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jueves, 6 de mayo de 2021

Satyricon - Gian Luigi Polidoro (1969)

TÍTULO ORIGINAL
Satyricon
AÑO
1969
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
120 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Gian Luigi Polidoro
GUIÓN
Rodolfo Sonego (Libro: Petronius)
MÚSICA
Carlo Rustichelli
FOTOGRAFÍA
Benito Frattari
REPARTO
Tina Aumont, Don Backy, Mario Carotenuto, Franco Fabrizi, Graziella Granata, Valerie Lagrange, Francesco Pau, Ugo Tognazzi, Marguerite H. Boulware, Clara Colosimo, Ermelinda De Felice
PRODUCTORA
Cineriz
GÉNERO
Comedia | Antigua Roma

Sinopsis
Durante el mandato de Nerón, los jóvenes Encolpio y Ascilto se dirigen a la casa de Anneo Mela, tío de Encolpio. Al llegar allí descubrirán que toda la familia ha muerto, víctima del despotismo de Nerón, menos una esclava llamada Gitón. Huyendo de la guardia pretoriana, encontrarán en una ciudad costera al poeta Eumolpo, quien les animará a que sean sus discípulos, ofreciéndoles heredar todas sus riquezas, si cuando muera son capaces de comerse su cadáver. Todo el grupo asistirá al banquete del rico Trimalción, un antiguo esclavo que ha llegado a ser una de las personas más ricas de la región. Pero el amor por Gitón, quien es en realidad un jovencito travestido, acabará interponiéndose entre los dos amigos. (FILMAFFINITY)
 
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No, non confondiamolo con quello di Fellini. Anche questo film di Gian Luigi Polidoro è tratto da Petronio, anche questo è del 1969, ma esce un po’ prima del gran Satyricon felliniano e con quello intende competere, almeno come richiamo sulle platee popolari. Si dibattè allora su chi avesse avuto per primo l’idea, fatto sta che Polidoro – regista che aveva girato le avventure di Sordi in Svezia nel Diavolo e aveva un penchant per le storie speziate di erotismo – riuscì a battere sul tempo il maestro: con un prodotto assai più basso ma di sicuro mestiere e con più punti di interesse. Si prende Petronio, e la sua storia di due amici-compari che si muovono nella Roma imperiale dei vizi e delle sfrenatezze, e la si contamina con il cinema bis, prendendo da quello il protagonista Don Backy. Accanto a lui, come compagno di scorribande, Franco Fabrizi, cui a quel tempo venivano in automatico destinati i ruoli di vizioso. Ma il vero centro del film è Ugo Tognazzi come Trimalcione, signore dei piaceri della gola e della carne, troneggiante su un banchetto di debosciati. Pare che Tognazzi avesse accettato di lavorare in questo Satyricon come rivalsa nei confronti di Fellini, che per anni lo aveva illuso promettendogli la parte protagonista di Il viaggio di G. Mastorna, film eternamente rimandato e mai girato. Ci furono guai con la magistratura, che ritirò questo Satyricon per via di un quattordicenne, Francesco Pau, coinvolto in scene troppo sessualmente marcate per quei tempi (interpretava l’ambiguo adolescente Gitone).
Luigi Locatelli
https://nuovocinemalocatelli.com/2012/10/29/film-rari-stasera-sulle-tv-gratuite-satyricon-di-gian-luigi-polidoro-lunedi-29-ottobre-2012/

Autore piuttosto malvisto dalla critica, Gian Luigi Polidoro fu protagonista (o meglio, vittima) col suo Satyricon di uno dei primi clamorosi casi di sequestro cinematografico in Italia.
Il film, realizzato col non celato intento di trarre vantaggio dalle aspettative createsi intorno all'omonima imminente opera di Fellini, riusci' a battere sul tempo l'illustre avversario uscendo nelle sale nell'aprile 1969.
Nel volgere di pochi giorni una vera e propria tempesta giudiziaria si abbatte' sul Satyricon, che fu sequestrato per ordine del magistrato Vittorio Occorsio con l'imputazione di spettacolo osceno aggravata dalla corruzione di minorenne (uno dei protagonisti, Francesco Pau/Gitone pare fosse all'epoca quattordicenne).
A nulla valsero gli appelli alla liberta' di espressione da parte di Antonioni e di altri intellettuali, e le insistenti voci tendenti a dare un'interpretazione pilotata dell'episodio per salvaguardare la piazza e gli interessi dell'altro Satyricon furono in malo modo zittite.
Eppure, a ben guardare, i due film risultano concettualmente molto diversi e tra i pochi motivi che li accomunano uno e' certamente la supposta trivialita' che, valutata in modo assolutamente parziale, ha relegato in un caso i rutti di Tognazzi nel novero delle volgarita' da stroncare, e nell'altro ha elevato i peti di Fanfulla a originale forma d'arte.
Naturalmente un raffronto tra i due Satyricon resta impensabile dato l'abisso artistico e produttivo che li separa, mi sembra pero' necessario riproporre il fatto come motivo di riflessione in un momento come l'attuale in cui, dopo anni di relativa quiete, l'istituto censorio sembra voler ritornare -con l'episodio relativo a Toto' che visse due volte- agli antichi fasti inquisitori.
In ogni caso comunque il Satyricon di Polidoro, come del resto tutta la produzione del regista veneto, merita di essere rivisto e considerato oggi con maggiore attenzione.
Purtroppo la cassetta Domovideo, ancora reperibile con un pizzico di fortuna, reca tracce profonde dei tagli operati sulla pellicola nel 1969 (dovrebbero mancare all'incirca quindici minuti) ma ugualmente il film risulta godibile e, a tratti, molto divertente.
La ricostruzione d'ambiente, lontana dal perfezionismo filologico e dalla surreale poesia felliniani, e' piuttosto approssimativa, forse volutamente visto che le musiche spaziano allegramente da temi medievaleggianti a sorprendenti melodie hawaiane. Nel cast ricchissimo spiccano interpreti di razza quali Tognazzi, Tina Aumont, Mario Carotenuto, Franco Fabrizi, e si fa notare per il volenteroso impegno il cantante Don Baky, prestato momentaneamente al cinema dal Clan Celentano.
Con Satyricon Polidoro, fedele al discorso gia' impostato nei film precedenti sui vizi e le furberie degli italiani in terra straniera, prosegue la sua osservazione divertita e critica approfittando del particolare estero temporale che e' l'antica Roma che, per cio' che riguarda la corruzione, gli inganni e gli eccessi sessuali e gastronomici non e' poi cosi' lontana dal nostro presente.
http://www.capitantrash.com/Deposito/22/satyr.htm

Il libro di Petronio è stato portato per due volte sullo schermo. Singolarmente, la cosa è avvenuta nello stesso anno anche se uno di essi, quello di Fellini, è giustamente stato premiato e ricordato. La versione di Polidoro, infatti, anche se più aderente al testo scritto, è solo lontana parente della vena poetica apparsa nell’opera del regista riminese.

Polidoro cerca di dare un senso logico agli avvenimenti laddove Fellini si disinteressava dell’aspetto, privilegiando un ritmo lisergico e ammaliante, puntando sulla suggestione e sulla messinscena piuttosto che sulla costruzione narrativa. Il confronto spietato verso l’opera di Polidoro non deve però negare il buonissimo livello del film diretto ed interpretato discretamente.

Si deve ammettere che il regista ha svolto un discreto lavoro, non sempre aiutato dalla sceneggiatura che talvolta ha cadute di stile e di livello, proponendo un film serio e credibile, accettabile sia sotto l’aspetto spettacolare che sotto la lettura storica. L’opera fu anche messa sotto sequestro con l’accusa di oscenità, soprattutto per le scene sessualmente esplicite in cui era coinvolto anche l’attore Francesco Pau, all’epoca quattordicenne, nel ruolo di Gitone.

Moltissime polemiche resero difficile la circolazione del film nelle sale impedendo la valorizzazione adeguata del film che dovrebbe essere rivalutato come la figura di Polidoro, regista credibile e capace.
http://www.ifellini.com/laltro-satyricon-di-polidoro/


 

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