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sábado, 23 de octubre de 2021

I soliti ignoti vent'anni dopo - Amanzio Todini (1985)

TÍTULO ORIGINAL
I soliti ignoti vent'anni dopo
AÑO
1985
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Inglés y Portugués (Separados)
DURACIÓN
100 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Amanzio Todini
GUIÓN
Suso Cecchi d'Amico, Agenore Incrocci, Amanzio Todini
MÚSICA
Nino Rota
FOTOGRAFÍA
Pasqualino De Santis
REPARTO
Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Tiberio Murgia, Clelia Rondinella, Giorgio Gobbi, Gina Rovere, Francesco De Rosa, Alessandra Panelli, Alessandro Gassman, Giovanni Lombardo, Rita Savagnone, Pasquale Africano, Concetta Barra
PRODUCTORA
Excelsior Film, Medusa Produzione
GÉNERO
Comedia | Secuela

Sinopsis
Aventuras y desventuras de un grupo de vividores que con el tiempo se ve mermado, bien por la muerte de unos o por el encarcelamiento de otros. Tras salir de prisión, Tiberio jura no volver a delinquir y está dispuesto a rehacer su vida, pero cuando regresa a su casa se encuentra con que las cosas ya no son como antes. (FILMAFFINITY)

Premios
1985: Premios David di Donatello: Nominada a mejor nuevo director

2 
4 

Era il 1958 quando Mario Monicelli metteva insieme Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Tiberio Murgia, Carlo Pisacane e Totò per portare sullo schermo la più simpatica, improbabile e leggendaria banda di furfanti Made in Italy. Considerato uno tra i film comici italiani più garbati e intelligenti di sempre, I soliti ignoti è ad oggi un autentico capolavoro nonché un film che è entrato di diritto nella nostra Storia cinematografica. Dopo un primo sequel arrivato nel 1959, Audace colpo dei soliti ignoti con regia di Nanni Loy, nel 1985 arriva il terzo ed ultimo atto dedicato a quella banda di criminali da strapazzo a cui non si può fare altro che volere bene. I soliti ignoti vent’anni dopo arriva per la prima volta in alta definizione blu-ray disc grazie a Mustang Entertainment che lo distribuisce in edizione restaurata all’interno della collana “La cineteca di Gianni Canova”.

Uscito dal carcere dopo molti anni di reclusione, Tiberio (Marcello Mastroianni) si trova violentemente catapultato in una realtà che non riconosce più. Tradito dalla moglie e smarrito davanti a tutte le cose belle che conosceva e che ora non esistono più, Tiberio si sente poco differente da un marziano. Non sapendo dove andare e cosa fare, pensa bene di andare contro le sue intenzioni e così si rimette in contatto con i suoi vecchi “amici” di furto: Giuseppe detto “Er Pantera” (Vittorio Gassman) e Michele detto “Ferribotte” (Tiberio Murgia). Il tempo è passato per tutti ed anche se pieni di acciacchi e malesseri improvvisi, i tre troveranno ugualmente il modo di mettere in piedi un ultimo e (in)fallibile piano con la speranza di abbracciare quella fortuna che rincorrono ormai da decenni.

Uscito nelle sale a Natale del 1985 (proprio il 25 dicembre), dunque ben 27 anni dopo l’uscita del primo film e non “solo” vent’anni come suggerisce il titolo, I soliti ignoti vent’anni dopo è un’operazione piuttosto anomala. Un film arrivato tardi, fuori tempo massimo, non del tutto riuscito ma comunque ricco di un certo fascino così come di un’importante valenza sociologica.

Dopo esser stati plasmati da Monicelli e dopo esser passati tra le esperte mani di Nanni Loy (che confeziona uno dei più riusciti sequel nella storia della comicità italiana), i soliti ignoti vengono affidati all’esordiente Amanzio Todini che si cimenta con la regia di un lungometraggio dopo una lunga formazione come assistente alla regia. Una triste storia, quella di Todini, una carriera registica stroncata sul nascere a causa della morte prematura avvenuta nel 1995, a 48 anni e con solo due regie alle spalle

Sposando lo sguardo stanco e disincantato di Tiberio, un Marcello Mastroianni che torna protagonista del racconto (ricordiamo la sua assenza dal primo sequel) con lo scopo evidente di chiudere un cerchio, I soliti ignoti vent’anni dopo è un film che appare sin da subito intenzionato a distanziarsi da quella narrazione brillante, divertente e divertita che aveva caratterizzato i primi due film. Prendendo il punto di vista di un protagonista “abbandonato” e invecchiato, Todini realizza un’opera che diviene riflessione amara sul tempo che passa e su come tutto cambia pur restando sempre uguale.

Dopo aver scontato dietro le sbarre moltissimi anni, Tiberio non riconosce più la sua Roma. Non la riconosce nelle piccole cose, figuriamoci in quelle più grandi. Quella spensieratezza e quell’ingenuità che caratterizzava gli anni ’50 non esiste più. Il mondo è diventato più cinico, egoista, e se prima “certi ladri” riuscivano a rubare solo un piatto di pasta con i ceci, adesso la criminalità fa davvero paura e si aggira ben armata e pronta a tutto pur di smuovere ingenti quantità di droga. Non c’è più spazio in città per quei criminali goffi e romantici, adesso il crimine coltiva dei veri cattivi senza scrupoli.

Non esistono più i criminali di una volta. Sembra essere questa la malinconica riflessione che Todini innesta nel “suo” Tiberio, un protagonista ormai fuori dal tempo che non sa più quale sia la sua collocazione nel mondo. Gli restano solo i ricordi, gli aneddoti passati, un manipolo di vecchi amici (nemmeno tutti) e qualche sciocco trucchetto per fare soldi che ormai appare decisamente fuori moda.
...
Giuliano Giacomelli
http://www.darksidecinema.it/i-soliti-ignoti-ventanni-dopo-per-la-prima-volta-in-blu-ray-il-capitolo-conclusivo-della-saga-iniziata-da-mario-monicelli/

Amanzio Todini (Roma, 1947 - 1995) è il figlio di Bruno Todini, organizzatore generale e produttore esecutivo per la Lux e la Ponti - De Laurentiis. Assistente e aiuto regista di Monicelli e altri registi della commedia all’italiana. Sceneggiatore di un pugno di pellicole. Debutta alla regia con I soliti ignoti vent’anni dopo (1985), con la benedizione del maestro Monicelli, ma resta il suo unico lungometraggio per il cinema. Il suo secondo lavoro da regista è la serie di telefilm Nontuttorosa (1987).  Scompare a soli 48 anni. (Fonte: Roberto Poppi - I registi italiani - Gremese).

I soliti ignoti vent’anni dopo arriva sugli schermi ventisette anni dopo I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli e ventisei anni dopo Audace colpo dei soliti ignoti (1959) di Nanni Loy e rappresenta un’evitabile occasione di sfruttare un successo. Tra gli attori della serie storica rivediamo solo Mastroianni, Gassman e Murgia, che si danno da fare per risollevare una sceneggiatura priva di fantasia e una regia piatta, ma non bastano a dare un senso al film. Protagonista principale è Marcello Mastroianni (nei panni di Tiberio), che dopo aver scontato molti anni di galera ritrova una Roma profondamente cambiata. Non ci sono più le lucciole, i prati, i quartieri che ricorda, persino la moglie Teresa (Rovere) non è rimasta ad attenderlo e si è accasata con un burino che la mantiene. Rivede il figlio Brunino (Gobbi), lo scopre gay, ma nel corso del film - per la gioia del padre - cambia gusti sessuali e si fidanza. Tiberio contatta Ferribotte (Murgia) e Peppe Er Pantera (Gassman) per compiere un nuovo colpo. I tempi sono cambiati anche nel crimine, non vanno più per la maggiore furti e rapine, ma si esporta valuta all’estero. Molte le vicissitudini, che non è il caso di raccontare in dettaglio, ma tutto finisce male, questa volta addirittura in tragedia. I nostri eroi si trovano invischiati in un non voluto traffico di droga e nell’ultima sequenza del film Er Pantera viene freddato da un sicario dei malviventi (Alessandro Gassman).

I personaggi sono quasi tutti macchiette monodimensionali, come dire che a distanza di quasi trent’anni Todini, Age e D’Amico compiono il percorso inverso di Monicelli per riportare la commedia all’italiana a livelli di farsa. Attori dilettanti come Francesco De Rosa - che cerca di imitare Totò - nei panni di Augusto, il figlio di Dante Cruciani, infastidiscono non poco. Clelia Rondinella, la donna che si innamora di Brunino e lo stesso Giorgio Gobbi nella parte del figlio di Tiberio sono patetici. Concetta Barra è la signora Italia e pure su di lei dobbiamo stendere un pietoso velo. Gina Rovere se la cava nel ruolo di moglie di Tiberio, mentre Rita Savagnone (sorella di Ferribotte) non ha niente a che vedere con Claudia Cardinale. Bravissimi Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman, non è una sorpresa, buona l’interpretazione di Tiberio Murgia, questa volta succube della sorella. Ci sono anche Victor Cavallo (portiere d’albergo) e il figlio di Gassman in uno dei suoi primi ruoli. Le cose migliori del film sono le citazioni esplicite tratte da I soliti ignoti, i filmati inseriti nella storia a mo’ di ricordi, ma anche una colonna sonora suadente, nostalgica e romantica composta da Nino Rota che ricorda la musica del felliniano Otto e mezzo. Da salvare un tentativo di descrizione del cambiamento dei tempi, con le donne diventate indipendenti (“Le femmine d’un tempo sono un ricordo!”, dice Murgia), l’ambiente malavitoso radicalmente cambiato e la vita quotidiana che prende ritmi diversi. Mastroianni cita la sequenza del furto della macchina fotografica al mercato grazie a un finto braccio ingessato. La sceneggiatura è piena di buchi, nonostante sia scritta da Age e Suso Cecchi D’Amico. Forse il regista ci mette del suo…Il montaggio è lento, prevedibile; la fotografia a colori anonima; il film è fiacco e senza nerbo. Il finale con la morte de Er Pantera, un treno che passa e i titoli che scorrono è la triste conclusione di una pellicola inutile. Todini inserisce il morto, immancabile nella serie, ma certo in maniera più prevedibile e meno drammatica di Monicelli e Loy.

Pino Farinotti concede due stelle: “Triste conclusione di un mito cinematografico”. Due stelle anche per Morando Morandini: “Una commedia lenta e troppo analitica nella ricostruzione dell’ambiente e nella caratterizzazione dei personaggi. Non sempre felici le trovate comiche, incespicate nel ritmo, si riscatta nel finale. Rischioso voler ripetere un successo”. Paolo Mereghetti concede una stella e mezzo: “In realtà di anni ne sono passati quasi trenta e di soliti ignoti ne sono rimasti solo tre, patetici e malandati. Operazione nostalgia prevedibilmente tragicomica, con annessa celebrazione della mala di una volta. Inutile. I titoli di testa cominciano con un cartello dove si dice che il film è presentato da Mario Monicelli”.

Per completare gli emuli de I soliti ignoti dobbiamo andare negli USA. Crackers (1984) - uscito da noi come I soliti ignoti made in USA - di Louis Malle, interpretato da Donald Sutherland, Jack Warden, Sean Penn, Wallace Shawn, Larry Riley, Christine Baranski, Trinidad Silva. Si tratta proprio di un remake in salsa americana, perché è la storia di un ex guardiano che improvvisa una gang di scalcinati ladruncoli per derubare il proprietario del banco dei pegni. La cassaforte è vuota e il colpo finisce attorno a un tavolo a mangiare salmone, con il capo banda che pontifica sull’amicizia. I soliti ignoti ambientato a San Francisco, sceneggiato da Jeffrey Friskin e girato da uno svogliato Malle. Christine Baranski è la Claudia Cardinale targata USA. Pessimo.

Gordiano Lupi
http://cinetecadicaino.blogspot.com/2013/01/i-soliti-ignoti-ventanni-dopo-1985.html


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