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domingo, 20 de junio de 2021

L'assedio - Bernardo Bertolucci (1998)

TÍTULO ORIGINAL
L'assedio
AÑO
1998
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
98 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Bernardo Bertolucci
GUIÓN
Clare Peploe, Bernardo Bertolucci. Historia: James Lasdun
MÚSICA
Alessio Vlad
FOTOGRAFÍA
Fabio Cianchetti
REPARTO
Thandie Newton, David Thewlis, Claudio Santamaria, John C. Ojwang, Massimo De Rossi, Cyril Nri, Paul Osul, Veronica Lazar
PRODUCTORA
Coproducción Italia-Reino Unido; Fiction Films, Mediaset, Tele+
GÉNERO
Drama. Romance | Drama romántico. África. Música

Sinopsis
Cuando el dictador de su país encarcela a su marido, una joven africana (Thandie Newton) se ve obligada a exiliarse por motivos políticos y llega a Italia, donde comenzará a vivir en una vieja casa romana con un pianista británico (David Thewlis). Ella estudia medicina, y hace la limpieza a cambio de la habitación. El amor surgirá entre estas dos almas solitarias, pero también saldrán a la luz sus diferencias políticas y culturales (FILMAFFINITY)

Premios
1998: Premios David di Donatello: 3 nominaciones, incluyendo a mejor película

2 
Sub 

Sacerdote africano – Ed egli disse ai discepoli: Tutti mangiavano e bevevano, compravano e vendevano, piantavano e costruivano. Ma nel giorno in cui Lot uscì da Sodoma, una pioggia di fuoco e zolfo cadde dal cielo e fece perire tutti quanti. Chi cercherà di salvare la sua vita la perderà; e chi la perderà l’avrà salvata.

Fuggita dal paese natio in Africa, Shandurai studia medicina a Roma. In cambio di vitto e alloggio, lavora come colf per Mr. Kinsky, un pianista inglese che vive in un palazzo un po’ decadente del centro storico, ereditato dalla zia. Kinsky è scapolo e occupa il piano nobile; la giovane donna ha sistemato il proprio spazio privato di sotto, nella vecchia cucina. Una notte, il padrone di casa infila un’orchidea nel portavivande che le serve da dispensa. Seguono altri enigmatici messaggi e regali, finché una sera lui si decide a dichiararle goffamente i propri sentimenti. Sottraendosi all’abbraccio, lei gli urla in faccia, rivelando che è sposata, e che suo marito è rinchiuso da anni in Africa come prigioniero politico. Sconvolto, Kinsky si profonde in scuse e la lascia tranquilla.

Intanto Shandurai, ormai all’erta, si mette in cerca di un nuovo alloggio, quando nota, continuando a fare le pulizie di sopra, che certi mobili e oggetti d’arte spariscono uno dopo altro. Quadri, statuine, arazzi, pianoforte: insomma il palazzo si sta svuotando, mentre Kinsky avvia misteriosi contatti con un prete di colore… Pochi mesi dopo, arriva la notizia della liberazione del marito di Shandurai, che presto sarà autorizzato a raggiungerla in Italia.
https://bernardobertolucci.org/film/lassedio/


A Roma l'africana Shandurai si mantiene agli studi facendo la cameriera in casa di Mr. Kinski, pianista inglese. Per comprare la liberazione del marito di Shandurai, in carcere per ragioni politiche, Kinski vende i propri preziosi oggetti antichi, pianoforte compreso. Conquistata dalla sua generosa dedizione, la giovane contraccambia. 4° film d'amore di Bertolucci. Impregnato di musica (Alessio Vlad), è un film, tratto dal racconto The Siege dell'inglese James Lasdun, che inizialmente doveva essere diretto da Clare Peploe, moglie del regista. Il suo contributo è determinante in sede di sceneggiatura, ma anche nelle fasi successive per la riflessione sui limiti dell'arte e per la sua componente femminile (e femminista).

Procede per opposizioni: Africa/Europa, povertà/agiatezza, vitalità/nevrosi, cantilena africana/pianismo europeo, cinema classico/moderno, leggerezza/intensità.

Coinvolgente sul piano sonoro, specialmente nella 2ª parte, è geniale su quello spaziale e scenografico. Alla verticalità dei rapporti tra i due protagonisti nella fatiscente casa liberty (il portavivande, le scale) corrisponde lo sviluppo concentrico a spirale (la tromba delle scale, il vulcano all'inizio). C'è anche l'opposizione tra l'interno (la casa in vicolo del Bottino a Trinità dei Monti) e l'esterno (una Roma africana e monumentale, calata in una luce calda). Qualche inconveniente nel disegno delle psicologie dei personaggi e in certi stilemi di scrittura (il ralenti): sono peccati veniali in un film libero e giovane, ricco di malia, invenzioni registiche, sequenze bellissime: l'aspirapolvere di Shandurai mentre Mr. Kinski compone, il concerto privato per i bambini. Nella colonna musicale Bach, Beethoven, Chopin, Coltrane, Cooder, Grey, Mozart, Scriabin. Fotografia di Fabio Cianchetti, montaggio di Jacopo Quadri. Un film giovane anche nei collaboratori. 3 Globi d'oro 1999 (stampa estera): film, regia, musica (A. Vlad).

Il finale del film è aperto, si resta sospesi tra il ritorno di Shandurai col marito e la nascita dell'amore con mr. Kinski, ma forse non conta il sogno di una notte.
http://ilgiornalieri.blogspot.com/2010/12/lassedio-shandurai-di-bernardo.html


Trama del film L’assedio:
Kinsky è un pianista inglese che vive e lavora in un appartamento al centro di Roma.

La sua colf è Shandurai, ragazza africana fuggita dalla dittatura, studentessa di medicina, il cui marito è prigioniero politico in Africa. Kinsky non tarda ad innamorarsi della ragazza, che però non ricambia.

Pian piano la casa del pianista si svuota di tutti gli oggetti di valore, compreso il pianoforte. Quando Shandurai scopre che l’uomo ha venduto tutto per ottenere la liberazione di suo marito, comprende la forza dei sentimenti di Kinsky, ne resta colpita e si accorge che anche in lei qualcosa è cambiato. Cosa farà di lì a poco, all’arrivo del marito a Roma?

Analisi:
Dopo Io ballo da sola Bernardo Bertolucci, indiscusso maestro del nostro cinema, si cimenta con questo lavoro inizialmente destinato alla televisione, poi distribuito nelle sale, accettando la sfida di un medium diverso senza sacrificare il suo stile. Si tratta del Bertolucci che prediligere storie quotidiane, ambientate in spazi ristretti in cui il mondo sembra ridursi all’essenziale. Un Bertolucci lontano dalla potenza evocativa e dai fasti de L’ultimo imperatore.
Tuttavia, in questa dimensione maggiormente intimista si possono sentire con più forza le corde dell’animo umano risuonare. È questo uno di quei casi in cui bisogna porsi all’ascolto oltre che della musica – cui il regista si affida moltissimo, con una scelta drastica e poco televisiva – dei più piccoli sussulti, scrutare gli sguardi e le espressioni, i gesti dei protagonisti, parchi di parole.

Al posto dei dialoghi, coinvolgenti partiture di Mozart, Grieg, Bach, Beethoven, Chopin suonate da Kinsky (David Thewlis, perfetto pysique du role d’artista, gentleman inglese, con fascino ammiccante ma discreto), ma c’è anche la musica africana e John Coltrane. Bertolucci conduce con sapienza attraverso eloquenti inquadrature dai particolari spesso rivelatori, come lo è il montaggio, che mostrano una Shandurai (una brava Thandie Newton) sempre più in sintonia con Kinsky e la sua musica. L’essenza del film è l’incontro tra due mondi lontanissimi, che si trovano a vivere a stretto contatto.

Non solo un incontro di culture – l’africana e l’europea, un’occasione per parlare di immigrazione, dittature, regimi – ma un incontro tra due personalità opposte. Impossibile sulla carta, ma quella distanza può essere facilmente annullata. Metafora ne è, oltre alla musica, lo spazio del film: i due appartamenti –  il piano alto dove vive Kinsky e il seminterrato in cui è ospite Shandurai – collegati da una scala a chiocciola, spesso percorsa da entrambi fino a trovarsi al piano superiore (la stessa dicotomia tra alto e basso si ritroverà in Io e te, pellicola dall’ambientazione quasi claustrofobica, anch’essa scandaglia due individualità opposte a confronto). I concetti di amore e sacrificio, poi, vanno di pari passo: l’amore di Kinsky per Shandurai è rispettoso, il suo britannico contegno fa da contraltare al sacrificio estremo,la vendita dei beni, la rinuncia allo strumento della propria arte in nome di un sentimento sconvolgente.
Fuori da quelle mura in Vicolo del Bottino, e solo in subordine, Piazza di Spagna, la metropolitana, l’università dove la ragazza studia medicina, il suo compagno di studi Agostino (Claudio Santamaria). Una Roma che impara a diventare multietnica. Ma anche l’Africa lasciata lontano, alle cui responsabilità Shandurai sarà richiamata.

Il soggetto del film L’assedio è tratto da un racconto di James Lasdun.
https://www.cinefilos.it/rubriche/cinefilos-bules/lassedio-recensione-del-film-di-bernardo-bertolucci-83216


L’assedio, lavoro in cui ancora una volta Bertolucci ritrae vite rinchiuse in ambienti interni densi di pulsioni psicologiche.

La carriera di ogni grande autore è contraddistinta da capolavori acclamati e pluripremiati e da film meno considerati ma non per questo privi di contenuti e di spunti di alto cinema. È il caso de L’assedio, film del 1999 con il quale Bernardo Bertolucci conferma la tendenza, proseguita anche con i successivi The Dreamers e Io e Te, a chiudersi in spazi interni ma vivaci, e densi di pulsioni psicologiche. Inizialmente destinato alla televisione, il film rappresenta l’occasione per porre sullo schermo un confronto fra culture molto lontane ma vogliose di dialogare fra loro all’alba del terzo millennio sullo sfondo di una Roma grigia e impoverita dei suoi monumenti e della sua magia. Immagine, questa, derivata dal difficile rapporto del regista con la capitale, dove si è trasferito all’età di undici anni.

Shandurai (Thandie Newton) è una giovane donna africana che lavora come colf presso lo sfarzoso appartamento del compositore pianista Jason Kinsky (David Thewlis). Sembrerebbe una situazione come tante, se non fosse per il fatto che la ragazza si trascina dietro un passato di sofferenza alle spalle. Suo marito, infatti, è stato arrestato dal regime dittatoriale e condotto in un carcere militare. Il compositore, ormai travolto da una forte passione per Shandurai , arriva al punto di vendere tutti i suoi oggetti più preziosi, tra cui il pianoforte, per pagare il riscatto del marito. Un gesto che colpisce nel profondo la protagonista la quale non può che innamorarsi definitivamente del padrone di casa.

L’inquadratura iniziale proietta fin da subito lo spettatore nel clima di contaminazione e scambio culturale del film: un cratere vulcanico ripreso dall’alto circondato dal mare. Un’immagine fortemente simbolica che richiama la dinamica assediante-assediato da secoli caratterizzante il rapporto tra primo e terzo mondo. Una dialettica nella quale gioca un ruolo fondamentale anche la musica, che irrompe sulla scena con un canto di un indigeno le cui parole incomprensibili ritornano spesso nel film quasi a lasciar trasparire il senso di disagio e malessere che da sempre attanaglia la terra d’origine di Shandurai. A questo lamento spontaneo e dolente si contrappone il suono classico del pianoforte di Kinsky che simboleggia la cultura ottocentesca con la quale ancora oggi, come una sorta di filtro, l’uomo occidentale è portato a vedere le culture lontane, con un pizzico di timore e diffidenza.

Da questo conflitto socio-culturale si passa al privato con un rapporto reso difficile dalle psicologie molto diverse dei due protagonisti. Kinsky è un uomo solo, dedito solo alla musica ed estraneo al suo tempo come dimostra l’arredamento antico del suo appartamento che richiama quello del professore di Gruppo di famiglia in un interno di Visconti. Shandurai, al contrario, è una ragazza ben conscia della realtà che la circonda e dei problemi cui deve far fronte ogni giorno, come ben sintetizzato nella breve sequenza in cui è in fila per il permesso di soggiorno. Anche in questo caso, la musica gioca un ruolo fondamentale con la sua forza trainante, diventando uno strumento di comunicazione e avvicinamento fra i due, in special modo in una prima parte contraddistinta da molti silenzi e un fitto gioco di sguardi, quasi a voler essere una danza di accompagnamento. La musica suonata al pianoforte da Thewlis affascina e rapisce la giovane donna portandola alla scoperta di un mondo per lei misterioso ma allo stesso tempo affascinante. L’amore tra i due diventa, così, un legame talmente indissolubile da portare l’uomo a mettere in pratica una frase scritta da Jean Cocteu per il film di Bresson Les dames du bois de boulogne e ripetuta sia in Io ballo da sola che nel successivo The Dreamers: “ non c’è amore, ci sono solo prove d’amore”. La prova d’amore in questo caso è di quelle importanti, con il protagonista che si spoglia di tutti i suoi averi e del pianoforte, la passione della sua vita, per regalare una gioia alla sua amata anche a costo di perderla.

Facile, in conclusione, fare un parallelo con Ultimo tango a Parigi. Come nel capolavoro del 1972, i personaggi sono due persone sole, due caratteri in divenire rinchiusi in un appartamento – lo stesso in cui Gabriele D’annunzio ha scritto il suo romanzo più famoso, Il Piacere – inteso come un universo parallelo nel quale psicanalizzarsi a vicenda in un vortice di passione. Una passione, in questo caso, meno violenta e dirompente (almeno in apparenza), con la sessualità che viene soltanto accennata in un finale che trasmette grande dolcezza e affetto fra i due protagonisti.
VINCENZO DE DIVITIIS
http://www.scenecontemporanee.it/bertolucciinvista-lassedio/


Per Bernardo Bertolucci la seduzione è un assedio, quello descritto nel suo ultimo film ("L'assedio", appunto) da parte di Mr. Kinsky, un musicista inglese un po' dandy verso Shandurai una giovane (seduttiva) ragazza africana.
L'unica cosa che li unisce è la solitudine: entrambi sono stranieri a Roma e vivono nello stesso, elegante palazzo che affaccia su Piazza di Spaga.
Vent'anni dopo "Ultimo tango a Parigi" Bertolucci ritorna sul teorema un uomo, una donna e una casa in modo dialmetralmente opposto.
Qui non c'è neanche l'ombra del sesso sfrenato, aggressivo della coppia Brando-Schneider. Al contrario la seduzione si gioca tutta sul sentimentalismo in una sottile rete fatta di attrazioni, allusioni e rifiuti, di sguardi rubati e desideri incoffessati.

Ma entriamo nei particolari: come seduce Kinsky? Il romantico inglese cattura Shandurai attraverso il sacrificio. Si, avete letto bene, attraverso l'abnegazione. Lui ama lei ed è disposto a farla felice, anche se questo vuol dire aiutarla a far uscire di galera il marito.
È disposto ad uscire di scena per amore aiutanto il rientro del rivale. Qui avviene il miracolo: mentre lei pensa solo a studiare con l'animo rivolto al coniuge imprigionato, lui vende di nascosto tutti i suoi beni (compreso l'adorato pianoforte) ed usa i soldi per aiutare il marito della sua amata.
È proprio questa non insistenza, questa apparente rinuncia che seduce la ragazza.
Quando alla fine si rende conto che il suo padrone di casa ha venduto tutto, per amore suo senza chiedere nulla in cambio, si innamora dello stravagante gentleman e cade nelle sue braccia.
Un gioco seduttivo interessante ma difficile da imitare.
Oriana Maerini
http://seduction.net/riv1a000474.htm

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