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domingo, 13 de junio de 2021

Il giorno più corto - Sergio Corbucci (1963)

TÍTULO ORIGINAL
Il giorno più corto
AÑO
1963
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
91 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Sergio Corbucci
GUIÓN
Giorgio Arlorio, Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi. Historia: Sandro Continenza
MÚSICA
Piero Piccioni
FOTOGRAFÍA
Enzo Barboni (B&W)
REPARTO
Ciccio Ingrassia, Franco Franchi, Virna Lisi, Gino Cervi, Walter Chiari, Raimondo Vianello, Sylva Koscina, Renato Salvatori, Rossella Como, Totò, Annie Girardot, Ugo Tognazzi, Eduardo De Filippo, PRODUCTORA
Cinecompar, Titanus
GÉNERO
Comedia | Parodia. I Guerra Mundial

Sinopsis
Parodia italiana de la superproducción estadounidense sobre el desembarco de Normandía ("El día más largo", 1962) pero adaptada a la I Guerra Mundial. Los protagonistas son dos tipos muy torpes que se convierten en héroes sin buscarlo. (FILMAFFINITY)
 
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Una de las primeras películas de Sergio Corbucci que trata de una parodia de El día más largo, un film bélico mastodóntico que entonces triunfaba por las carteleras mundiales.
Protagonizada por dos cómicos sicilianos famosos por sus bufonadas exageradas, aunque en aquel tiempo aún no estaban demasiado maleados por lo que aún se podían soportar.
Ambientada en la primera guerra mundial tiene muy buenos momentos, destacando de un extenso reparto de cameos, la rubia oficial del cine italiano Virna Lisi que exhibe dotes de actriz cómica que fueron desaprovechados por los directores que le tocaron en suerte.
Corbucci sabe sacar partido de las situaciones controlando a los "graciosos" y la acción está llevada con muy buen ritmo, sin caer en el astracán.
No es una obra maestra pero si una película nada desagradable que se deja ver con simpatía, no aburre y en algunos momentos hasta tiene su gracia.
Salvador Sáinz
http://www.diariodecine.es/sscineclasico34.html

Durante la Grande Guerra, un disgraziato venditore ambulante siciliano (interpretato da Ciccio Ingrassia) riceve in eredità dal proprio zio mafioso (Carlo Pisacane) in punto di morte il figlio imbranato di quest’ultimo (Franco Franchi). Come da tradizione per i film della coppia, i due iniziano a imbarcarsi in una serie di disavventure fino addirittura a trovarsi in trincea con il Regio Esercito Italiano.

Anche se ambientata nella prima e non nella seconda guerra mondiale, la pellicola diretta da Corbucci è un’evidente parodia dell’americano Il Giorno più lungo ,uscito l’anno precedente, il cui cast annoverava ben 42 star del cinema stelle e strisce. Nel suo piccolo, anche il film qui preso in esame, non è da meno come numero di attori messi in campo, molti sono quelli impiegati in ruoli secondari o piccole apparizioni.
Il film – scritto da Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi e Giorgio Arlorio – alterna momenti di grande comicità (l’inizio in Sicilia, la scena del campo minato, gli equivoci al campo nemico) a sequenze prive di mordente e alla lunga irritanti (tutta la parte con Raimondo Vianello, le trincee). Le gag stesse della sequenza del Tribunale – la quale fa da collante ai flashback cui si dipana il film durante l’arco dei suoi 90’ – risultano talvolta inutilmente tirate e prive di senso. Tra i pregi del film – oltre al sempre simpatico duo Franchi/Ingrassia – va riconosciuta una grande cura nella ricostruzione dei set e della scenografia, senza tralasciare naturalmente l’esperta mano di Sergio Corbucci dietro la macchina da presa. La fotografia è di Enzo Barboni, futuro regista de Lo chiamavano Trinità, e tra gli assistenti alla regia figura un giovane Ruggero Deodato. Ma il vero motivo d’interesse nei confronti della pellicola è senza dubbio la quantità incredibile di camei di cui si accennava sopra. Il film fu realizzato dalla Titanus – che versava all’epoca in condizioni economiche precarie – e decine di star (il poster ne indica ben 88) di fama nazionale e internazionale accettarono di prendervi parte a titolo gratuito per sostenere la casa di produzione. E così, tra una gag e l’altra, possiamo riconoscere attori del calibro di Peppino ed Eduardo de Filippo, Nino Taranto, Gino Cervi, Jean-Paul Belmondo, Luciano Salce, Vittorio Caprioli, Erminio Macario, Giuliano Gemma, Franco Fabrizi, Aroldo Tieri, Philippe Leroy, il già citato Vianello e tantissimi altri (si veda l’elenco in calce). Negli ultimi secondi del film non mancano un paio di battute da parte di Totò il quale stava girando all’epoca Il Monaco di Monza e compare infatti nel ruolo di un curioso frate-bersagliere.
Francesco Hannibal Aliberti
https://cinemaitalianodatabase.com/2017/10/10/il-giorno-piu-corto-1963-di-bruno-corbucci-recensione-del-film/

Critica:
Il film si risolve in una serie di sketches che, per puro caso, hanno il fronte di guerra come teatro. Non va preso troppo sul serio. Quelli di Totò sono giochi di parole e il resto è citrullaggine. Alberico Sala, Corriere d'Informazione, Milano 15 febbraio 1963.

Anche questo film, come il precedente "I due colonnelli", sia pure in senso rovesciato e ovviamente metabolizzato e rielaborato in chiave farsesca e in parte parodistica trae lo spunto da "La grande guerra".

Il titolo sfrutta l'enorme successo commerciale dell'allora appena uscito, in cinemascope, "Il giorno più lungo", che durava 3 ore ed era interpretato da un esercito di attori in ruoli minimi. Nel film di Corbucci praticamente de Curtis è poco più di una comparsa come del resto le altre decine e decine di attori che vi compaiono: insomma tutto il Gotha italiano, a cui si aggiungono gli inevitabili, per film di questo genere, Gerard Herter e Roland von Barthrop, oltre agli altri stranieri Jean Paul Belmondo, Yvonne Sanson, Walter Pidgeon, Garden Scott, Philipe Leroy, Mac Roney, Annie Girardot, Anouk Aimee e Stewart Granger.

Con notevoli punti di riferimento alla "Grande guerra", la storia, ispirata anche a un certo pacifismo di fondo, è incentrata su due poveri diavoli siciliani (Franco Franchi e Ciccio Ingrassia) che, entrati per caso nella grande guerra e, per una serie di fortuite circostanze, processati per alto tradimento, vengono alla fine proclamati eroi loro malgrado.

Il film racconta la loro storia attraverso il proesso celebrato nei loro confronti. Con frequenti flash-back, come avveniva già in "Dov'è la libertà?" e "Lo smemorato di Collegno", Corbucci, come del resto aveva già fatto egregiamente Giuseppe Amato con "Yvonne la nuit", ricostruisce con garbo e buoni spunti di osservazione e realistica, la società italiana che, insieme a quella europea, si svegliava dalle Belle Epoque.

Non privo di arguzia (bella la lunga arringa dell'avvocato difensore Walter Chiari) il film è letteralmente frantumato in una miriade di personaggi secondari (tutti interpretati da attori famosi) e di sketches brevissimi e spiritosi, tra i quali va segnalata l'esortazione esilarante di un ufficiale italiano (Gordon Scott) che si rivolge ai suoi soldati prima della battaglia con l'urlo "Avanti Savoia ma ricordatevi di Alamo".

De Curtis interpreta il ruolo di un cappellano bersagliere, esibendosi soprattutto in pochi verbali del suo collaudato repertorio.
Tratto da "Totò principe clown" di Ennio Bìspuri per gentile concessione
http://www.antoniodecurtis.org/giorno.htm


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