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lunes, 25 de noviembre de 2013

Il medico della mutua - Luigi Zampa (1968)


TITULO ORIGINAL Il medico della mutua
AÑO 1968
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACION 98 min.
DIRECCION Luigi Zampa
GUION Sergio Amidei, Alberto Sordi, Luigi Zampa (Novela de Giuseppe D’Agata)
MUSICA Piero Piccioni
FOTOGRAFIA Ennio Guarnieri
MONTAJE Eraldo Da Roma
REPARTO Alberto Sordi (Dr. Guido Tersilli), Sara Franchetti (Teresa), Ida Galli (Anna Maria), Nanda Primavera (Mamma Tersilli), Bice Valori (Amelia Bui), Leopoldo Trieste (Pietro)
PREMIOS  1968: Premios David di Donatello: Mejor actor (Alberto Sordi)
PRODUCTORA Euro Film / Explorer Film '58
GENERO Comedia | Medicina 

SINOPSIS El Doctor Guido Tersilli ha tenido que claudicar y solicitar el ingreso en la mutua. Una vez dentro, al no tener muchos medios económicos, le resulta muy duro conseguir pacientes mutualistas. Así se instala en la zona de la ciudad con menos médicos de la mutua y, gracias a la ayuda de su madre y su novia, poco a poco conseguirá hacerse con pacientes... Comedia en forma de ácida crítica sobre el funcionamiento de la Sanidad Pública italiana. Al año siguiente, Luciano Salce dirigió la secuela, titulada "Doctor Tersilli, médico de la clínica Villa Celeste, afiliada a la mutua". (FILMAFFINITY)

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Subtítulos (Español)


Siamo nel 1968, anno in cui l’Italia è teatro di grandi rivolgimenti socio-culturali che passano dalla manifestazioni in piazza e dalle contestazioni contro l’ordine prestabilito e il sistema economico e sociale dell’Italia.
Ed è inevitabile che tale contesto di fermento influisca anche sul cinema che a suo modo fa sue le istanze del popolo. Arriva così nel 1968 Il medico della mutua, film geniale diretto da Luigi Zampa, con la sceneggiatura scritta dallo stesso regista con il supporto di Sergio Amidei e di Alberto Sordi, il quale, ovviamente, ne è anche il protagonista.
A metà tra commedia e denuncia, Il medico della mutua fu un film che creò un grosso scalpore alla sua uscita, proprio perché per la prima volta un regista portava sui grandi schermi, in maniera così nitida, seppur fingendo di nascondersi dietro il velo della commedia, la verità dell’Italia del boom economico, dove ormai il denaro è divenuto principio unico e basilare al quale dedicare gli sforzi di un’intera esistenza.
Ne Il medico della mutua Alberto Sordi interpreta il Dott. Guido Tersilli. L’obiettivo del giovane medico è riuscire ad aprire un suo studio a Roma, unico mezzo possibile per ripagare la madre, e se stesso, dei tanti sacrifici fatti per guadagnarsi quella posizione. Per riuscire nel suo intento con il minor sforzo possibile la strada migliore è quella della convenzione con la
Una convenzione che vuol dire guadagnare sulla quantità di mutuati che si riesce ad ottenere e il dott. Tersilli, aiutato da madre e fidanzata, riescono ad ottenerne un buon numero. Ma non è ancora sufficiente e il dottore cerca una via ancora più comoda: sedurre l’anziana moglie del Dott. Bui, anch’egli ormai anziano, aspettando la sua dipartita per accaparrarsi anche questi altri mutuati. Obiettivo raggiunto anche questa volta, ma forse Tersilli ha esagerato.
Oltre 3000 mutuati sono una grande fonte di guadagno, ma anche di forte stress. Tersilli ha un collasso ma non può curarsi a dovere, dovendo difendere moglie e mutuati dall’attacco degli altri medici. Il finale de Il medico della Mutua è quantomai grottesco e rappresentativo delle brutture dell’Italia di quegli anni e anche dei successivi: Tersilli, comodamente seduta nel terrazzo di casa sua con in mano un drink, che visita i malati al telefono.
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La figura di Guido Tersilli è quella che ha tolto il velo di purezza dalla professione medica, quella che ha rivelato l’insana abitudine di istituire un mercato dei mutuati, quella che ha svelato la poco lusinghiera consuetudine del medico di base di ottenere percentuali economiche derivanti da richieste di visite o esami strumentali specialistici. All’origine il graffiante romanzo di Giuseppe D’Agata (conseguentemente espulso dalla professione medica) e i risultati di un’inchiesta sui medici della mutua e i loro pazienti svolta in quegli anni dal regista con lo sceneggiatore Sergio Amidei. Alberto Sordi in una memorabile interpretazione, intento a fare visite lampo, sgnaccare diagnosi all’ingrosso e piazzare terapie sconclusionate, imposte però ai mutuati come necessarie e insostituibili, “tanto quello che conta è l’effetto psicologico visto che ogni malattia dopotutto ha il suo corso”. Altro che stare a cavillare sui segni semeiologici e rompersi il capo con la diagnostica differenziale come in clinica universitaria. Dall’altra parte un implacabile ritratto dei mutuati italiani, assidui frequentatori di ambulatorio e incredibili divoratori di ricette, considerati alla stregua di una mandria di buoi, che obbedisce disciplinata al momento del cambio del medico, non prendendosi la briga di effettuare una scelta autonoma poiché questo comporterebbe un certo impegno mentale e l’intera responsabilità di un eventuale errore.
Numerose le battute esilaranti come quella che configura l’aspetto eroico della medicina del tempo: “resterà per me sempre un mistero come un ferito può sopravvivere ad un trasporto in ambulanza”. Altra intuizione geniale, ripresa dal libro, è quella in cui uno sciopero dei medici della mutua per questioni economiche determina la drastica riduzione dell’affluenza negli ambulatori e pone l’arcano dilemma: “o in questo periodo tutti hanno ritrovato una salute di ferro, o la mutua e i medici hanno davvero creato i malati”. Indimenticabile anche la figura della madre che batte incessantemente tutti i luoghi di ritrovo del quartiere per fare pubblicità alle virtù del suo figliolo neo-laureato.
Apparentemente il film viene a configurarsi come una farsa divertente e paradossale su un episodio marginale della sanità italiana dell’epoca, ma forse rappresenta qualcosa di più visto che negli anni Settanta la commissione parlamentare incaricata di preparare la legge istitutiva del futuro Sistema Sanitario Nazionale, acquisì il romanzo come un vero e proprio documento sullo situazione della Sanità in Italia. Il finale poi è profetico con Sordi intento a fare diagnosi e dettare la cura per telefono, dopo essere stato costretto a chiudere temporaneamente l’ambulatorio successivamente ad una sincope da burn-out, dovuto al raggiungimento della cifra record di 3115 mutuati, numero che determina 21000 visite all’anno cioè circa 7 visite per mutuato, suddivise in 70 visite ambulatoriali e 5 domiciliari al giorno per un totale di 13 ore di lavoro quotidiane.
Tali cifre difficili da spiegare razionalmente trovano forse una giustificazione in una frase che D’Agata scriveva nel suo romanzo: “non c’è alcuna convenienza ad essere completamente sani: qualche disturbo di tipo cronico rappresenta un ottimo antidoto contro l’angoscia e il suicidio”.
La figura di Guido Tersilli è quella che ha tolto il velo di purezza dalla professione medica, il film quello che ha rivelato l’insana abitudine di istituire un mercato dei mutuati, quello che ha svelato la poco lusinghiera consuetudine del medico di base di ottenere percentuali economiche derivanti da richieste di visite o esami strumentali specialistici. All’origine il graffiante romanzo di Giuseppe D’Agata (conseguentemente espulso dalla professione medica) e i risultati di un’inchiesta sui medici della mutua e i loro pazienti svolta in quegli anni dal regista con lo sceneggiatore Sergio Amidei. Alberto Sordi in una memorabile interpretazione, intento a fare visite lampo, sgnaccare diagnosi all’ingrosso e piazzare terapie sconclusionate, imposte però ai mutuati come necessarie e insostituibili, “tanto quello che conta è l’effetto psicologico visto che ogni malattia dopotutto ha il suo corso”. Altro che stare a cavillare sui segni semeiologici e rompersi il capo con la diagnostica differenziale come in clinica universitaria. Dall’altra parte un implacabile ritratto dei mutuati italiani, assidui frequentatori di ambulatorio e incredibili divoratori di ricette, considerati alla stregua di una mandria di buoi, che obbedisce disciplinata al momento del cambio del medico, non prendendosi la briga di effettuare una scelta autonoma poiché questo comporterebbe un certo impegno mentale e l’intera responsabilità di un eventuale errore.
Numerose le battute esilaranti come quella che configura l’aspetto eroico della medicina del tempo: “resterà per me sempre un mistero come un ferito può sopravvivere ad un trasporto in ambulanza”. Altra intuizione geniale, ripresa dal libro, è quella in cui uno sciopero dei medici della mutua per questioni economiche determina la drastica riduzione dell’affluenza negli ambulatori e pone l’arcano dilemma: “o in questo periodo tutti hanno ritrovato una salute di ferro, o la mutua e i medici hanno davvero creato i malati”. Indimenticabile anche la figura della madre che batte incessantemente tutti i luoghi di ritrovo del quartiere per fare pubblicità alle virtù del suo figliolo neo-laureato.
Apparentemente il film, coadiuvato dalla splendida colonna sonora di Piccioni, viene a configurarsi come una farsa divertente e paradossale su un episodio marginale della sanità italiana dell’epoca, ma forse rappresenta qualcosa di più visto che negli anni Settanta la commissione parlamentare incaricata di preparare la legge istitutiva del futuro Sistema Sanitario Nazionale, acquisì il romanzo come un vero e proprio documento sullo situazione della Sanità in Italia. Il finale poi è profetico con Sordi intento a fare diagnosi e dettare la cura per telefono, dopo essere stato costretto a chiudere temporaneamente l’ambulatorio successivamente ad una sincope da burn-out, dovuto al raggiungimento della cifra record di 3115 mutuati, numero che determina 21000 visite all’anno cioè circa 7 visite per mutuato, suddivise in 70 visite ambulatoriali e 5 domiciliari al giorno per un totale di 13 ore di lavoro quotidiane.
Tali cifre difficili da spiegare razionalmente trovano forse una giustificazione in una frase che D’Agata scriveva nel suo romanzo: “non c’è alcuna convenienza ad essere completamente sani: qualche disturbo di tipo cronico rappresenta un ottimo antidoto contro l’angoscia e il suicidio”.
«La mutua è una grande casa, alta e ben intonacata, con entrata principale e uscite secondarie. Davanti a questa grande casa il medico si sente meschino e smarrito. Una volta non c’era, la mutua, e i medici di una volta se la passavano bene: quasi tutti diventavano ricchi, alcuni ricchissimi. Tutti facevano i loro soldi, c’erano clienti a volontà, lavoro sempre garantito. Un giovane medico non aveva bisogno di aspettare tanto, di fare una trafila di burocrazia, di scrivere domande, di armarsi di una decorosa pazienza: gli bastava aprire un ambulatorio, e subito si faceva la sua affezionata clientela. Una laurea in medicina era una laurea come si deve. Oggi purtroppo c’è la mutua: succhia il sangue di noi medici, dei mutuati e dei padroni, e lo trasforma in corridoi, uffici, ascensori, uscieri, dattilografe, impiegati, capi e dirigenti amministrativi, direttori sanitari, medici funzionari, infermieri, e così via. Tutta roba che è fatta apposta per tarpare le ali alla nostra libera professione…» (Giuseppe D’Agata, Il medico della mutua, prima edizione Feltrinelli 1964)


L’ambizioso dr. Guido Tersilli (Alberto Sordi) ha deciso che la sua laurea in medicina debba essere monetizzata al più presto e nella maniera più lucrosa possibile, quindi alla faccia del giuramento di Ippocrate punta tutta la sua attenzione sul popolo dei mutuati, un esercito di malati da sfruttare per far cassa e carriera.
Ad aiutare Tersilli la fidanzata Federica e la madre vedova entrambe impegnate a sostenere l’uomo di casa nella sua scalata, così dopo aver aperto un ambulatorio, Tersilli presta servizio anche in una importante clinica, nella quale prosegue la sua caccia ai mutuati, ma non solo grazie alla sua faccia tosta e a una massiccia dose di servilismo riesce ad ingraziarsi sia il primario che le suore infermiere che diventeranno fonte vitale per la selezione dei pozienti più ambiti.
L’ambizione di Tersilli però non ha limiti e quindi, già odiato da tutti i colleghi della clinica, riesce a circuire la moglie di un medico in fin di vita con un grandioso portafoglio mutuati e a farseli assegnare tutti, scatenando l’ira e l’invidia di tutto il personale medico con cui collabora, arrivando ad appropriarsi anche del lussuoso studio medico del moribondo.
Neanche di fronte ad un collasso che lo porterà nella stessa clinica da lui saccheggiata di mutuati e in balia dall’esercito di colleghi avvoltoi pronti a spartirsi il suo portafoglio malati dopo una sua everntuale dipartita, fermerà Tersilli che scampato il pericolo deciderà di ottimizzare ulteriormente i tempi di visita dedicati ai suoi pazienti, così escogiterà delle visite telefoniche dalla terrazza del suo attico, dopotutto perchè scomodarsi ad incontrare tutti quei pazienti?
Il regista Luigi Zampa che aveva già diretto Sordi ne Il vigile e Ladro lui, ladra lei permette all’attore romano di ritrarre l’ennesimo personaggio cinico e brutalmente realistico che Sordi smussa ad arte e rende divertente, così che lo spettatore possa metabolizzarne tutta la negatività e la cialtroneria ben evidenti, aggiungendo un’efficace satira sulla sanità dell’epoca, siamo nel ’68, confezionando un film dalle tematiche scomode e purtroppo ancora oggi molto attuali.
L’istrionico Sordi lavora su alcuni tic consolidati in anni di personaggi e maschere che poi verranno successivamente saccheggiate da attori e comici nei decenni successivi, uno su tutti Christian De Sica, Il medico della mutua diventa un classico della commedia all’italiana e fruirà ad un anno di distanza di un sequel diretto da Luciano Salce, Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue.
Note di produzione: La colonna sonora di Piero Piccioni contiene Samba Fortuna, un brano rielaborato nel sequel di Salce e che diventerà un classico delle musiche da film, nel ricchissimo cast di questo primo episodio anche Bice Valori, Leopoldo Trieste, Pupella Maggio e Tano Cimarosa.
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Il medico della mutua è una satira dura e precisa del sistema sanitario italiano alla fine degli anni 60.
Sordi è Guido Tersilli, giovane medico neolaureato e arrivista che scova nella carriera di medico della mutua la strada più veloce per fare soldi. Il film racconta la sua scalata tramite trucchi e sotterfugi per accaparrarsi il maggior numero possibile di mutuati a scapito dei colleghi e naturalmente della qualità del suo lavoro.
Da ricordare la scena in cui Tersilli si lascia sopraffare dalla sua sete di successo e mette in piedi una specie di catena di montaggio rendendo sempre più brevi le visite. Al culmine della vicenda riuscirà ad avere 3000 mutuati ad ognuno dei quali toccano non più di 5 minuti di visita.
Il ritmo è naturalmente insostenibile e Tersilli collassa finendo nelle mani dei colleghi a quali si è reso odioso e che si rivelano suoi cloni perfetti.
Indimenticabile poi la colonna sonora con la traccia principale che diventerà talmente famosa da essere usata per anni come sigla di introduzione dello stesso Sordi nelle trasmissioni televisive.
Il film è divertente anche a quarant’anni di distanza, rapido, veloce, pieno di situazioni esagerate che rendono grottesco non solo il personaggio principale ma anche parecchi di quelli che gli ruotano intorno.
E l’Albertone nazionale è fantastico in un ruolo che Luigi Zampa sembra avergli cucito addosso (ma la stessa sensazione si ha con molti film di Sordi). Meschino, esagerato, arrivista, Guido Tersilli è quanto di peggio la professione medica poteva offrire nel 1968.
Curiosità: il personaggio ritornerà l’anno seguente in Il prof. dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue, titolo wertmulleriano in cui si analizza una situazione parimente corrotta nel mondo delle cliniche private.
I due film sono quasi un’integrazione l’uno dell’altro pur non avendo alcun riferimento all’interno della trama.

2 comentarios:

  1. uno dei capolavori del grande Albertone !
    grazie del posting.
    ;-)

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  2. Me la llevo, Amarcord, Gracias. (zippyshare sin captchas en JDownloader !, que alivio!)

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