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viernes, 29 de octubre de 2021

La pecora nera - Luciano Salce (1968)

TÍTULO ORIGINAL
La pecora nera
AÑO
1968
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
No
DURACIÓN
102 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Luciano Salce
GUIÓN
Ennio De Concini, Luciano Salce
MÚSICA
Luis Bacalov
FOTOGRAFÍA
Aldo Tonti
REPARTO
Vittorio Gassman, Lisa Gastoni, Adrienne Larussa, Giampiero Albertini, Ennio Balbo, Umberto D'Orsi, Fiorenzo Fiorentini, Marisa Fabbri, Ettore Mattia
PRODUCTORA
Fair Film, Italnoleggio
GÉNERO
Comedia

Sinopsis
Dos hermanos, idénticos físicamente pero de un carácter totalmente distinto, mantienen distantes sus relaciones familiares. Uno es serio e incorruptible; el otro es fanfarrón y sin escrúpulos. Las circunstancias permiten que éste usurpe la personalidad de su hermano, haga importantes negocios y sea considerado como "indispensable" en ciertos sectores del Gobierno. (FILMAFFINITY)
 
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L'onorevole Mario Agosti, integerrimo uomo politico, ha un fratello gemello, Filippo, truffatore e vitaiolo, autentica pecora nera della famiglia. Facendosi passare per l'illustre fratello, Filippo entra in contatto con il mondo della politica e della finanza e non tarda a trarre profitto dai potenti personaggi con i quali fa conoscenza. Politici e finanzieri, del resto, affascinati dallo spirito di iniziativa e dalla praticità dell'avventuriero, non esitano ad affidargli importanti incarichi. Allorché Filippo, avvalendosi di mezzi poco leciti, riesce a concludere con un capo di stato africano un importante accordo relativo allo sfruttamento di alcune miniere di uranio, un gruppo di uomini politici decide di sostituirlo per sempre al troppo onesto fratello. Filippo diventa così l'onorevole Mario Agosti, mentre Mario, che si ostina a sostenere la sua vera identità, viene ricoverato in un manicomio.

"Le intenzioni satiriche del film si risolvono in un'elementare aneddotica qualunquistica e in una serie di battute di gusto piuttosto pesante e prive di genuino senso umoristico." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 65, 1968)
https://www.cinematografo.it/cinedatabase/film/la-pecora-nera/22615/

Vittorio Gassman, fascino senza filtri: così ha raccontato gli sfrontati all'italiana

Carismatici, senza filtri, sfrontati. Così sono i personaggi più celebri di Vittorio Gassman. Molto diversi dall’uomo Vittorio: carismatico sì, e come pochi, però pensoso, tormentato dai dubbi, soggetto a momenti di depressione. Non cattivi come Walter Granata, il villain del suo primo film veramente importante, Riso amaro; simili piuttosto al Bruno Cortona del Il sorpasso, esuberante, un po’ cialtrone ma generoso, 'perdente' però amato da chi lo incontra, anche suo malgrado. Ne fanno fede i titoli di molti film successivi al capolavoro di Dino Risi, tutti 'intestati' al protagonista: Anima nera, Lo scatenato, Il tigre, La pecora nera, Lo zio indegno.

Gassman porta nella commedia all’italiana un character dai difetti vistosi, come i personaggi di Alberto Sordi e di Nino Manfredi; però, al contrario dei colleghi, che tratteggiano per lo più tipi remissivi e un po’ vigliacchi, 'larger than life', vigoroso, a suo modo eroico. Ne è la sublimazione la versione medievale del cavaliere Brancaleone da Norcia, sgarrupato eppure coraggiosissimo protagonista de L'armata Brancaleone che, nel sequel Brancaleone alle crociate, non esita a battersi con la Morte in persona.

Altra indimenticabile variazione sul tema è il pittore del Seicento Giovanni Battista Villari detto il Caparra, che appare in forma di spettro in Fantasmi a Roma; maschilista e manesco (“sberle, sberle, sberle” è il suo adagio preferito) ma irresistibilmente simpatico. Però lo sfrontato gassmaniano si esprime più spesso in storie moderne, generate dal clima del (e dal sospetto del nostro cinema per) il boom economico; con le sue euforie di successo e i sintomi di un arrivismo precursore dello yuppismo anni Ottanta.

Se Bruno Cortona ne è un po’ il prototipo, lo seguono dappresso il Giulio Cerioni de Il successo (1963), vari personaggi in cui Gassman si traveste per I mostri (stesso anno), il Marco Ravicchio de Il gaucho (1965), l’arrivista imbroglione - ma alla fine vincente - Filippo Agasti de La pecora nera (1968), film nel quale Vittorio si sdoppia in due gemelli dalla personalità opposta.

Si potrebbero fare altri esempi prima di arrivare al più chiaro di tutti, In nome del popolo italiano, diretto da Dino Risi all’inizio degli anni Settanta. Qui il clima è già cambiato e i dubbi sulla tenuta morale del Belpaese sono diventati certezze. Il film oppone due personaggi: l’imprenditore Lorenzo Santenocito, prototipo dell’affarista senza scrupoli, corruttore e corrotto, e il giudice istruttore Mariano Bonifazi (Ugo Tognazzi), che indaga su di lui in relazione a un omicidio. Santenocito non è un assassino, ma ha un’anima ugualmente nera. Però la sua vitalità, le sue battute sferzanti, la sua capacità comunicativa ci obbligano a scindere il giudizio morale da un imbarazzante senso di involontaria simpatia. Dovuta, ovviamente, al fatto che è Vittorio a interpretarlo.

Non molto diverso il Gianni Perego di un altro capolavoro, C’eravamo tanto amati di Ettore Scola (1974), che copre gli affari loschi del suocero, approfitta delle donne e tradisce gli ideali della Resistenza, cui ha partecipato, ai quali i compagni di un tempo restano fedeli. Anche quando l’età si fa matura, Gassman e i suoi registi continuano a prediligere il personaggio del carismatico, impunito, ora vecchio cialtrone affascinante che attrae-respinge personaggi giovani. Come il nipote de Lo zio indegno di Franco Brusati (1989), la cui vita ordinata e sonnolenta è sconvolta dall’ingresso dello zio Luca, con la sua vistosa sciarpa rossa. Dissoluto, imbroglione e perfino ladro, Luca seduce il giovane parente col miraggio di una vita meno banale.

Oppure Rosa, la nipotina del vecchio Augusto Scribani di Tolgo il disturbo di Dino Risi (1990), al quale età e disagio mentale hanno tolto ogni residuo freno inibitore (a uno sconosciuto, che incontra a casa di parenti, dice per diritto: "Che bella faccia da ca…, non ne ho mai viste così. Bravo, complimenti… proprio una faccia da c… d’altri tempi"). Giungerà a insultare in diretta tv il primario del manicomio in cui è stato ricoverato. Ma saprà conquistarsi ugualmente l’affetto di Rosa e uscirà di scena danzando.

Roberto Nepoti
https://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2020/06/26/news/vittorio_gassman-259968575/

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