TÍTULO ORIGINAL
Colpo rovente
AÑO
1970
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Inglés (Separados)
DURACIÓN
104 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Piero Zuffi
GUIÓN
Piero Zuffi, Ennio Flaiano
MÚSICA
Piero Piccioni
FOTOGRAFÍA
Pasqualino De Santis
REPARTO
Michael Reardon, Barbara Bouchet, Carmelo Bene, Susanna Martinková, David Groh, Giuseppe Addobbati, Vittorio Duse, Benny Stevens, Isa Miranda, Eduardo Ciannelli, Margaret Lee, Helen Mirren
PRODUCTORA
Roberto Loyola Cinematografica
GÉNERO
Thriller | Erótico
Colpo rovente di Piero Zuffi – La contestazione rimossa
“Bel colpo per un primo film”, commentava Pietro Bianchi sulle colonne de Il Giorno nell’aprile del 1970, a proposito di Colpo rovente di Piero Zuffi. Si sarebbe trattato, però, anche dell’ultimo film dello scenografo romagnolo: un’unicità non solo statistica, e non solo rapportata alla sua personale filmografia, ma anche qualitativa e di contesto, considerando la singolarità di un prodotto certo figlio del proprio tempo e non alieno da influenze cinematografiche contemporanee (italiane ed americane), ma declinato con fertile ed irripetibile fantasia.
Il commissario Berin (un legnoso Michael Reardon) indaga sull’omicidio di McBrown, magnate dell’industria farmaceutica che nasconde sotto una rispettabile facciata gli illeciti della cupola mafiosa di cui è a capo, invischiata in un traffico di droga. La figlia Monica (Barbara Bouchet in versione corvina) reclama stancamente giustizia stravaccata sul divano di design ultramoderno, o alzando la voce tra le luci stroboscopiche della disco, ma per il commissario la posta in gioco è più alta: approfondire un’indagine sull’underground criminale di New York.
A costo di pestare i piedi ai pezzi grossi del commercio di stupefacenti, a costo di fingersi un biker con l’occhialone scuro. Finirà tra paradisi marini come Acapulco e paradisi artificiali, club notturni in cui si consumano droghe, balli, omicidi. Lo bracca un killer al soldo dell’associazione a delinquere (Carmelo Bene), ma intanto finisce tra le braccia di una giovane ed avvenente cieca, vittima dei malviventi (Susanna Martinkova).
COLPO RAFFREDDATO DAI TAGLI – Paradossale l’oblio che incombe su Colpo rovente di Pietro Zuffi, a cui ha contribuito peraltro una sciagurata serie di tagli nella versione televisiva (da 104 minuti si è passati a 79!), nonché in alcune delle rare edizioni in dvd.
Indimenticabile nel bene e nel male, il film è stato rispolverato in versione integrale al Festival di Venezia 2004, nell’ambito della rassegna Italian Kings of B’s, promossa da Quentin Tarantino. Aleggia, nell’allestimento scenico, un clima da poliziesco a scala di teatro urbano, in cui il poliziotto fa il duro eastwoodiano (vedasi L’uomo dalla cravatta di cuoio di Don Siegel, del ’68); s’improvvisa giustiziere (ne vedremo spesso nel poliziesco italiano dei seventies, e quello stesso anno qualcosa del genere in La morte risale a ieri sera di Duccio Tessari); attraversa ambienti metropolitani anticonformisti (teatri off, bande di Hell’s Angels).
Si tratta di un misto tra durezza realistica, crudamente notturna, ed allucinata esuberanza pop, supportata dalla sfavillante fotografia di Pasqualino De Santis (il vestito azzurro della Bouchet nella stanza blu è da ingordigia tonale, così come il laboratorio farmaceutico con liquidi fucsia nelle ampolle), dal montaggio a tratti frenetico che alterna Mao, Marlboro e Manson, dal beat esasperato sotto i neon di Piero Piccioni.
DELITTI AD ARTE – Il risultato è quindi artificiale, sur-reale: una scenografia teatrale in cui le stesse performance sembrano riprodurre, a tratti, un happening. Così, capita che ci scappi un morto proprio nel bel mezzo di un evento artistico, in un contesto in cui non è facile capire se il caduto stia interpretando la propria morte – con lenzuoloni bianchi insanguinati da body art nitschiana ante litteram – o sia stato freddato a tradimento; o, ancora, che l’informazione giusta arrivi di notte, durante una festa-processione in Messico, tra candele e gente travestita da scheletri, culmine d’un pittoresco che confina col visionario.
Lo stesso Michael Reardon ha la rigidità di un’icona, fino a rasentare la voluta fissità nello scimmiottare il Marlon Brando de Il Selvaggio sulla Triumph. Carmelo Bene, poi, partecipa apparendo come un fantasma, prima sullo schermo di una telecamera di sorveglianza (che si aggiunge agli schermi televisivi che già fanno capolino con invadenza), poi entrando su di un palcoscenico in cui consuma sanguinosamente la propria incursione, la propria precoce sparizione.
Se questo charme vecchio stile può ancora affascinare con la propria lisergia straniante, non invecchia così bene certa implicita denuncia socio-politica. A parte la svolta di sapore petriano, da Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (uscirà proprio nel ’70), sull’inefficacia della giustizia, ma già nell’ottica della rabbiosa impotenza de La polizia sta a guardarenon può sparareha le mani legate e dintorni poliziotteschi, Colpo rovente deve essere apparso scottante soprattutto per aver adombrato le relazioni pericolose tra malavita e contestazione giovanile.
I giovani sbandati – spunta anche un universitario amante dei rebus, che ricorda il Rosas letterario di Loriano Macchiavelli – frequentano ambienti che favoriscono la penetrazione di malintenzionati, il commercio di droga attecchisce nei luoghi in cui si scambia confusamente, o furbamente, l’espansione della coscienza col divertimento.
Verosimile, dunque, che il Colpo rovente venisse in qualche modo ostracizzato, mentre dal punto di vista più strettamente artistico i mancati bis del regista avrebbero lasciato nell’ombra un’opera ripescata forse per bizzarria, eppure sorretta da una verve luminosa, per quanto incostante, su cui è calato troppo presto il sipario.
Antonio Maiorino
https://www.cinerunner.com/thriller/colpo-rovente-di-piero-zuffi-la-contestazione-rimossa/
Opera unica dello scenografo romagnolo Piero Zuffi su sceneggiatura di Ennio Flaiano, si tratta di un film spiazzante, convulso sia nella trama che nelle immagini, ma assai seducente nel panorama del cinema di genere italiano. L'uso della macchina da presa è molto intrigante e visionario e la fotografia (Pasqualino De Santis) e le tematiche sono assolutamente interessanti...e questo si intuisce già dalla tremebonda versione del film a noi pervenuta tramite i numerosi passaggi televisivi su Rete 4 e l'ignominiosa versione del film editata in dvd...versioni mancanti di ben 20 minuti di pellicola (84' la durata della versione circolante)...l'unica versione integrale del film (che io purtroppo non ho mai visto) è stata proiettata al Festival di Venezia del 2004, nella rassegna curata da Marco Giusti e Luca Rea nella rassegna Storia segreta del cinema italiano. Mentre i film di Di Leo dopo il passaggio veneziano sono stati editati in dvd (e alcuni sono veramente modesti), quello di Zuffi non ha avuto alcuna distribuzione...e pensare che nel cast vi sono una splendida Barbara Bouchet, al suo primo film italiano, e un imperdibile Carmelo Bene, nella parte di un ambiguo e nevrotico killer al soldo della mafia. Il film parte dall'omicidio (splendida tra l'altro la sequenza di apertura con la preparazione dell'arma per l'assassinio) di un ricco industriale, Mac Brown, implicato nel traffico di stupefacenti a New York. L'indagine è affidata ad un commissario dai modi spicci, che per cercare prove non esita ad infiltrarsi negli ambienti della controcultura dell'epoca fino a scoprire che le associazioni mafiose sono pesantemente colluse con il mondo alternativo e fanno lauti guadagni grazie all'uso delle droghe psichedeliche diffuso tra i giovani dell'epoca. Il messaggio anti-droga del film è forte, i paradisi artificiali vengono spogliati di qualsiasi accenno poetico e viene rimarcato l'effetto devastante delle sostanze psicotrope sulla fragile psiche dei giovani (indimenticabili le sequenze all'interno del manicomio). Il finale a sorpresa, che non rivelo, suggella a meraviglia la preziosa opera di Zuffi. In mezzo vediamo scorribande degli Hell's Angels, deliranti feste hippies, spiazzanti lampi di violenza, sequenze ammalianti sospese tra il pop e il fumetto e un'inquietante istantanea dell'altra faccia della Grande Mela, il tutto è poi accompagnato dalla splendida musica di Piero Piccioni. Forse il messaggio è stato troppo diretto e il film per l'epoca non politicamente corretto e questo gli è costato un feroce ostracismo, che evidentemente dura tuttora (è possibile?). Difficile recensirlo avendo visto solo la versione mutilata...ma è possibile che i distributori siano così miopi da non accorgersi che questo è un film che se fosse stato fatto in USA sarebbe un cult assoluto universalmente riconosciuto (lo è diventato pure il modesto Repo Man dopotutto...). Editatelo integrale o cambiate mestiere!
http://scaglie.blogspot.com/2009/07/colpo-rovente-piero-zuffi.html
Colpo Rovente se estrenó un par de años antes del boom de Giallo a principios de los setenta, y la película se parece más al movimiento de cine negro estadounidense que a la mejor exportación cinematográfica de Italia. De hecho, la película a menudo se llama "noir psicodélico" y esta atmósfera se logra a través de un diseño de escenario extraño y la banda sonora. La película también cuenta con una voz en off, que sirve para darle esa sensación clásica de cine negro. Colpo Rovente está ambientado en Nueva York, ya diferencia de muchas películas italianas ambientadas en Estados Unidos; en realidad hace un trabajo decente al hacer de Nueva York la ubicación central. La trama me recordó más a las últimas películas italianas de 'Polizi' que a un Giallo, y se centra en el crimen en Nueva York. Frank es un inspector de policía que estuvo en el caso de MacBrown; director de una empresa farmacéutica y sospechoso de tráfico de drogas. Sin embargo, Frank fue retirado del caso y poco después; MacBrown es asesinado en medio de un grupo de personas por un asesino invisible. Frank es llamado para investigar el asesinato. Pero los cadáveres pronto comienzan a acumularse ...
Dado el tiempo en el que se rodó, el único largometraje de Piero Zuffi como director no es tan sórdido ni tan sangriento como lo que más tarde asociaríamos con las películas de culto italianas. Pero la película compensa su falta de sexo y sangre con una trama bastante atractiva y algunas imágenes excelentes. Hay que decir que la trama se mueve con cierta lentitud en algunos lugares y con el típico estilo italiano; no siempre tiene sentido, pero en general tiene suficiente para mantener a la audiencia mirando y la paciencia se ve recompensada con un pequeño giro al final. El elenco no es muy notable, pero la futura heroína de Giallo, Barbara Bouchet, se destaca. ¡Bouchet se ve particularmente sabrosa en este, ya que se pone una elegante peluca negra! La trama recoge ideas de los 'horrores' del crimen organizado, y aunque no ' t analizarlos en una medida sustancial; Colpo Rovente se siente como una película en la que se ha pensado. En general, no puedo decir que esta sea una de las mejores películas italianas que he visto, pero sin duda es una de las más singulares y no dudaría en recomendarla al fanático de culto
http://anismtohornsandbeats.blogspot.com/2017/07/colpo-rovente-ost.html
Pietro Zuffi conocido como Piero (28 de abril de 1919-10 de agosto de 2006) fue un escenógrafo Italiano. También fue decorador, diseñador de vestuario y director.
Pietro Zuffi nació en Imola el 28 de abril de 1919. Cuando era adolescente, quedó huérfano por su padre Joseph. Su madre, Domenica dal Osso, consuela la disposición artística del joven Pietro enviándolo a clase por el pintor Imola Tommaso Della Volpe. Su hermano Gino (nacido en 1914), mientras tanto, había emigrado a Perú. En 1934 Pietro también emigró a América del Sur, nombrado en Chile por un tío materno que pretendía iniciarlo en la profesión de comerciante de carne. Poco tiempo después se da cuenta de que esta no es su profesión. Esto lleva a Pietro a llegar a su hermano Gino en Perú, donde juntos abren una tienda de decoraciones publicitarias para tiendas y lugares públicos. Durante este período quedó fascinado por la naturaleza Sudamericana y la cultura precolombina que le influiría en los años venideros. Dibuja, fotografía y pinta con técnica al óleo los temas que más le inspiran. Realiza varias exposiciones individuales en Lima, la capital peruana. En 1942, realiza una pintura mural, "Peruviae Auriferae Regionis Typus A. 1574" para la entrada del edificio del Banco Central del Perú, con motivo del cuarto centenario del descubrimiento de la Amazonía y decoraciones murales para el Cine - Teatro Central de Lima, dedicado a los elementos típicos de varias culturas antiguas (Egipcia, sumeria, romana, precolombina). De vuelta en Europa en 1943 para cumplir con sus obligaciones de reclutamiento, se matriculó en la Academia de Bellas Artes de Florencia. De 1948 a 1951 se estableció en París dedicándose principalmente a la pintura; en 1952 se trasladó a Milán, donde conoció a Giorgio Strehler. Es el comienzo de una larga carrera en la escenografía teatral. Para el Piccolo Teatro colaboró en la puesta en escena de dos tragedias de Shakespeare Macbeth (1953) y Giulio Cesare (1954). En 1954 hizo su debut en el Teatro allá Scala creando escenas y trajes para Alceste de Gluck (Director Carlo Maria Giulini, protagonista Maria Callas). La colaboración dura una década. Se encargó de las instalaciones de la Arena di Verona, como las de la Aida en 1958. Trabaja con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Monica Vitti. Pietro Zuffi inauguró su corta carrera en el mundo del cine comisariando escenas y trajes de la película de Roberto Rossellini, el General Della Rovere (con Vittorio De Sica y Sandra Milo). Hay pocos sets de filmación que ha comisariado, pero todos han dejado su huella. Los más significativos son la noche de Michelangelo Antonioni (1961) y, al año siguiente, un acto del famoso Boccaccio ''70, dirigido por Federico Fellini. También trabajó con Mario Camerini. Años después de su última escenografía, dirigió la película colpo rovente (1970, protagonizada por Carmelo Bene y Barbara Bouchet), con el guion escrito junto a Ennio Flaiano. En 1988 quiso llevar a la Aida de vuelta a la Arena de Verona, esta vez también encargándose de la dirección. Diseñó y dirigió la ceremonia de apertura de la Copa del mundo de 1990, celebrada en el Estadio San Siro de Milán. Enseñó en la Academia de Bellas Artes de Bari. En 1992, fue comisionado por el gobernador del Estado de Nueva York, Mario Cuomo, para diseñar la ceremonia de celebración del cincuentenario del descubrimiento de América (Celebraciones Colombianas) en Nueva York. Desafortunadamente, a pesar de la enorme cantidad de trabajo realizado por Zuffi, el proyecto no llegó a buen término. Algunos gráficos elaborados permanecen en el fondo Pietro Zuffi-Fondazione Cassa di Risparmio di Imola. En los años siguientes, Zuffi, ahora olvidado por el mundo de la cultura y el entretenimiento, cayó en un estado de aislamiento y restricciones económicas. Obtuvo el beneficio de la Ley Bacchelli. Murió por suicidio en Roma en 2006.
En 2019, con motivo del centenario de su nacimiento, la fundación de La Cassa di Risparmio di Imola, en colaboración con la Asociación Cultural "Segni del Moderno" , ha creado una exposición dedicada a Pietro Zuffi titulada Pietro Zuffi. Un escenógrafo entre La Scala y Cinecittà.
https://kripkit.com/piero-zuffi/
Cuando el empresario Mac Brown es asesinado en una concurrida calle de Nueva York, solo hay un hombre para dirigir la investigación: Frank Berin. Durante el año anterior, Berin había realizado amplias investigaciones sobre los negocios de Berin, pero no había podido encontrar pruebas irrefutables de actividad delictiva o conspiración. Desafortunadamente para Berin, la hija de Brown, Mónica, ha ofrecido una recompensa de 250.000 dólares por información sobre el (los) asesino (s) de su padre. Peor aún, los asesinos siempre parecen estar un paso por delante de él ...
Colpo Rovente está elegantemente dirigido por el coguionista Piero Zuffi, con un uso particularmente bueno de las tomas de espejo y de (entonces) alta tecnología para aumentar la sensación de paranoia modernista.
La película también se beneficia del despliegue inteligente de Nueva York y otros lugares de EE. UU., Junto con un oportunismo inteligente en algunos momentos encontrados de espectáculo, con Berin visitando Acapulco para seguir una pista que inevitablemente ocurre durante las celebraciones del Día de Muertos.
El diseño de producción, en lo que Tim Lucas ha caracterizado como el estilo Continental Op, captura muy bien los ambientes contrastantes de sus habitantes: los sucesos psicodélicos hippies; la sala de juntas criminal; el laboratorio repleto de frascos de líquidos de colores brillantes; el bar gay de Greenwich Village. La audaz y atrevida partitura de crimen-jazz de Pierro Piccioni impulsa la acción, al igual que la aguda edición del incomparable Franco Arcalli.
En resumen, a pesar de que la fuente del AVI subtitulado por fans está recortada, con algunos nombres familiares en los créditos algo cortados, la película todavía se ve lo suficientemente bien como para convencer de que una restauración digital de los materiales originales estaría justificada. El principal inconveniente es que la narrativa puede ser difícil de seguir a veces, quizás más notablemente cuando Berin se infiltra en una banda de motociclistas tipo Hells Angels; los aficionados al cine filone reconocerán a Ugo Fangareggi entre ellos. Sin embargo, hay una justificación para esta confusión, ya que el desenlace también anima al espectador a reevaluar retrospectivamente un par de escenas y algunos intercambios clave dentro de ellas. Por cierto, es el primero de estos el que parece proporcionar una explicación más detallada del título de Red Hot Shot .
Más un drama criminal que un giallo quizás, la película podría verse como una configuración alternativa de La investigación de un ciudadano por encima de la sospecha de Elio Petri . Allí sabemos que el investigador titular, el jefe de policía de derecha, es también el asesino de su ama. Sin embargo, al ser tan obvio acerca de su culpabilidad, la oculta de manera efectiva. Aquí no sabemos que Berin puso en marcha los acontecimientos al asesinar a Brown. Cuando sepamos esto podríamos reconsiderar el desfile de identidad y la sesión fotográfica, donde Berin se utiliza a sí mismo como uno de los puntos de referencia para el retrato del asesino. Asimismo, su brutalidad contra un parecido a Bud Spencer adornado con malos tatuajes, cobra más sentido.
Sin embargo, en contra de esto, también podemos ver que Berin ha sido responsable de la muerte de algunos inocentes, es decir, si el mundo representado es uno en el que todavía existen inocentes, como ciertamente sugirió la combinación de negocios y crimen de la película, junto con la escena final de los hippies sobre la que se proyectan imágenes de la propia película y extraídas de las noticias. Esto también se relacionaría con la importancia de las drogas para la narrativa, incluso si los efectos del LSD y la heroína a veces parecen mezclados.
Todo dicho, apasionante, elegante y provocativo. Y la siempre bienvenida Barbara Bouchet. Y, para aquellos con gustos menos convencionales, una aparición del cineasta experimental y renacentista Carmelo Bene como su vilipendiado marido.
http://giallo-fever.blogspot.com/2013/08/colpo-rovente-red-hot-shot.html
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