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miércoles, 20 de marzo de 2013

La paura fa 90 - Giorgio Simonelli (1951)


TITULO ORIGINAL La paura fa 90
AÑO 1951
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 90 min.
DIRECCION Giorgio Simonelli
GUION Vittorio Metz, Marcello Marchesi, Mario Amendola, Alberto Vecchietti
REPARTO Silvana Pampanini, Ugo Tognazzi, Franca Marzi, Carlo Croccolo, Virgilio Riento, Galeazzo Benti, Luigi Pavese, Anna Maria Bottini, Violetta Gragnani, Mario Castellani, Nino Milano, Alfredo Rizzo, Gondrano Trucchi, Totò Mignone, Augusto Di Giovanni, Clara Auteri Pepe, Luciano Benevene, Armando Guarneri, Ettore Jannetti, Lia Murano
FOTOGRAFIA Tino Santoni
MONTAJE Nino Baragli
MUSICA Armando Fragna
PRODUCCION Aleandro Di Paolo para E.D.I.C.
GENERO Comedia

SINOPSIS Compagnia di rivista fa sosta per una notte in un castello, abitato dal fantasma di un duca. Sarà scritturato. Scritto da Metz, Marchesi, Amendola e Alberto Vecchietti, è il 3° film di U. Tognazzi nella doppia parte dell'attore Attanasio e del fantasma. Senza pretese, scorrevole. (Il Morandini)


LA PAURA FA NOVANTA
• Figurato e ironico: sotto lo stimolo della paura si fanno cose che sembrerebbero impensabili in condizioni normali.
Nella cabala del lotto, dove a ogni numero dall'1 al 90 è abbinata una serie di simboli e d'immagini, la paura corrisponde al numero 90. Anche il verbo “fare”, in questo significato, appartiene alla tradizione del lotto, della tombola e delle lotterie popolari in genere.
http://dizionari.corriere.it/dizionario-modi-di-dire/P/paura.shtml

TRAMA:
Il duca di Boffignac, capitano dei moschettieri del Re, è stato ucciso da un marito tradito. Il suo spirito è condannato a vagare come fantasma nel castello dell'uccisore, finché non abbia vendicato la sua morte violenta su tutti i discendenti del suo nemico. Accade che l'ultimo di questi, Carlo Maltivoglio, detto Carletto, cantante in una compagnia di riviste, è costretto a fermarsi una notte, con la compagnia, nel castello abbandonato. L'attor comico della compagnia, avendo appreso la storia delle apparizioni notturne si traveste da moschettiere-fantasma e a mezzanotte fa la sua comparsa: ma, incontrandosi col fantasma autentico, sviene per lo spavento. Il fantasma, accolto a cuscinate dalle attrici, che credono trattarsi del loro compagno, si ritira in un vecchio baule, sua abituale dimora diurna. Il baule viene unito per errore ai bagagli della compagnia: in tal modo il fantasma resta vicino agli attori e può inserirsi nelle loro vicende. Vien persino scritturato dall'impresario. Alla fine, quando la soubrette, dopo aver tentato di uccidere, per gelosia, l'impresario, accusa perfidamente Carletto, il fantasma ne prende generosamente le difese, dichiarando che la miglior vendetta è il perdono. Dopo di che, redento infine, può salire al Cielo.

CRITICA:
" (...) Prolisso in alcune parti fino ad essere noioso, gettato nella farsa senza bisogno alcuno, il film cerca di salvarsi per alcune trovate di dialogo o per qualche situazione a volte indovinata (...). Per il resto si perde nella mediocrità anche se Tognazzi fa i suoi bravi sforzi per emergere". (E. Fecchi, "Intermezzo", n. 24 del 31/12/1951).

NOTE:


La paura fa 90 è un film del 1951 diretto da Giorgio Simonelli. L'idea del castello (abitato da un fantasma, o un vampiro o un mostro) invaso da una compagnia di attori o di ballerine (o da una troupe cinematografica, come accadeva nel fantasy-romantico Incanto di mezzanotte del 1940) non è certo originale e verrà ripresa successivamente da pellicole horror "serie", quali L'amante del vampiro, L'ultima preda del vampiro o Il boia scarlatto.

Prologo:
Un capitano dei moschettieri del re, un po' dongiovanni, il duca di Boffignac, è stato ucciso da un marito tradito, tale Champignon, e il suo fantasma vaga nel castello di colui che lo ha ucciso, condannato a restarvi fintanto non abbia vendicato la sua morte violenta, eliminando parimenti tutti i discendenti del suo carnefice. Albori anni '50: i componenti di una compagnia di rivista, attori, stelline e soubrettes, sono costretti a pernottare una notte, proprio in quel castello, ormai abbandonato, se si escludono i custodi Pinotto ("dell'Italia settentrionale") e Bargilio. E, udite udite, fra di essi c'è Carlo "Carletto" Champignon che non è altri che un discendente di colui che uccise Boffignac. L'attor comico della compagnia, Anastasio, avendo appreso la storia dello spettro di Boffignac, si traveste da moschettiere-fantasma e a mezzanotte compare, ma, casualmente, s'incontra proprio con l'autentico fantasma, e così, per lo spavento, sviene. Il fantasma viene accolto a cuscinate dalle attrici, giacché esse credono si tratti di Anastasio. Allora lo spettro si nasconde in un vecchio baule, suo abituale rifugio diurno. Quando la compagnia ritorna a casa, porta seco per errore anche il baule. Il fantasma compie alcuni prodigi in scena e viene persino scritturato dall'impresario. Alla fine, quando la soubrette - dopo aver tentato di uccidere, per gelosia, l'impresario - accusa ingiustamente Carletto, il fantasma ne prende generosamente le difese, dichiarando che la miglior vendetta è il perdono. Il gesto lo redime, e può finalmente salire al Cielo, con i suoi compagni moschettieri, che sono stati finora ad attenderlo.
http://it.wikipedia.org/wiki/La_paura_fa_90

2 comentarios:

  1. Scusa se ripeto la richiesta a distanza di giorni, ma potresti ripostare i links del film,
    NELLA CITTA' PERDUTA DI SARZANA (la seconda parte non si vedeva).
    Ti ringrazio anticipatamente
    un saluto

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