TÍTULO ORIGINAL
Il gigante delle Dolomiti
AÑO
1927
IDIOMA
Italiano (Carteles)
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
92 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Guido Brignone
MÚSICA
(Película muda)
FOTOGRAFÍA
Massimo Terzano (B&W)
REPARTO
Bartolomeo Pagano, Aldo Marus, Elena Lunda, Dolly Grey, Andrea Habay, Luigi Serventi, Mario Saio, Augusto Poggioli, Augusto Bandini, Oreste Grandi, Felice Minotti
PRODUCTORA
Societa Anonima Stefano Pittaluga
GÉNERO
Drama. Aventuras | Cine mudo
Sinossi
Guida alpina provetta molto apprezzata dagli escursionisti, Maciste vive sulle Dolomiti, al Passo delle Tre Croci, e si occupa amorevolmente del nipotino Hans, figlio illegittimo della sorella, morta di crepacuore per il disonore di esser stata sedotta e abbandonata. Acerrimo rivale di Maciste è il losco Schultz, un contrabbandiere che, in cerca di facili guadagni, si allea con due avventurieri, Müller e la misteriosa Vanna Dardos, con l’intento di sottrarre i piani di un rivoluzionario progetto aeronautico che il giovane ingegnere Riccardo Ewert sta mettendo a punto nella pace di una baita sulle montagne. Oltre a Vanna, un’altra donna è interessata all’ingegnere: la bella pittrice inglese Maud Fair, che trascorre le proprie vacanze in un lussuoso albergo ed è segretamente innamorata di lui. Nel tentativo di sedurre l’ingegnere, Vanna non si accorge che un ispettore di polizia è sulle sue tracce: grande è il dolore dell’uomo quando si rende conto che la maliarda indagata per spionaggio altri non è che la moglie che l’aveva tradito e abbandonato anni prima. Mentre Maud, con l’aiuto di Maciste, riesce a far fronte ai tentativi di violenza di Müller, l’ingegnere, allertato dall’ispettore, finge di cadere nella trappola di Vanna per renderne possibile l’arresto; Müller e Schultz, vedendosi perduti, si danno alla fuga lungo il passo del Gigante, ma muoiono durante una bufera di neve e Vanna è costretta all’esilio. Maud può finalmente coronare il proprio sogno d’amore.
«Come già abbiamo annunziato, il nuovo lavoro interpretato da Maciste (Bartolomeo Pagano) ed edito dalla “Pittaluga Film” è stato terminato negli scorsi mesi. Facendo parte esso del grande Programma Pittaluga per la stagione testé iniziatasi, l’attesa per giudicarlo è molto viva, giustificata, peraltro, sotto ogni aspetto data l’importanza cui assurge questa nuova superproduzione messa in scena dal giovane ma già tanto apprezzato direttore artistico Guido Brignone. Il soggetto di Il gigante delle Dolomiti è semplice, serrato, drammaticissimo e umano, tutto soffuso di quelle emotività che ben valgono a mettere in valore anche le più piccole sfumature ed è stato girato veramente nei luoghi dove l’azione ricorre, cioè sulle alte e maestose Alpi Dolomitiche, circondanti quel meraviglioso fiore alpino che è la conca di Cortina d’Ampezzo. Gli interpreti sono stati scelti con cura e perizia indiscussa per modo che il complesso artistico con a capo Maciste è omogeneo e affiatato. Guido Brignone ha dovuto superare ostacoli non lievi per realizzare questo film, ma con la ferma volontà che sempre lo ha distinto, anche questa volta è riuscito ad ottenere i più rimarchevoli risultati. Infatti, le scene che si svolgono sulle Dolomiti, presentano tutte una inquadratura perfetta, dallo sfondo naturale, grandioso e magnifico precisamente come solo l’Alpe nostra permette se ben fotografata. Pare quasi, osservandola, per la lievità di tinte digradanti sullo schermo di essere improvvisamente portati lontano lontano, proprio là dove l’azione si svolge e ci crea diretti spettatori. Ma se grande, infinito merito va dato per la realizzazione di questo lavoro a Guido Brignone, pur rendendo omaggio anche agli interpreti, non va nemmeno dimenticato [sic] l’opera che quasi sempre passa sotto silenzio nella presentazione dei film e cioè quella degli scenografi, di coloro che nel teatro di posa creano e distruggono i più disparati ambienti per girare le scene di “interno” dei soggetti. Belle tempre di artisti, dalla fantasia fervida e sempre in grande ricerca di nuove linee architettoniche ed estetiche, essi hanno parte importante in ogni lavoro. La “Pittaluga Film” ne possedeva fino a ieri uno di grande valore, laborioso e silenzioso, da anni allontanatosi volontariamente dall’arte pittorica vera e propria per realizzare tutte le concezioni volute dai film. Si chiama Giulio Lombardozzi. Oggi invece i maestri dell’illusione della forte Casa torinese sono due, essendo venuto ad unirsi a Giulio Lombardozzi per fatiche ed allori un altro mago del colore in scenografia, conosciuto anche oltre Italia: Domenico Gaido. [...] Maciste... Eh, via, Maciste è ormai così universalmente conosciuto che inutile è soffermarsi ad ancora dirne. Basta una parola, per lui; anzi, il suo nome! E dal suo nome vengono su a traverso il buio della mente tanti ricordi che, proprio, più non si sa nemmeno come fare per passarli tutti in rapida rassegna. Quante sono le figure personificate da Maciste?... Eh! Quante!... quante! Non si contano più, benché per tutte il ricordo che rinasce sia uguale: una infinita bontà nel carattere degli esseri incarnati, una infinitamente grande umanità nei tipi vivificati» (“Al Cinemà”, a. VI, n. 3, 16.1.1927).
«Visionando Il gigante delle Dolomiti abbiamo rivisto il buon Bartolomeo Pagano, con i suoi muscoli potenti ed il suo bel sorriso franco ed aperto. In questo film, sceneggiato apposta per lui, egli ci è apparso nella sua forma migliore: quella che gli ha valso il successo accoppiato alla simpatia di varie generazioni di spettatori. La trama di questo capolavoro? Originale e complessa ad un tempo. L’azione si svolge in un caratteristico villaggio dolomitico sui confini d’Italia. [...] Lavoro curato in ogni dettaglio e sceneggiato con somma bravura, da metteurs en scène italiani e interpretato da una eletta schiera di italianissimi interpreti. Fotografia bellissima, come gli esterni girati nei luoghi più pittoreschi delle nostre alpi [sic]. L’Anonima Pittaluga può essere fiera di questo suo nuovo capolavoro» (“Cine-gazzettino”, a. II, n. 4, 22.1.1927).
«Film realizzato molto decorosamente, negli stabilimenti della Madonna di Campagna e sulle Dolomiti. Inscenatore: Guido Brignone, al quale manca soltanto un po’ di spirito d’osservazione e di senso dell’humour per divenire un ottimo realizzatore. Inquadrature non genialissime, compensate largamente da una buona fotografia, opera di Massimo Terzano. Le ricostruzioni sono opera del bravo Giulio Lombardozzi. Attore molto a posto, Luigi Serventi, forse potrebbe rendere di più, data la signorilità naturale – che gli viene dalla famiglia cui appartiene e dall’educazione ricevuta – se non lo costringessero a sostenere immancabilmente, la parte del ribaldo. Elena Lunda è un’attrice che ha una personalità propria, inconfondibile ed una maschera ottima. Un po’ vieu yeux l’Habay, per quanto anch’egli attore impeccabile. Graziosa e perfettamente intonata alla parte d’inglesina, la Dolly Grey. E così pure Oreste Grandi (il contrabbandiere Schultz) e Augusto Poggioli (il detective)» (Mascamort, “La Rivista Cinematografica”, a. VIII, n. 4, 28.2.1927).
Azzurra Camoglio
http://www.torinocittadelcinema.it/schedafilm.php?film_id=920&stile=small
Film diretto nel 1926 da Guido Brignone, è stato riportato allo splendore originario grazie all'accurato lavoro di restauro realizzato da Cineteca, partendo dall'unico negativo originale infiammabile al mondo conservato pressi i propri archivi, con il fondamentale contributo della Provincia di Belluno, UNESCO e Regione Veneto.
Il gigante delle Dolomiti permette di fare un salto indietro nel tempo per lasciarsi incantare dalle Dolomiti, dichiarate Patrimonio UNESCO nel 2009, così come apparivano quasi 100 anni fa. Sono infatti le perfette inquadrature, realizzate dal regista per le scene svolte sulle Dolomiti, che riescono a restituire per la prima volta sul grande schermo tutta la bellezza e la maestosità di questo sfondo naturale «"Pare quasi, osservandola, per la lievità di tinte digradanti sullo schermo di essere improvvisamente portati lontano lontano, proprio là dove l'azione si svolge e ci crea diretti spettatori» ("Al Cinemà", a. VI, n. 3, 16.1.1927).
Il lavoro di restauro di questo rarissimo e fondamentale capitolo nella saga dei film dedicati a Maciste, vuole quindi essere un contributo alla riscoperta non solo di un grande tesoro cinematografico, ma anche di quell'immensa opera d'arte della natura che sono le Dolomiti.
Il Gigante delle Dolomiti è dunque un esempio della nostra migliore cinematografia, che viene doverosamente restituito al pubblico, non solo nello splendore originario delle sue immagini, ma anche impreziosito da una nuova colonna sonora realizzata grazie all'estro del giovane compositore Carlo Casillo, che attraverso un'originale partitura ha saputo coniugare tradizione, sperimentazione ed avanguardia.
Il gigante delle Dolomiti è, inoltre, una delle ultime performance dell'attore Bartolomeo Pagano nei panni dell'eroe Maciste nonché una delle produzioni più imponenti della "Pittaluga Film". Il gigante buono Pagano/Maciste, sul finire della sua attività nel cinema muto, qui interpreta la parte di una guida alpina alle prese con due avventurieri che cercano di appropriarsi del segreto di un'invenzione. Grazie al suo intervento generoso e al suo sprezzo del pericolo i piani criminosi vengono sventati. I colpevoli sconteranno poi, tra le nevi e nella solitudine minacciosa della montagna, i loro misfatti.
Le didascalie originali dell'epoca sono state gentilmente concesse dal Museo Nazionale del Cinema di Torino e integrate dalla Fondazione Cineteca Italiana nelle operazioni di restauro, mentre lo sviluppo e la stampa sono stati effettuati presso il laboratorio L'immagine Ritrovata di Bologna.
Alla serata interverranno il direttore della Cineteca Italiana di Milano Matteo Pavesi e il regista Maurizio Nichetti, ex direttore del Trento Film Festival.
Il gigante delle Dolomiti
Edizione restaurata della Cineteca Italiana di Milano in collaborazione con Trento Film Festival, Provincia di Belluno, Unesco, Regione del Veneto. Musiche originali di Carlo Casillo. Italia, 1926, b/n, 1927, R.:Guido Brignone. Sc.:Giulio Lombardozzi e Domenico Gaido. Fot.:Massimo Terzano. Prod.:Pittaluga Film Restauro: Fondazione Cineteca Italiana, 2010.
Bartolomeo Pagano, in arte Maciste, autentico divo dell'epoca, è il protagonista assoluto di questa storia di spionaggio che trova un'ambientazione perfetta e originale tra le cime delle Dolomiti. Il restauro filmico, frutto della collaborazione di più istituzioni, ha ridato l'antico splendore alla pellicola e le musiche originali ce lo restituiscono in tutta la sua modernità. Le didascalie d'epoca sono state gentilmente concesse dal Museo Nazionale del Cinema di Torino. Per le musiche si ringraziano Provincia Autonoma di Trento e Commissione Cinematografica Centrale del Club Alpino Italiano. Film presentato al Trento Film Festival 2010.
https://www.cortinaincroda.org/visNews.php?idNews=86
Ciao e buon anno :-)
ResponderEliminarScopro ora il tuo blog, molto interessante.
C'è qualche possibilità che tu possa ricaricare questo?
Un saluto
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