TÍTULO ORIGINAL
La notte dei diavoli
AÑO
1972
IDIOMA
Español
SUBTÍTULOS
Inglés (Separados)
DURACIÓN
91 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Giorgio Ferroni
GUIÓN
Eduardo Manzanos Brochero, Romano Migliorini, Gianbattista Mussetto. Novela: Aleksei Tolstoy
MÚSICA
Giorgio Gaslini
FOTOGRAFÍA
Manuel Berenguer
REPARTO
Gianni Garko, Agostina Belli, Roberto Maldera, Cinzia De Carolis, Teresa Gimpera, Bill Vanders, Umberto Raho, Luis Suárez, Sabrina Tamborra
PRODUCTORA
Coproducción Italia-España; Copercines Cooperativa Cinematográfica, Due Emme Cinematografica, Filmes Cinematografica
GÉNERO
Terror. Drama | Gore. Vampiros. Sobrenatural
Tratto dalla novella “La famiglia del wurdalak”, scritta da Alexej Konstantinovic Tolstoj (cugino del più celebre Lev), “La notte dei diavoli” è il secondo adattamento cinematografico della novella appena citata. Il suo illustre predecessore è infatti l’episodio “I wurdalak”, secondo segmento del film ad episodi “I tre volti della paura” diretto da Mario Bava nel 1963 (quindi 9 anni prima). Tra gli appassionati di horror si è spesso disquisito sulle somiglianze tra i 2 film, arrivando al punto di definire “La notte dei diavoli” come un vero e proprio remake del bellissimo film baviano ma personalmente dissento da questa posizione perchè trovo che abbiano in comune solo il testo letterario di partenza e non molto altro. Altrimenti, già solo se pensassimo alla moltitudine di trasposizioni de “Il fantasma dell’opera”, dovremmo parlare di almeno una decina di remake… Rispetto al film di Bava le differenze sono notevoli: il regista Giorgio Ferroni si mostra più fedele all’opera narrativa ma opera due cambiamenti sostanziali traslando temporalmente gli avvenimenti dall’800 all’epoca contemporanea e spostandone l’ambientazione dalla Russia alla Jugoslavia. Inoltre, rispetto al film di Bava, il misterioso contagio che colpisce le persone trasformandole in wurdalak (non-morti simili a zombi) viene portato da una donna e non da un uomo (una misteriosa strega in luogo del brigante turco Alibek), i nipotini che cadranno vittime del vecchio zio ormai divenuto wurdalak sono due (come nella novella) e non uno e il finale ha in serbo un colpo di scena completamente diverso dal film di Bava. Ciò detto, aggiungiamo anche che questo horror osa davvero tanto (eravamo nel 1972!) sul versante delle scene forti (grosso merito di Carlo Rambaldi, curatore degli effetti speciali) e dei nudi: le scene iniziali del delirio del protagonista sono un festival di teste spappolate, teschi rosicchiati dai vermi, artigli che graffiano a sangue zone pubiche femminili e altre piacevolezze (sequenze, queste, che presumibilmente erano, in origine, destinate ai mercati esteri). E non ci dimentichiamo della sequenza del matricidio compiuto a suon di morsi e graffi, delle dita tranciate dallo sportello dell’auto e dell’agghiacciante immagine dei due nipotini trasformati in morti viventi sghignazzanti… Protagonista principale è Gianni Garko, affiancato da una bellissima Agostina Belli (che sfoggia anche un bel nudo integrale) e da una conturbante Teresa Gimpera. Da rimarcare anche la presenza della giovane Cinzia De Carolis (che gli aficionados del brivido tricolore ricorderanno nei panni della piccola Lori ne “Il gatto a nove code”). Ferroni usa l’escamotage del flashback per raccontare la storia e in questo mi ha ricordato molto “La corta notte delle bambole di vetro”: anche lì lo sfortunato protagonista era immobile e riviveva col pensiero i tragici avvenimenti che lo avevano coinvolto… Colonna sonora molto dolce (il tema di Sdenka è una meraviglia!) del grande jazzista Giorgio Gaslini. Da vedere.
n una radura ai confini della Jugoslavia un uomo ferito e con i vestiti lacerati (Gianni Garko) vaga in stato di shock prima di perdere conoscenza: si risveglierà in ospedale. Il primario (Umberto Raho) e un’infermiera (Rosita Torosh) lo sottopongono a test di ogni tipo ma l’uomo non reagisce e versa in uno stato catatonico. Inoltre, non avendo documenti con sé, risulta impossibile identificarlo. Durante il giorno si mantiene calmo ma, appena comincia a scendere il buio, va in agitazione e trascorre tutta la notte alla finestra. La visita in ospedale di una giovane donna, Sdenka (Agostina Belli), che sostiene di conoscerlo, gli provoca una crisi nervosa e costringe i medici ad immobilizzarlo con una camicia di forza. Sdenka sostiene che l’uomo sia italiano e si chiami Nicola ma, poco dopo, sparisce dall’ospedale lasciando lì la sua borsa… completamente vuota… Attraverso gli occhi di Nicola ripercorriamo quindi in un lunghissimo flashback tutti gli avvenimenti che lo hanno ridotto in quello stato… Nicola è un importatore di legname e, mentre sta viaggiando a bordo della sua auto in una zona boschiva, ha un incidente stradale: l’apparizione improvvisa di una donna che gli aveva tagliato la strada lo fa schiantare contro un albero. Avventuratosi a piedi, l’uomo si imbatte nella capanna di una strana famiglia di contadini, i Ciuvelak. Poichè si sta avvicinando il tramonto il vecchio Gorka (Bill Vanders), il capofamiglia, lo invita in casa e suo figlio Jovan (Roberto Maldera) si impegna a sistemargli l’auto il giorno dopo, con la luce del sole. Nicola avverte subito che il comportamento della famiglia Ciuvelak è piuttosto ambiguo: le porte e le finestre sono sbarrate e sembra che tutti temano il buio imminente. Solo la giovane e bella Sdenka (Agostina Belli) si mostra più cordiale mentre il resto della famiglia sembra piuttosto ostile. Giungendo alla capanna, Nicola aveva notato Jovan e suo padre seppellire un corpo: erano le spoglie del fratello di Gorka, marito di Elena (Teresa Gimpera) e padre di 2 bambine, Irina (Cinzia De Carolis) e Mira (Sabrina Tamborra), morto quel giorno. Nessuno spiega a Nicola di cosa sia morto il poveretto ma, durante la notte, egli riesce a captare una conversazione tra Elena e Jovan scoprendo che l’uomo era già morto da un mese… Mentre il giorno dopo Jovan ripara l’auto di Nicola la piccola Irina gli racconta della terribile maledizione che aleggia sul posto: nei boschi si aggirerebbe una strega (Maria Monti) che vaga durante la notte a caccia di vittime. Le persone prese dalla strega continuano a vivere e sembrano normali ma in realtà si trasformano in Wurdalak, una stirpe di non morti a metà tra gli zombi e i vampiri che sente il desiderio fortissimo di uccidere le persone che più hanno amato in vita per renderli simili a loro. L’unico modo per ucciderli è spaccargli il cuore con un palo di legno. Quello stesso giorno il vecchio Gorka decide di andare per i boschi a caccia della strega ma suo figlio Jovan lo avverte: se non farà ritorno entro le 6 del pomeriggio (e quindi prima che cali l’oscurità) lo ucciderà. La giornata scorre lenta e Jovan si prepara al peggio ma, proprio mentre l’orologio a pendolo sta scandendo l’ultimo rintocco delle 6, Gorka bussa alla porta sostenendo di aver ucciso la strega. Jovan gli crede e lo accoglie in casa ma purtroppo il vecchio non ha detto la verità e durante la notte rapisce la nipotina Irina…
https://ilmiovizioeunastanzachiusa.wordpress.com/2014/05/05/la-notte-dei-diavoli-1972/
Jugoslavia, primi anni ’70.
Nicola, rappresentante di legname di ritorno in Italia, attraversa una zona boschiva dei Balcani. Per evitare una donna stagliatasi improvvisamente sulla strada, sbanda e danneggia l’auto. È notte e non c’è modo di trovare un meccanico per diverse ore, perciò Nicola accetta l’ospitalità di una famigliola locale, i Ciuvelak. Tra di essi c’è la giovane e bella Sdenka ma anche l’aggressivo Jovan, che tra l’altro si offre di dare un’occhiata alla macchina di Nicola.
Proprio Jovan sembra impazzire di punto in bianco, conficcando un paletto nel cuore dell’anziano capofamiglia, Gorka, il cui corpo subisce un’istantanea putrefazione, sotto lo sguardo incredulo dell’ospite italiano.
È così che inizia “la notte dei diavoli”, che porterà Nicola a scoprire l’orribile segreto che nasconde la famiglia Ciuvelak. Un segreto che affonda nel folklore balcanico…
Film italo-iberico del 1972, con la regia di Giorgio Ferroni, La Notte dei Diavoli è un’insolita pellicola di vampiri, che si discosta dallo “stile Hammer”, per ammantarsi di toni più moderni, cupi e carnali.
Tra l’altro è una citazione (o meglio, una sorta di remake allungato) di uno degli episodi de I tre volti della paura, di Mario Bava, del 1963. Si tratta dell’episodio intitolato I Wurdalak, a sua volta ispirato a un racconto di Aleksej Konstantinovič Tolstoj.
Proprio i wurdalak sono i protagonisti del film di Ferroni. Con tale termine si identificano i vampiri del folklore russo e di alcune zone dei Balcani.
Si diventa wurdalak per colpa di una maledizione di famiglia, solitamente lanciata da una strega o da un mago. Al momento della morte, il “maledetto” torna in vita come vampiro. I primi bersagli del non-morto sono i membri della sua stessa famiglia e il suo obiettivo è tramutarli tutti quanti in wurdalak, per poi dare la caccia tutti insieme agli incauti visitatori che transitano nel loro territorio.
In questo senso il film riesce a mantenere fede alla figura del succhiasangue slavo, che vede Nicola come involontario e sfortunato testimone della maledizione che grava sui Ciuvelak.
La Notte dei Diavoli mischia le tipiche atmosfere da film vampiresco – oscurità, boschi nebbiosi, un lento crescendo del terrore – con elementi più moderni, a partire dall’ambientazione attuale, fino ad arrivare ad alcune scene sanguinose, ma contestualizzate e di buona fattura.
La pellicola merita sicuramente di essere riscoperta, visto che si pone un gradino sopra i tanti b-movie horror degli anni ’70. Nota di merito per alcuni elementi del cast, da Gianni Garko (nessuna parentela con Gabriel!) alla fascinosa Agostina Belli, vero valore aggiunto del film.
La versione DVD è stata realizzata solo nel 2012, dopo quarant’anni di oblio, in cui la pellicola veniva proiettata a orari improbabili, spesso su canali regionali.
Se vi interessa recuperare un horror datato, ma fatto come si deve, potete finalmente farlo.
https://alessandrogirola.me/2016/10/15/la-notte-dei-diavoli/
Dirigida por Giorgio Ferrani, «Night of the Devils» es su segunda obra más conocida dentro del terror europeo de la época, por detrás de «Il mulino delle donne di pietra (1960)» (la cual recomiendo desde aquí). Del mismo modo que ocurriría en ella, en «La noche de los diablos» Giorgio se toma su tiempo para crear atmósfera y mantener al espectador en la historia haciendo uso de un ritmo pausado, que no aburrido.
«Un hombre (Nicola) llega a la ciudad desde el bosque, con amnesia y sin saber muy bien como ha llegado. Nicola comienza a recobrar la memoria y vemos como, tras un accidente de coche, acabó en un pueblo fantasma habitado por una misteriosa familia. Los miembros de la misma parecen temer a una presencia que vive en el bosque y que les acecha por la noche.»
Son varios aspectos que destaco de la película. El primero es la estética y la atmósfera que crea -como ya he dicho antes-, donde el espectador va descubriendo lo que ocurre de la mano del protagonista. Otro punto son puntuales y efectivos momentos sangrientos y algo turbios, con unos más que conseguidos efectos plásticos para la época. Destaca tambien la imagineria visual de la escena que abre la película, en la que vemos imágenes del subconsciente del protagonista al ser analizado por el médico. Respecto al relato original, se toman elementos y se varían/añaden otros, en favor de la película a mi juicio. Si la comparamos con la adaptación de Bava, volvemos a encontranos con esos planos de personajes en el exterior y con inquietantes escenas con niños como protagonistas.
https://moliedades.com/doble-sesion/2117/il-tri-volti-della-paura-la-notte-dei-diavoli-wurdalak/
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