Laura Adani (la cui scelta per il ruolo della protagonista è già un fatto significativo e lodevole) e di un De Filippo e un Totò che si impegnano, con risultati talora felici, a non affidare interamente le loro parti al tranquillo e monotono calco di un logoro cliché. Ma queste qualità di esecuzione, di correttezza formale, sarebbero ben povera cosa, costituirebbero un risultato modesto e marginale, se il film non si segnalasse per l'immediatezza con cui sa cogliere taluni volgari luoghi comuni e pregiudizi ipocriti del costume italiano, dandone una versione ironica e divertita, di un divertimento ambiguo però, a mezzo tra le velleitarie impennate satiriche e gli effetti comici di dubbio gusto.
Nel proporci il caso di una modesta e numerosa famiglia che, assillata dalla necessità di trovare un'abitazione, finisce di sistemarsi in una ex casa di tolleranza, Bolognini tocca un motivo inconsueto, non tanto alla luce delle isolate e interessate proteste suscitate dalla recente disposizione legislativa, quanto per le implicazioni e le risonanze che un simile tema può rivestire sul piano di una indagine di costume spregiudicata, della rivelazione dei tradizionali atteggiamenti e delle tenaci incrostazioni conformistiche dell'italiano medio intorno al tabù del sesso e dei suoi problemi.
Il limite di Bolognini è invece quello di fermarsi all'aspetto più facile, anche se non più inutile, della polemica, prendendo di mira i nostalgici delle "case" e le loro povere ossessioni (e si vedano infatti l'espressione di stolido rimpianto che si disegna sul volto del fattorino e tutta la sequenza finale con quell'affluire eccitato e disordinato dei militari) e di trarre partito dalla singolarità della situazione per ricavarne il consueto repertorio di effetti comico-sentimentali e di divertimento epidermico e talora volgare. Tuttavia si avverte qua e là la presenza dispersa di un atteggiamento più serio e meditato, una volontà di partecipazione e di giudizio (…) nel disegnare le figure del protagonista, con le sue dignitose e preoccupate reazioni, e della moglie ossessionata dal prevalere dei pregiudizi ipocriti e morbosi che sono in lei e negli altri. E si pensi ancora alla mordace animosità di talune battute, di certi ironici e inconsueti sottintesi. E c'è poi in quella ricorrente commistione della religione con gli affari e le scommesse, in quell'accostamento dell'opulento monsignore col sedicente regista di "fumetti sacri", una certa prontezza nel cogliere, in chiave di modesta e superficiale riduzione di taluni modi felliniani, aspetti e episodi della malsana confusione del nostro costume.
Adelio Ferrero, Recensioni e saggi 1956-197, Edizioni Falsopiano, 2005
https://www.comune.re.it/cinema/catfilm.nsf/PES_PerTitoloRB/12C84CB18D830406C12575FD003E5D79?opendocument 

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Tre anni dopo Guardia, Guardia scelta... (1956), Mauro Bolognini gira un altro film corale originale e incisivo ovvero Arrangiatevi (set. 1959, 110 min.) che mette in immagini la commedia Casa nova... vita nova (1956) di .Vinicio Gioli e Mario Da Majo.
La famiglia Armentano, guidata dal capofamiglia Peppino (P. De Filippo), è costretta, nell’immediato dopoguerra, a condividere l’abitazione con una famiglia di profughi istriani. Dieci anni dopo, finalmente, Peppino riesce ad ottenere una casa spaziosa ad un prezzo stracciato, in quanto si tratta di una ex casa chiusa (quella che vediamo è realmente una casa di tolleranza chiusa nel 1958). L’uomo decide di trasferire la famiglia, tacendo loro la realtà dei fatti. Tuttavia la vecchia funzione della casa riemerge in mille modi differenti: telefonate provocatorie, soldati in congedo che, a frotte, si presentano a tutte le ore, il vicinato che ironizza apertamente e addirittura gli amici uno dei figli di Peppino che scambiano le sue sorelle per prostitute. Quando le donne di casa (Laura Adami e Crisitna Gajoni) scoprono la verità, dapprima pensano di abbandonare la casa a tutti i costi, anche lasciandovi il riluttante Peppino; poi, in un sussulto di orgoglio, rivendicano il loro diritto ad abitare in quell’edificio, alla faccia di tutto e di tutti.
Bolognini ha saputo abilmente miscelare commedia umoristica con passaggi realmente spassosi e  tono “neorealistico” laddove si parla delle difficoltà dei ceti meno abbienti. In ogni caso quest’ultima tematica rimane ai margini e non deprime un racconto che sa divertire, inanellando battute spiritose e situazioni equivoche, orchestrate con garbo. Peppino De Filippo è in gran forma nel dar vita al consueto ritratto di un italiano che sa che deve comunque arrangiarsi, chiedendo, pregando e supplicando. Notevole la sequenza in cui, mentre cura i piedi (di lavoro è podologo) ad un importante monsignore, chiede raccomandazioni a raffica (un figlio lo ha spedito in seminario... ); riuscita anche la figura del pappone (Vittorio Caprioli) e della sua donna (Franca Valeri) che truffano in svariati modi il povero Peppino. La presenza di Totò, sebbene non centrale (è il padre di Peppino) è spesso decisiva: i suoi numeri sono tutti incisivi, in particolare la gag in cui lungamente, a più riprese, si interroga sulla vera natura di quella strana abitazione in cui è finito a vivere e che gli sembra di conoscere...
La questione delle case chiuse rimane sullo sfondo: se ne parla con aperta ironia - tutti i maschi ammettono di esserci stati, anche il giovane figlio di Peppino e la cosa appare assolutamente normale mentre le donne reagiscono in modo drammatico quando scoprono dove sono finite. Lo iato che separa le prostitute dalle donne maritate è profondissimo e lo si percepisce con forza allorché la madre decide che, piuttosto che essere accomunata a “quelle” è meglio separarsi dal marito e dalla famiglia. D’altronde la tematica della chiusura delle case, tipica di altri film (Adua e le compagne su tutti) qui non è minimamente affrontata anche perché il testo teatrale di Gioli e De Majo risale a un’epoca in cui le case erano ancora perfettamente funzionanti. In ogni caso la questione della prostituzione non è oggetto di alcuna riflessione: è solo un’antica e radicata consuetudine che riguardava donne “perdute”, costrette a quel lavoro dalla miseria. Il film non partecipa al coro moralistico di chi ha voluto strenuamente quella chiusura (la legge Merlin dei socialisti) ed infatti la pellicola, pur con tutte le sue notevoli qualità, venne liquidata all’epoca con sufficienza dalla critica che emarginò il lavoro tra le pellicole di mero intrattenimento (si parlò di “farsa di grana grossa”), non paragonabili a quelle in cui simili temi erano trattati in maniera più “seria” (leggi predicatoria e deprimente).
Gli incassi furono discreti.
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http://www.giusepperausa.it/toto_e_marcellino.html 

Soggetto
La famiglia Armentano vive da più di dieci anni in una scomodissima coabitazione con una famiglia di profughi slavi, Peppino Armentano, il padre fa il callista e non riesce mai a racimolare la somma necessaria per procurare ai suoi una casa nuova. L'unica possibilità sarebbe lasciare che la figlia Maria Berta si fidanzi con un fantino che è disposto ad aiutarli, se non altro per amore della rispettabilità della futura moglie. Ma Peppino non ha simpatia per lui, e soprattutto è troppo orgoglioso per accettare. Un giorno la situazione diventa insostenibile: gli slavi annunciano la nascita del settimo figlio e il vecchio nonno Illuminato Armentano, sfida a un esercizio difficile il nonno slàvo (non senza avergli prima allentato il cinto erniario) per mandarlo all'ospedale e ridurre i profughi in condizioni di non poter pagare l'affitto. All'ospedale, però, ci finisce anche lui, e mentre i profughi non pagano nessun conto medico, gli Armentano sono ridotti a zero. Peppino si rassegna ad accettare l'offerta del fantino. Ma quando ha nelle mani i soldi è tale l'umiliazione che si lascia incantare da un trafficone e li perde tutti, scommettendo su una " fumata" delle elezioni del Papa. Atterrito al pensiero della reazione della moglie e dei figli, il callista fa quello che forse negli ultimi sei mesi è venuto in mente a molti poveracci : affitta, per una cifra irrisoria, una ex casa chiusa. La famiglia trasloca, ignara e felice. Ma è una felicità di breve durata. La verità, scoppia, e Peppino non sa far di meglio che scappare, mentre la moglie si scioglie in lacrime e in recriminazioni : per lei è stata la più grossa illusione e quindi la più grossa delusione in tanti anni. Anche il destino dei figli sembra essere minacciato dal ridicolo, dalle complicazioni e dagli equivoci che nascono dalla "casa nuova": Nicola, il figlio bersagliere, è vittima degli scherzi crudeli dei compagni, Bianca, la figlia minore, viene scambiata per una "ragazza squillo", Maria Berta perde il fidanzato. Mamma Armentano, disperata, vuole andare a fare la donna di servizio, pur di abbandonare quel luogo malfamato. Nulla serve a smontarla, nemmeno la "benedizione della casa" organizzata segretamente dal quarto fìglio, il seminarista Salvatore, arrivato il giorno del trasloco e rimasto fortunatamente nella più perfetta innocenza fino alla partenza. Il povero Peppino si sente crollare la casa sulle spalle. Tutti sono disperati, per colpa sua. Tutti l'accusano, tranne nonno Illuminato che anzi, si trova benissimo fra le mura che sono state teatro di tante, lontanissime, dolci battaglie. E alla fìne, effettivamente, la casa nuova porta fortuna a tutti quanti: Maria Berta e Bianca trovano ognuna un vero innamorato, Nicola diventa un uomo. E mamma Armentano, da coraggiosa chioccia, riprende in mano le redini della famiglia e si dispone a combattere ogni nuovo equivoco, ogni nuova malignità che voglia distruggere la pace riconquistata. La rispettabilità di una casa, tutto sommato, non è nei muri, ma nella gente che vi abita. Cambiati gli inquilini, cambiata casa.

Critica e curiosità
Il film trae spunto dalla chiusura delle case chiuse avvenuta l'anno precedente a causa delle legge Merlin , viene girato in una autentica ex casa chiusa in via Fontanelle Borghese suscitando le rimostranze di alcuni deputati . Il ruolo di Totò è secondario ma formidabili sono i duetti con Peppino , l'amico e collega ritrovato . Al film partecipa anche Luigi De Filippo nel ruolo di un soldato doppiato con accento ligure .
Scriveva Pietro Bianchi : " E' un film d'argomento grasso che soltanto l'abile regia dell'intelligente Bolognini riesce a non far scivolare quasi mai nel cattivo gusto .[..] Gli attori sono bravissimi . [..] Totò un nonno da Oscar [..] " .
E Morando Morandini : " [..] Arrangiatevi! rischia di diventare la più divertente e importante commedia che il cinema italiano ci abbia dato negli ultimi anni . [..] C'è un Totò in gran forma , all'altezza dei suoi giorni migliori [..] " .
http://www.antoniodecurtis.com/arrang.htm 

Una comicità diversa, attenta al sociale senza cadere mai nel serioso

Incluso tra i “cento film da salvare”, Arrangiatevi (di Mauro Bolognini) è una delle più divertenti e importanti commedie degli anni 50′. Un esempio di comicità grottesca, dalla battuta sagace che da al dialogo un ritmo scorrevole.

Nella parte iniziale del film viene bypassato l’umorismo che caratterizza le commedie del tempo. Una decisione interessante supportata da bizzarri sketch che danno all’ambientazione un senso naif.

Arrangiatevi è una commedia sobria che non evita momenti grotteschi ed esilaranti. Uno spaccato di realtà avvalorato dalla tendenza neorealista di Bolognini
La società viene romanzata quel tanto che basta senza edulcorare troppo il coraggioso impegno sociale che Bolognini tenta di catturare. Obiettivo supportato dall’appiglio diretto che Totò – seppur personaggio secondario – affronta, mostrando, a differenza di altre pellicole, la condizione sociale di una realtà che lentamente stava tornando alla normalità dopo i drammi della seconda guerra mondiale. Un fil rouge interessante che trova la propria ragion d’essere nella tendenza neorealista di Bolognini.

Arrangiatevi è una commedia in cui si evidenzia senza timori i limiti dell’Italia pre-boom, quella che con fare bigotto, provicialotto e superficiale, giudica chi con coraggio – ma anche con fatica e timore, ossessionati dalla rispettabilità e morale dell’epoca – tenta di andare oltre le apparenze e i pregiudizi. Un passo in più nel superare retaggi culturali e sociali arcaici e limitanti.

Questo obiettivo trova il suo culmine nella scena finale delle finestre che si spalancano. Attimi in cui lo spettatore sembra percepire un senso di libertà.
Interessante è la coppia Totò – Peppino. Partendo dal presupposto che la storia nel suo complesso è qualitativamente migliore di altre prodotti cinematografici che li ha visti insieme. Singolare è il ruolo di Totò. Non un protagonista, né una spalla destra, ma una guest star. Un piccolo ruolo che da al film un grande valore aggiunto grazie ad una recitazione incisiva, pura, domestica e poetica.

In conclusione, Arrangiatevi è una commedia girata con maestria, e con Bolognini alla regia non poteva essere altrimenti. La sua sobrietà, unità a una tendenza neorealista, regala allo spettatore un viaggio su un binario agrodolce: non ci sono sketch troppo teatrali né la “questione sociale” diventa il perno fondante del film. Un prodotto cinematografico equilibrato, leggero a tratti divertente.

Tre motivi per guardarlo
*La presenza di Totò – pur in un ruolo marginale – regala una recitazione poetica.
*Divertimento assicurato quando inizieranno i disguidi.
*Guardare un film anni 50′, soprattutto in questo periodo, ci regala attimi di leggerezza e semplicità insita nell’arte di arrangiarsi.

Curiosità
Gli interni del film vennero girati in una vera e propria ex casa di tolleranza che si trova a Roma in via Fontanella Borghese.
Errori di inquadratura. Quando arrivano i seminaristi per la benedizione della casa, Peppino De Filippo appare distante dall’attrice che interpreta la moglie. Dopo la battuta rivolta a De Filippo i “coniugi” appaiono vicinissimi. Nella successiva inquadratura allargata sono di nuovo lontani.
https://www.culturamente.it/cinema/arrangiatevi-toto-peppino/
 

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