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sábado, 31 de julio de 2021

La patata bollente - Steno (1979)

 

 

TÍTULO ORIGINAL
La patata bollente
AÑO
1980
IDIOMA
Italisno
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
98 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Steno
GUIÓN
Giorgio Arlorio, Steno
MÚSICA
Toto Savio
FOTOGRAFÍA
Emilio Loffredo
REPARTO
Renato Pozzetto, Edwige Fenech, Massimo Ranieri, Mario Scarpetta, Adriana Russo, Loris Bazzocchi, Umberto Raho, Clara Colosimo, Luca Sportelli
PRODUCTORA
Irrigazione Cinematografica
GÉNERO
Comedia

Sinopsis
La película que narra las aventuras y desventuras de Bernardo Mambelli "Gandhi" (Renato Pozzetto), un ex-boxeador, devoto comunista y, sobre todo, muy enamorado de Maria (Edwige Fenech). (FILMAFFINITY)

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Sub 

Ha compiuto 80 anni da pochi giorni l’eterno “ragazzo di campagna” e lo ha fatto con quella sobrietà e compostezza che hanno da sempre caratterizzato il suo irripetibile percorso artistico. Renato Pozzetto ha attraversato la storia del bel paese partendo dal basso, da quella famosa gavetta che a nominarla oggi provoca un sottile brivido lungo la schiena per il suo carattere tristemente anacronistico e irrimediabilmente perduto. Arriva al cinema nel 1974 con Per amare Ofelia di Flavio Mogherini film che gli regala il nastro d’argento come miglior attore esordiente e gli consente dopo tanti anni di tagliare in modo tutt’altro che indolore il cordone ombelicale con Aurelio “Cochi” Ponzoni, amico fraterno e insostituibile compagno di cabaret. Sarà lui stesso durante un’intervista a confermare di avergli chiesto il permesso prima di accettare il ruolo. Da quel momento la sua disarmante e stralunata comicità, lo “slang” tinteggiato di candido surrealismo irrompono sugli schermi nostrani, travolgono, conquistano e diventano tratti distintivi di un attore immerso e riflesso nelle contraddizioni di un Paese bacchettone. eternamente diviso da Nord a Sud, intriso di falso moralismo e saturo di retorica borghese.

La patata bollente arriva sul finire dei roventi anni settanta, in un clima politicamente infuocato e culturalmente irrisolto. Steno in collaborazione con il figlio Enrico e Giorgio Arlorio affida a Pozzetto il compito di introdurci nelle fabbriche, di puntare il dito contro le false promesse di un sindacato arrembante solo a parole e di scoprire attraverso la diversità il confronto e il rispetto per l’altro. E a non dubitare mai della propria intelligenza, sopratutto quando si tratta di seguire l’istinto, di mettersi in discussione e dubitare di se stessi. Bernardo Mambelli detto il Gandi è caporeparto nella fabbrica di vernici Enicem. Pugile mancato, intransigente militante del PCI e fervido attivista sindacale un sabato sera dopo un litigio con Maria (Edwige Fenech) costretta a subirsi un film russo sottotitolato invece di andare a ballare salva da un’aggressione fascista Claudio (Massimo Ranieri), giovane libraio dai modi cortesi e dall’aria innocente. Dopo averlo soccorso e ospitato nel suo appartamento scopre con una punta di imbarazzo misto a terrore l’omosessualità del ragazzo, condizione deplorevole e del tutto impraticabile per un aspirante macho virile e politicamente impegnato come lui. Nonostante ciò non cede al falso moralismo e continua ad ospitarlo clandestinamente in attesa della guarigione. Il segreto regge fino a quando una volta tornato in libertà la libreria di Claudio viene distrutta da un nuovo raid fascista. Per la seconda volta Gandi lo prende sotto custodia, ma viene scoperto da Maria e dai suoi increduli compagni di lavoro che determinati più che mai ad aiutarlo a sconfiggere l’innominabile morbo gli organizzano un finto viaggio premio nell’amata Unione Sovietica nella speranza di vederlo tornare definitivamente guarito. Ma una serie di interminabili e spassosi equivoci metterà seriamente a repentaglio la sua carriera politica e il suo futuro lavorativo.

Il contesto socio politico culturale è basilare in questo film e la cornice comica funge da perfetto contraltare per descrivere e mettere in scena con leggerezza, ma non superficialità problematiche decisamente poco divertenti. La scelta della location non è casuale, ma rimanda alla vicenda dell’IPCA, una fabbrica di vernici in provincia di Torino messa sotto processo nel 1977 in seguito alla morte di alcuni operai causate dalle drammatiche condizioni di lavoro e da inquinamento ambientale. La fabbrica chiuderà definitivamente nel 1982. Steno non fa sconti a nessuno e l’episodio seppur edulcorato e tratteggiato in chiave comica viene superbamente rimarcato nella sequenza in cui Gandi in seguito ad un malore di un collega dovuto alla mancanza dei depuratori, sale ai “piani alti” per una pittoresca e velenosa dimostrazione su cosa sedimenta all’interno dei loro polmoni. La denuncia è sottile, ma estremamente pungente nel mettere alla berlina un ente deputato alla tutela del lavoratore, ma nella realtà dei fatti più attento e preoccupato a salvaguardare l’immagine e a condannare l’orientamento sessuale dei suoi delegati. Gandi è l’unico a farsi realmente carico delle situazioni, a denunciare le ingiustizie, a far valere i propri diritti, sa farsi ascoltare e se necessario temere, ma il sospetto di una presunta e scandalosa diversità fa precipitare tutto nel baratro del più feroce perbenismo. La questione sessuale è un tema delicato in quegli anni soprattutto se legato a una forte componente politica. L’espulsione di Pier Paolo Pasolini è una ferita aperta e bruciante e il PCI dall’alto dei suoi slogan mostra le sue ataviche contraddizioni, la profonda crisi identitaria che lo attanaglia costringendolo a tollerare una classe operaia ormai fatalmente sedotta dai balocchi del consumismo.

Gandi è il solo a crederci ancora, ma la sua fede al limite dell’oltranzismo non può per quanto forte oscurare la ragione e soffocare i sentimenti. Claudio rappresenta il diverso, l’individuo che contro tutti e tutto decide di vivere liberamente la propria sessualità, senza indugiare, ma assecondando desideri e aspirazioni anche a costo di solitudine ed emarginazione. Gandi è incosciamente affascinato da questa libertà che nonostante i tanti proclami non riesce a trovare nella fede politica. E’ un uomo tenace, coraggioso, intraprendente non teme un commando fascista, ma se la da a gambe di fronte alle imboscate della digos, la temibile portiera del palazzo a cui non sfugge nulla. I ritratti di Marx e Lenin, i gloriosi manifesti del PCI, i film in lingua russa sono poco più che timide e ingenue reminiscenze sulle quali sorridere. Un pò come fa Claudio quando osserva l’ingenuo e puro idealismo del suo salvatore, preservandolo da quelle malelingue pronte a condannarlo in assenza di prove. L’innamoramento sarà inevitabile e darà vita ad un’ irresistibile e insolito triangolo amoroso dove tutti si metteranno in discussione. Ed è proprio nella paura e nella libertà di dubitare che risiede l’eccezionale intelligenza di una commedia che andrebbe annoverata tra le migliori del nostro cinema. Gandi nel momento di massima fragilità e spaesamento non smette di interrogarsi ed indagare su se stesso. Non scarta a priori una possibile omosessualità, ma la considera un’ipotesi plausibile. Ci penserà Maria a chiarirgli le idee durante un’incandescente 1° maggio che culminerà in uno storico e indimenticabile Tango diverso. Pozzetto non ha mai ricercato la grande occasione o la pellicola che in un dato momento della vita  consente la svolta e raccoglie i favori di una critica famelica e impietosa. Ha continuato indisturbato il suo percorso restando fedele a quello spirito fanciullino che in uno dei suoi film più famosi gli ha permesso di crescere e diventare grande a soli otto anni. Un’esperienza decisamente deludente e poco in linea con una vita che per essere bela basta avere l’ombrela.
Laura Pozzi
https://re-movies.com/2020/07/16/la-patata-bollente-di-steno-1979/

La patata bollente è un film del 1979 diretto da Steno. Il film di Steno seguì di pochi mesi l’uscita della pellicola italo-francese Il vizietto di Édouard Molinaro del 1978, adattamento cinematografico di una commedia di Jean Poiret messa in scena nel 1973, con Ugo Tognazzi e Michel Serrault, che in Italia aveva ottenuto un grande successo di pubblico. Nella colonna sonora del film compare la canzone Tango diverso, scritta dal leader degli Squallor Totò Savio, destinata a diventare una canzone simbolo per gli omosessuali italiani, fino ad essere scelta come inno ufficiale del Gay pride svoltosi a Bologna nel 2008. Dopo aver appreso dai compagni la notizia della sua probabile nomina a delegato di fabbrica, Pozzetto\Gandi si esibisce in una divertente gag in cui fa il “verso” al noto sindacalista Luciano Lama. Con Renato Pozzetto, Edwige Fenech, Massimo Ranieri.

Trama
Operaio e sindacalista nella fabbrica Enicem, Bernardo Mambelli è il portavoce dei colleghi presso i superiori, dai quali è particolarmente stimato. Un giorno salva da un pestaggio di neofascisti un certo Claudio e lo porta a casa sua. Claudio, però, è un omosessuale e questo porta lo scompiglio nella vita di Bernardo: i vicini sospettano, i colleghi lo canzonano. La fidanzata lo sposa per far tacere le malelingue.

Che nostalgia viene a rivedere, dopo qualche anno, un film delizioso come La patata bollente di Steno: la stagione della commedia all’italiana, sebbene nella sua fase finale, riusciva ancora a produrre delle opere di indubbio valore, realizzando una felicissima sintesi tra il bisogno di affrontare questioni importanti, di natura sociale e antropologica, e l’esigenza di intrattenere piacevolmente il pubblico, il quale, tra una risata e l’altra, veniva convocato ad assumere una posizione netta rispetto a taluni temi che richiedevano una presa di coscienza.

Nel 1979 quale era la percezione dell’omosessualità nel mondo progressista della sinistra italiana? Gli sceneggiatori de La patata bollente (lo stesso Steno, Giorgio Arlorio e Enrico Vanzina) seppero costruire una storia ben strutturata, basata in parte sul collaudato gioco dell’equivoco, in cui a fare da sfondo c’era il mondo della fabbrica, con i problemi derivanti dal disinteresse dei padroni circa il miglioramento delle condizioni dei lavoratori, ancora legati a una rappresentanza sindacale rivelatasi irrimediabilmente inadeguata a interpretare in modo corretto le nuove esigenze provenienti dal corpo sociale.

Maria (interpretata dalla sempre opportuna e abbagliante Edwige Fenech), dopo aver assistito all’ennesima proiezione di un film russo con sottotitoli in un cinema d’essai (il titolo che campeggia sul manifesto è un fantasioso “Uomo operaio”), inveisce contro il fidanzato, Bernardo Mambelli, detto “il Gandi” (un Renato Pozzetto efficace), affermando senza andare per il sottile: “La classe operaia il sabato si vuole divertire”. Questa semplice ma assai tagliente battuta rendeva conto, già allora, delle nevrosi di un mondo che stava per essere definitivamente sussunto da un capitalismo sempre più fluido, per cui le sacrosante lotte che in passato avevano seriamente e giustamente animato la vita politica del nostro paese perdevamo fatalmente consistenza, finendo per divenire, nel loro anacronismo, materiale proficuo per una commedia. Steno fu abilissimo a disegnare, con rapide ma incisive pennellate, una situazione bloccata, stantia, che chiedeva di essere profondamente riformata.

A sparigliare le carte in tavola ci pensa Claudio (un Massimo Ranieri abile e credibile), un ragazzo omosessuale che, dopo essere stato sottratto a un pestaggio a opera dei fasciti, irrompe nella vita di Gandi, obbligandolo a rivedere le proprie posizioni. Il sillogismo era pressappoco questo: Gandi odia i fascisti; i fascisti odiano gli omosessuali; Gandi sta dalla parte degli omosessuali (leggi: la sinistra non può mantenere un atteggiamento neutro nei confronti dell’omosessualità, deve esporsi). Insomma, ci si rende facilmente conto di quanto una commedia come questa, con alle spalle un lavoro di scrittura solido e ben indirizzato, potesse scuotere le menti degli spettatori e costituire un efficace strumento per far ripartire un dibattito che si era da tempo addormentato.

L’entusiasmo provocato dalla visione de La patata bollente resiste al passare degli anni, laddove il film nella sua immediatezza, freschezza e acutezza non corre il pericolo di essere archiviato in quanto obsoleto; semmai è il contrario: un senso di sconforto assale lo spettatore, il quale, reduce dall’esperienza della commedia italiana contemporanea, non può che rimpiangere quel glorioso passato, in cui non degli intellettuali, ma degli uomini intelligenti, seppero interpretare al meglio i sentimenti che serpeggiavano nell’animo di un popolo che, forse per la presenza della Chiesa (generatrice implacabile di nevrosi), non era mai riuscito ad assumere un atteggiamento opportuno rispetto ad una questione che non poteva essere più accantonata (con tutto l’imbarbarimento culturale che una tale chiusura poteva comportare).

La patata bollente è un film prezioso da mostrare alle nuove generazioni (che magari l’avranno visto distrattamente nei vari passaggi televisivi) e da riproporre a tutti quelli che non ne avessero compreso fino in fondo l’indiscutibile valore.
Luca Biscontini
https://www.taxidrivers.it/88612/film-da-vedere/la-patata-bollente-di-steno-con-renato-pozzetto.html

Il cinema italiano al confine tra trash e politica

Nel panorama del cinema italiano ci sono film spesso ingiustamente sottovalutati. Dietro una regia o un montaggio o una fotografia indiscutibilmente trash, a volte si possono trovare dei messaggi importanti, ben nascosti tra le pieghe della sceneggiatura, nei dialoghi o in alcune scene cult.

Italia del 1979: cosa avreste fatto se aveste voluto affrontare seriamente il tema dell’omofobia in un film facendolo arrivare però a tutto il pubblico cinematografico dell’epoca e non solo a quello considerato “alto e pasoliniano”? Probabilmente avreste preso l’attore comico di punta del momento, l’attrice più spogliata e desiderata delle pellicole erotico-trash dell’epoca e un personaggio famoso realmente omosessuale, possibilmente non ancora dichiaratosi e disposto a rischiare il tutto per tutto pur di portare anche nella commedia all’italiana la figura dell’omosessuale che non fosse soltanto il “culattone” del Nord, il “frocio” del Centro o il “ricchione” del Sud.

È quello che ha fatto Steno ne “La Patata Bollente”. Bersaglio delle sue critiche: la Sinistra, che sognava la grande Unione Sovietica ma incapace di accettare la “diversità” quotidiana, non distinguendosi dunque dalla Destra in quanto a razzismo e omofobia.
Steno dipinge Bernando Mambelli, detto Gandi (Renato Pozzetto) come un eroe della Sinistra: operaio, ex pugile, con i poster di Marx e Lenin sul letto e falce e martello sulla porta del bagno, Gandi difende i suoi compagni di reparto e porta avanti da solo rivendicazioni sindacali per la fabbrica. D’altro canto, però, è un amante del cinema russo d’essai e sogna di andare in URSS, per la noia della sua bellissima fidanzata Maria (Edwige Fenech) che nel film vedremo nuda “solo” tre volte. Tra i due si inserisce Claudio (Massimo Ranieri), omosessuale che Gandi salva da un pestaggio fascista portandolo a casa sua e scatenando la più classica commedia degli equivoci…

Fino a quel momento, il tema dell’omosessualità nel cinema italiano era stato già toccato negli anni ’70 da registi come Fellini e Caprioli. In nessun caso però, si tratta di film popolari, i b-movies, ossia quello che negli anni ’70 la stragrande maggioranza degli italiani andava a vedere al cinema. Nel 1978, però, ebbe un grande successo un film italo-francese con Ugo Tognazzi che raccontava la bizzarra storia di una famiglia la patata bollente ranieri fenechomosessuale: Il Vizietto. Sull’onda di quel successo, il regista Steno (Stefano Vanzina, padre di Carlo e Enrico) che non era proprio uno che faceva le cose “per la gloria”, decise di mettere giù una sceneggiatura sul tema e di proporla ad un pubblico più ampio, sperando di replicarne gli incassi. Per la colonna sonora, Steno decide di affidarsi a Totò Savio, il cantante degli Squallor, che firmò un incredibile “Tango Diverso” che diventò una delle canzoni simbolo degli omosessuali italiani.

Che il film sia riuscito a far tenere in mente agli spettatori qualcosa in più dei pur statuari seni della Fenech? Scopritelo voi stessi.

La frase CULT:
–  Il sindacato siamo noi, anzi: sono io il sindacato!
– Un momento, aspetta! Guarda Gandi che i rapporti con la proprietà sono di competenza delle confederazioni. Gandi, ci parlo io col direttore. A livello di esecutivo ogni strategia di lotta è meglio sia filtrata da una mediazione a carattere unitario!
–  Con le vostre mediazioni a carattere unitario ci avete spappolato le palle!
http://www.pennaverde.it/2013/11/03/non-chiamateli-b-movies-la-patata-bollente/


 


4 comentarios:

  1. Ciao
    forse manca qualche link
    Puoi verificare grazie

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    Respuestas
    1. Io credo da sì. Grazie.

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    2. Perdón por el error.
      Correjidos los enlaces.

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    3. Gentiissimo come sempre
      un saluto dall'Italia

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