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miércoles, 27 de octubre de 2021

Gatti rossi in un labirinto di vetro - Umberto Lenzi (1975)

TÍTULO ORIGINAL
Gatti rossi in un labirinto di vetro
AÑO
1975
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español (Opcionales)
DURACIÓN
97 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Umberto Lenzi
GUIÓN
Umberto Lenzi, Félix Tusell
MÚSICA
Bruno Nicolai
FOTOGRAFÍA
Antonio Millán
REPARTO
Martine Brochard, John Richardson, Ines Pellegrini, Andrés Mejuto, Mirta Miller, Daniele Vargas, George Rigaud, Silvia Solar, Marta May, John Bartha, Verónica Miriel, Richard Kolin
PRODUCTORA
National Cinematografica
GÉNERO
Terror. Intriga | Giallo

Sinopsis
Un asesino con una capucha roja se dedica a matar turistas, a los que arranca los ojos. (FILMAFFINITY)
 
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Barcellona, Spagna.
Tra un gruppo di turisti in viaggio verso la città della Catalogna  agisce un misterioso killer che non si accontenta di uccidere le malcapitate vittime, ma enuclea dall’orbita anche un occhio.
Le indagini della polizia brancolano nel buio e di volta in volta il sospettato cambia, ma l’assassino verrà smascherato nel convulso finale.

Per forza di cose ho dovuto riassumere la trama in maniera sintetica, ma in questo caso specifico onde evitare a chi non abbia visto Gatti rossi in un labirinto di vetro occorre evitare l’esposizione dei fatti che accadono durante il film.
Ci sono infatti citazioni e immagini che se colte dall’inizio indicano abbastanza chiaramente chi è il colpevole  e il gioco di Lenzi è proprio quello di coinvolgere lo spettatore omaggiando qua e là alcuni registi (come Argento) a cui il regista toscano si è evidentemente ispirato.

Dopo Così dolce… così perversa , Orgasmo e Paranoia (1969), il discontinuo Il coltello di ghiaccio (1972) e dopo il buon Sette orchidee macchiate di rosso (dello stesso anno) Umberto Lenzi torna a dirigere un thriller, avendo a disposizione però un budget modesto.
E sopratutto sfruttando una sceneggiatura con alcuni buchi e poco credibile.
La mano del grande regista c’è tutta e il mestiere maschera incongruenze e recitazione a tratti approssimativa di alcuni partecipanti al cast; manca la profondità lenziana tipica dei primi prodotti, quella capacità psicologica mista alla trattazione dell’etica degli stessi che avevano caratterizzato i thriller del maestro.
Del resto Lenzi non ha più a disposizione Trintignant e la Baker, Castel , Jean Sorel o Erika Blanc ; Martine Brochard fa del suo meglio, ma non ha la personalità ne è sua la capacità drammatica, da attrice di thriller della Baker o della Blanc.

Il film tuttavia raggiunge la sufficienza  perchè Lenzi non è un artigiano qualsiasi ma un professionista capace di mascherare le pecche con la sua indubbia, indiscutibile capacità di creare atmosfera anche con poco come in questo caso.
Nella pellicola, qualche momento gore, come le varie mutilazioni oculari dei vari assassinati oppure la scena della ragazza data in pasto ai maiali; qua e là qualche momento saffico e qualche casto nudo affidato alle grazie della Brochard e di Ines Pellegrini, l’attrice italo africana protagonista dei due pasoliniani Il fiore delle mille e una notte e del Salò.
Poco altro da dire, se non una citazione per il resto del cast che include il monocorde e inespressivo John Richardson e la solita sicurezza rappresentata da Daniele Vargas; colonna sonora autenticamente anni 70 di Bruno Nicolai però molto più adatta ad un poliziottesco invece che ad un giallo/thriller.

Un film che temo deluderà i fans del thriller all’italiana, sopratutto i fans del maestro se avranno avuto la ventura di imbattersi prima in questo film che nel resto della sua produzione antecedente.
https://filmscoop.org/2011/06/01/gatti-rossi-in-un-labirinto-di-vetro/

Un gruppo di turisti americani a Barcellona viene coinvolto in una serie di efferati omicidi di giovani donne a cui, dopo esser state accoltellate, viene strappato l'occhio sinistro. I turisti iniziano a guardarsi con sospetto e il maggior indiziato è Mark Burton, che ha raggiunto il gruppo per stare con Paulette Stone, sua segretaria ed amante. Il comportamento ambiguo di Mark nasce dal fatto che l'uomo sospetta che la moglie, vittima di un forte esaurimento nervoso per la fine del loro amore, sia l'assassina e abbia già compiuto un primo omicidio nella loro cittadina, attribuito poi a un alcolizzato:  Alma infatti non è andata a ricoverarsi in una clinica come promesso ma è venuta anche lei a Barcellona. Il commissario Tudela riuscirà a risolvere l'intricato caso giusto in tempo per andarsene in pensione.

Un giallo con qualche buco di sceneggiatura, debitore allo stile imperante dei thriller di Dario Argento, a partire dal titolo con gli animali. Pur non essendoci nemmeno un gatto nel film non è difficile capire come nasce il titolo: l'assassino si nasconde dietro un'impermeabile rosso e un testimone descrive di averlo visto fugacemente, ricevendo l'impressione di aver visto un gatto rosso. Il labirinto è la situazione in cui si trovano i turisti, in particolare Paulette e Mark che per rispetto di Alma non hanno ancora ufficializzato la loro storia e non vogliono suscitare i pettegolezzi degli altri gitanti e l'intricato giallo in cui sono incappati non li aiuta, il vetro fa riferimento all'occhio di vetro, causa scatenante della furia omicida.

Nonostante l'eleganza della composizione tipica di Lenzi molte scene sono risolte in campi e controcampi dei protagonisti, forse per dare modo di seguire la trama estremamente complessa, complicazioni necessarie per nasconderne la risibilità.

Ho trovato intrigante quest'inquadratura di Paulette e la modella Naiba, è molto breve e la prima impressione è quella di un doppio (solitamente Naiba ha i capelli neri mentre qui indossa una parrucca bionda) una scena che in effetti anticipa il finale di cui le due donne saranno protagoniste.

Resta sicuramente interessante l'ambientazione a Barcellona nei primi anni post-franchisti e la fotografia: se non ci sono gatti, in quasi tutte le inquadrature c'è un elemento rosso.
https://www.desordre.it/desordre/2019/04/gatti-rossi-in-un-labirinto-di-vetro.html

Alcuni turisti provenienti da una piccola città americana sono a Barcellona per godersi gli splendidi monumenti della città. Sulle Ramblas, una delle ragazze è aggredita da un maniaco che, dopo averle cavato l’occhio sinistro con un coltello, la uccide. In rapida sequenza altre due donne che componevano il piccolo gruppo sono mutilate nello stesso modo. La polizia brancola nel buio, ma scopre che le giovani vittime hanno tutte occhi chiari e di colore azzurro. I primi sospetti ricadono su Marc Burton (John Richardson), un ricco e famoso pubblicitario, che è, invece, segretamente convinto che l’autrice dei delitti sia sua moglie Alma, una donna instabile, insicura e con gravi problemi psichiatrici alle spalle. In un finale concitato si scoprirà che la folle assassina era Paulette Stone (Martine Brochard), segretaria e amante di Marc. Prima di essere uccisa, svelerà a Jenny (Ines Pellegrini), una ragazza del gruppo, i motivi che l’avevano spinta a compiere quei barbari omicidi: “I loro occhi! Non potevo sopportare i loro occhi! Una volta ero come loro, ero come te, prima che la mia più cara amica mi staccasse la pupilla scherzando con le forbici. Lei continuò ad avere i suoi occhi e nessuno la punì. Ed io ho punito loro!”.

Film sottotono diretto da Umberto Lenzi uno dei maestri del giallo italiano, che non riesce mai a decollare e che si chiude con un finale dai risvolti psicoanalitici patetico e poco credibile. Come ogni giallo che si rispetti, Lenzi lancia una serie di ami e prova a mettere in cattiva luce i diversi personaggi, ma i suoi tentativi sono così maldestri che non riescono ad affascinare lo spettatore. Un inquietante pastore protestante, due ragazze che amoreggiano tra loro, una fotografa un po’ impicciona, un incallito voyeur e un autista fin troppo amante degli scherzi completano l’edificante quadretto. L’oscuro titolo del film fa riferimento ad una frase riferita da uno dei componenti del gruppo.

Ignazio Senatore
https://www.cinemaepsicoanalisi.com/it/gatti-rossi-in-un-labirinto-di-vetro-di-umberto-lenzi-1974/

Gatti rossi in un labirinto di vetro è un’opera che fa parte della nutrita schiera dei thriller seventies nostrani, e che Sinister Film riedita dopo l’uscita di qualche anno fa targata Mondo.

Come per gli altri film del Genere diretti da Lenzi, anche questo non brilla per originalità e attinge a piene mani da alcuni titoli del periodo, tra cui spiccano ovviamente anche un paio di Argento [Il gatto a nove code su tutti].

La storia vede un gruppo di turisti americani in vacanza a Barcellona, che incappa in una catena di omicidi la cui particolarità è quella che alle vittime – sempre di sesso femminile – viene cavato l’occhio sinistro.

La polizia, capitanata da un commissario lampadato non particolarmente astuto, sospetta di Mark, pubblicitario che ha avuto una relazione con Paulette, giovane donna facente parte della comitiva.

La soluzione dell’enigma arriverà puntualmente dopo un intreccio di vicende particolarmente complesso, in cui si evidenziano i limiti di una sceneggiatura astrusa e particolarmente confusionaria.


Caratterizzato da una nutrita serie di sequenze di nudo del tutto gratuite [indirizzate soprattutto alle pruriginose voglie del pubblico del periodo] il film procede confusamente mescolando sequenze di tensione – alcune delle quali ben realizzate, come quella [seppur copiata] nel finale che vede la ragazza di colore cadere nel tranello del colpevole – a sequenze di stampo turistico, suggellate dalla colonna sonora di Bruno Nicolai, più adatta forse ad un mondo movie piuttosto che ad un thriller.

Martine Brochard spicca per bravura sul resto del cast, tra cui l’onnipresente faccione inespressivo di Richardson nel ruolo di Mark e quello di Daniele Vargas nel ruolo di uno dei turisti.

Il DVD presenta una copia inglese dell’opera, dai colori piuttosto marcati che non sappiamo se dipendere dalla stampa o dalla fotografia originale, ma che non presenta graffi o danneggiamenti dovuti al tempo, oltre a un’intervista a Lenzi dove lo stesso spiega [erroneamente] il significato del titolo del film. Per completisti del Genere e amanti del cinema del regista.

Luca Servini
https://www.ingenerecinema.com/2015/10/12/gatti-rossi-in-un-labirinto-di-vetro-dvd/

***

Hasta ahora no he tenido la mejor suerte con el giallo dirigido por Lenzi. La adaptación de Edgar Wallace SEVEN BLOOD-STAINED ORCHIDS (1972) fue la definición de libro de texto de ordinario y KNIFE OF ICE (1972) fue prácticamente una gran fiesta de repetición. Debido a esto último, incluso he dejado mi colección de películas de Carroll Baker en un segundo plano por el momento. También puede Eyeball¿Redimir el trabajo de giallo del Sr. Lenzi en mis ojos? Respuesta corta: No. En todo caso, esto es incluso peor que los otros dos. Afortunadamente (?), El doblaje en inglés es tan dolorosamente horrible y la trama es tan dolorosamente estúpida que hay muchas risas. Eso solo hace que esto sea más entretenido que los otros dos giallo mencionados anteriormente que vi, pero bueno, esto no lo es. Cómo ha logrado incluso reunir su calificación de 5.9 en IMDb es un misterio mucho más intrigante que esta película en sí.

La configuración aquí es muy típica de Ten Little Indians , pero en lugar de que un grupo de personas aisladas en algún lugar sean derribadas una por una, tenemos una docena de turistas que visitan la soleada Barcelona, ​​España. uno a uno. Todo eso plantea la pregunta: si un asesino estuviera apuntando a su grupo de turistas, ¿no tomaría el próximo vuelo de allí? Los escritores (Lenzi y Felix Tusell) han resuelto ese problema haciendo que la policía detenga a todos porque todos son sospechosos de los asesinatos. Los mismos escritores no han logrado darle un cerebro a ninguno de los personajes al hacerlos vagar constantemente solos, dar paseos a medianoche y hacer otras cosas descabelladas solo para asegurarse de que estarán solos y los matarán. Los turistas simplemente continúan alegremente con sus visitas turísticas y viajes a una discoteca local, independientemente de cuántas otras personas caigan muertas a su alrededor.

Así que sin más preámbulos, conozcamos a nuestro grupo. Tenemos a la fotógrafa de moda lesbiana Lisa Sanders ( Mirta Miller ) y su modelo / amante Naiba Campbell ( Ines Pellegrini ), la pareja infelizmente casada Robby ( Daniele Vargas ) y Gail ( Silvia Solar ) Alvarado, el clérigo Reverendo Bronson ( George Rigaud ), el Sr.Hamilton ( John Bartha ) y su nieta adolescente Jenny ( Verónica Miriel ) y el Sr. y la Sra. Randall y su hija adolescente Peggy. También acompaña al viaje la secretaria Paulette Stone ( Martine Brochard), que vuela sola porque en realidad está huyendo de su jefe casado, con quien ha estado teniendo una aventura. El jefe, Mark Burton ( John Richardson ), termina siguiéndola allí de todos modos y ella le informa de inmediato: "¡Me niego a ser un juguete!" Todo el grupo está acompañado por Martínez ( Raf Baldassarre ), un bicho raro ruidoso, desagradable y ridículo al que le gusta asustar a todos con una araña de juguete y se ríe como un maníaco mientras lo hace.

Después de que una chica local es apuñalada repetidamente y le arrancan el globo ocular con una daga afilada como una navaja y el mismo destino le ocurre a Peggy en un espectáculo de fantasmas, el inspector Tudela ( Andrés Mejuto ), que está a una semana de jubilarse, recibe el caso. . Él y su joven asistente, el inspector Lara ( José Maria Blanco ) se ponen a trabajar para eliminar la lista de sospechosos, pero ninguno tiene en cuenta a la esposa de Mark, Alma ( Marta May ), quien puede haber volado en secreto a España en lugar de regresar a los EE. UU. Solo para verificar en lo que su esposo y su secretaria están haciendo. Alma ha tenido recientemente un "colapso nervioso general", pero ¿es ella la que está corriendo sacando a los mirones?

Los personajes de este son bastante desagradables. La fotógrafa lez no quiere que el hecho de que un asesino loco se esté volviendo loco le impida conseguir algo ("Seguro que lo que ha ocurrido es horrible, pero ¿qué tiene que ver con nosotros?") Gail es una perra a la que le gusta menospreciar a su marido. , sus heridas de guerra y su impotencia. Y su esposo no es mejor. Lo arrestaron tratando de abusar de una campesina justo antes de que la maten y la arrojen a un corral de cerdos. El Sr. Hamilton parece tener intenciones incestuosas sobre su nieta y le gusta flotar sobre su cama mientras ella duerme sosteniendo una navaja de afeitar. Casi todo el mundo actúa de forma extraordinariamente extraña y esto llega a los extremos más absurdos imaginables para arrojar una sombra de duda sobre sus muchos personajes.

No estoy seguro de cómo se desarrolla esto en su idioma original, pero el diálogo y el doblaje en inglés son más que horribles. Mi intercambio idiota favorito ocurre entre los detectives, quienes están discutiendo si una de las mujeres podría ser la asesina porque se encontró un cadáver en un pozo de barro y luego se la vio lavando sus zapatos. Uno de los inspectores dice: "Podríamos revisarlos, eh, científicamente. Podría haber fácilmente rastros de barro en ellos". El otro responde: "El simple caminar puede ensuciar bastante un par de zapatos. Tomas esos zapatos y los bañas en agua y sin duda se les va a formar barro". Y solo espera hasta la gran sorpresa de un final. No revelaré la identidad del asesino

Eyeball (también lanzado como The Secret Killer y bajo varios otros títulos) no es particularmente elegante y en realidad es mucho menos sangriento de lo que cabría esperar dada la premisa. Brochard, Pellegrini (una rara protagonista negra en una de estas cosas) y Miller tienen escenas en topless, así que supongo que eso es al menos una ventaja.

http://thebloodypitofhorror.blogspot.com/2013/01/gatti-rossi-in-un-labirinto-di-vetro.html

 

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