TITULO ORIGINAL Amici miei - Come tutto ebbe inizio
AÑO 2011
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Italiano (Separados)
DURACION 108 min.
DIRECCION Neri Parenti
GUION Fausto Brizzi, Marco Martani
FOTOGRAFIA Luciano Tovoli
MONTAJE Luca Montanari
PREMIOS 2010: Premios David di Donatello: 5 nominaciones
REPARTO Christian De Sica, Michele Placido, Pamela Villoresi, Massimo Ghini, Giorgio Panariello, Chiara Francini, Massimo Ceccherini, Barbara Enrichi, Alessandro Benvenuti, Paolo Hendel, Alessandra Acciai
PRODUCTORA Filmauro
GENERO Comedia | Precuela
SINOPSIS Precuela y homenaje del realizador Neri Parenti a las dos películas firmadas por Mario Monicelli (fallecido en 2010) en 1975 y 1982: "Amici miei" y "Amici miei atto II". (FILMAFFINITY)
Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)
CD 1
Subtítulos (Italiano)
CD 2
Subtítulos (Italiano)
Amici miei - Come tutto ebbe inizio [+], del maestro de las comedias navideñas Neri Parenti (Natale in Sudafrica [+]), precuela de la legendaria Amici miei, de Mario Monicelli, sigue ºdesencadenado las protestas de los incondicionales del gran director toscano fallecido en noviembre del año pasado y de su película de culto de 1975 (y de la secuela de 1982). El número de internautas se multiplica vertiginosamente en la página de Facebook que critica la película "Giù le mani da Amici miei" ["No toquen a Mis amigos"]: ya cuenta con casi 60.000 miembros unidos contra la “profanación de una obra de arte” y decididos a “boicotearla”.
El director, defendiéndose de las acusaciones, habla de un acto de amor “hacia la película original de Monicelli, hacia mi ciudad, Florencia, y hacia los guionistas de aquella época, Piero De Bernardi, Leo Benvenuti y Tullio Pinelli, que también escribieron el guión de esta nueva cinta”. Ambientada en la Florencia del siglo XIV, reconstruida en los estudios de Cinecittà en una superficie de más de 20.000 metros cuadrados, la película cuenta con un reparto encabezado por Michele Placido, Giorgio Panariello, Christian De Sica, Massimo Ghini y Paolo Hendel, que interpretan a un grupo de amigos de mediana edad que, entre bromas, intentan prologar su juventud.
“Cené muchas veces con Monicelli durante el rodaje la película, pero nunca me dijo nada al respecto. Respetaba demasiado el trabajo de los otros como para criticarlo”, ha destacado Michele Placido. Paolo Hendel agregó que el mismo Monicelli le sugería no tomarse las cosas demasiado en serio y cuando le habló del proyecto, el inolvidable director opinó: “Es suficiente si la historia funciona y hace reír”.
Es posible que eso baste, pero el nombre de Monicelli no aparece ni siquiera en las dedicatorias: Parenti afirma que “conocía muy bien a Mario y estoy seguro de que no habría aceptado una dedicatoria sin antes haberla autorizado”.
Amici miei - Come tutto ebbe inizio es una producción de Aurelio y Luigi de Laurentiis, distribuida por Filmauro.
Vittoria Scarpa (15/03/2011)
---
Più un'operazione sbagliata che un film inguardabile. È questa la prima impressione di fronte al film scritto e diretto da Neri Parenti, solido artigiano di tanto cinema medio-basso, dai seguiti più o meno apocrifi di Fantozzi alla stagione dei cinepanettoni. Un regista non nuovo ad operazioni di questo tipo: Parenti, diresse con esiti altalenanti parecchi capitoli di Fantozzi, dopo i primi due leggendari Fantozzi e Il secondo tragico di Fantozzi di Luciano Salce. Non tradì nel complesso il personaggio, semmai lo semplificò riducendolo, col passare del tempo, a macchietta comica e slegandolo dal contesto sociale, persino di lotta di classe, che aveva caratterizzato i film di Salce. E lo stesso si può dire dei tanto vituperati cinepanettoni, “inventati” dai Vanzina con la serie di Vacanze di Natale all'inizio degli anni 80 e trasformati poi da Parenti con esiti a volte non malvagi nella serie delle vacanze esotiche. Parenti sembra quasi uno specialista nel dar vita a un filone che sembrava esaurirsi e la sua esperienza è certa: è un regista in grado di intrattenere e divertire senza troppi pensieri; conosce, e anche bene, i tempi comici della commedia all'italiana e sa sfruttare al meglio gli attori. Il che, soprattutto in questi tempi, non è poco. Tutte qualità che si ritrovano, anche se solo in parte, in Amici miei - Come tutto ebbe inizio, prequel, pure questo apocrifo, di uno dei titoli più noti e amari della tarda commedia all'italiana, e che Parenti cerca di recuperare non tanto come operazione filologica, impossibile anche perché gran parte del cast è passata a miglior vita, compreso il regista Mario Monicelli, ma come omaggio, un po' tardivo, allo spirito acre che dominava quella pellicola.
Ma l'operazione lascia perplessi: data per scontata la professionalità di chi sta davanti alla macchina da presa, gli attori, gente capace e navigata nel genere, dalla coppia De Sica - Ghini, già rodata in molti film natalizi, a Giorgio Panariello, Michele Placido, allo stesso, sprecatissimo nel film, Massimo Ceccherini, e fatta salva la mano dello stesso Parenti che sa come e quando far ridere, Amici miei si presenta allo spettatore come un film poverissimo dal punto di vista produttivo, con una fotografia sgranatissima dai colori opachi e ambientazioni solo accennate e poco credibili. Non solo: il film soffre anche da un punto di vista narrativo con una voce fuori campo impegnata a raccontare piattamente la vicenda e a fare da collante a storie slegate tra di loro. Storie e gag che, ahinoi, non fanno né ridere, né sorridere e nemmeno riflettere. Gli ingredienti del film di Monicelli, si intravvedono, seppur a distanza. I tipi fissi della commedia classica - De Sica sciupafemmine, Ghini l'ingenuo, etc – dovrebbero essere funzionali a un racconto morale dai toni sarcastici che lasci spazio a un riso amaro e a una riflessione cinica e disincantata sulla vita. Parenti cita più volte Monicelli, compresa l'entrata in scena del personaggio della Morte, presenza insolita per una commedia tradizionale e saccheggia a mani basse la commedia pecoreccia degli anni 70, quella dei vari Decamerotici, Una cavalla tutta nuda, Fratello Homo sorella Bona, E si salvò solo l'Aretino Pietro con una mano avanti e l'altra dietro e via con titoli di questo tipo, ma il suo omaggio alla commedia popolare di un tempo è tanto superficiale quanto deludente da un punto di vista strettamente cinematografico. Come film comico in sé, Amici miei è infinitamente meno divertente di qualsiasi cinepanettone; come omaggio alla serie di film di Monicelli, il film è assolutamente inadeguato e sta all'Amici miei originale come Il Decameroticus di Pier Giorgio Ferretti o I racconti di Viterbury di Mario Caiano al Decameron e a I racconti di Canterbury di Pasolini. Da ultimo, come operazione squisitamente commerciale, il film è ancora più scentrato. Vecchio e datato nella confezione e nell'impianto narrativo, privo di vera verve comica, inviso ai fan della commedia monicelliana che lo considerano come un affronto ad un capolavoro, difficilmente potrà conquistarsi una fetta, anche esigua, di autentici affezionati.
Simone Fortunato
---
Il popolo non è grullo (anche se nel palazzo dei Priori ad inizio film si afferma il contrario). Secondo me è d'accordo anche Neri Parenti che ha realizzato Amici miei - come tutto ebbe inizio. Allora perché ha voluto fare una cosa diversa (tornando nel passato), con attori diversi (i vecchi non ci sono più) ma che mantenesse lo spirito (il titolo) del film di Monicelli del 1975?
In quanto fan della seconda ora (forse anche della terza) di Amici miei l'originale, ho trovato quantomeno azzardato il tentativo di Parenti, un po' esagerati i 50.000 oppositori del gruppo facebook "Giù le mani da..", comprensibile chi per affetto o per culto non voleva sentir paragoni col "genio" di Monicelli.
Come tutto ebbe inizio è un film del quale si devono palesare le intenzioni, anche se questo non sposta necessariamente l'ago della bilancia su un giudizio positivo o negativo. Il problema è che con i film di Neri Parenti non siamo abituati alle intenzioni (siamo invece molto più avvezzi a sparare a zero). I 5 amici (Placido, Panariello, De Sica, Hendel, Ghini) nella Firenze del 1400 ci finiscono perché l'idea di un prequel era venuta agli stessi sceneggiatori (De Bernardi, Benvenuti e Pinelli) di Amici miei. Neri Parenti, a cui l'idea piaceva già allora, ha tenuto fede (a se stesso soprattutto) all'impegno, omaggiando loro e la sua città (non Monicelli che non avrebbe amato una dedica senza previa richiesta). Adesso lo sapete.
C'è un cambio di epoca, uno strano (per Parenti) e apprezzabile cambio di registro (comico), un'elaborazione maggiore; si è cercato di non "inquinare" il soggetto originario (pensato in un contesto diverso) ma gli sceneggiatori sono del nostro contesto. Nelle pesanti e adorne vesti rinascimentali, la nuova brigata cerca di combattere "la calamità della noia" facendo scherzi, partendo senza meta alla ricerca di sfortunate vittime di cui prendersi gioco: le suore timorate, il corteo papale, il legnaiolo un po' tordo (Massimo Ceccherini). Nessuno degli interpreti è sopra le righe, la parlata, anche di chi non è toscano, è credibile, l'impegno (l'onore) di stare al centro di una Firenze/Cinecittà così ben affrescata è sentito.
Amici miei - come tutto ebbe inizio si compone di battute (di ingenuità quattrocentesca) e qualche punta di nero (non dovuto solo alla peste). Il lessico sempre colorito e le situazioni (qualcuna di rimando al film di Monicelli) tuttavia non possono, e forse non vogliono, ricercare l'ironia e lo spensierato/disperato cinismo del quartetto di un tempo, anche quando la vittima della beffa diventa uno di loro.
Neri Parenti ha esaudito un suo desiderio, gli attori anche; tutti (probabilmente) hanno proseguito le "zingarate" fuori dal set, Lorenzo il Magnifico ha trovato il suo verso più significativo "chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza". Il punto è che lo si può considerare un altro film, con altre intenzioni, ma spiegare la "supercazzola" (anche se nella Firenze del 1400) equivale a perdere il significato della "supercazzola". Chi non la conosce capirà come se fosse antani vedendo Ugo Tognazzi fuori dal bar del Necchi che discute amabilmente col vigile.
Giulia Pietrantoni (15/03/2011)
Noi non abbiamo visto Amici Miei Come tutto ebbe inizio ma siamo decisamente curiosi di sapere cosa ne pensano i critici cinematografici. Ecco alcuni stralci. Decisamente positiva è la recensione di Rondi de Il Tempo. Che ne pensate voi che avete visto il film?
Alessandra De Luca - Avvenire: (…) Convince davvero poco l’operazione revival di Neri Parenti che in “Amici miei… come tutto ebbe inizio” (costato - secondo il regista – “oltre 15 milioni di euro”) mette in scena gli antenati dei protagonisti del film di Monicelli (…)
Gian Luigi Rondi - Il Tempo: Aurelio De Laurentiis ancora una volta fa centro. Con il sostegno sempre più felice di Neri Parenti regista e sceneggiatore che, volendo rendere omaggio al mitico “Amici miei” del caro e compianto Mario Monicelli, ha ritenuto giusto non dargli un seguito, anche perché non era semplice sostituire in quelle parti quei magnifici interpreti di allora, e così, chiamato nuovamente in campo Piero De Bernardi, aggiungendovi Fausto Brizzi e Marco Martani, ha preferito anticipare le zingarate dei cinque burloni addirittura nella Firenze del Quattrocento, regnante Lorenzo il Magnifico. […]
Valerio Caprara - Il Mattino: Neri Parenti, punching ball dei cinéfili in servizio permanente effettivo, ritorna nella sua Firenze (dove il padre fu rettore) con una certa accuratezza e il fermo principio di non prendersi troppo sul serio. È ovvio, dunque, che girando il prequel di «Amici miei» non ha commesso sacrilegio e non merita anatema; anche perché il culto delle zingarate - cioè gli scherzacci intrapresi da goliardi fuori età - venne spesso fustigato al tempo dell’uscita come espressione dell’edonismo maschilista che stava seppellendo il ’68 («il mestiere infame di Germi, Risi e altri Monicelli» scrivevano i papà degli odierni integralisti). […]
Alessandra Levantesi - La Stampa: Tutto nel mondo è burla» canta il Falstaff di Verdi, riallacciandosi a una tradizione dello sberleffo usato per esorcizzare i mali della vita e i terrore della morte che ha lontane radici nella nostra cultura. Essendosi ispirati per la trilogia di Amici miei a quell’antico modello, gli indimenticati sceneggiatori Benvenuti, De Bernardi e Pinelli ebbero qualche anno fa l’idea di un numero quattro ambientato nella Firenze medioevale in cui «tutto ebbe inizio». […]
Paola Casella - Europa: Poiché questa settimana siamo in vena di profanazione delle icone pop italiane, ecco il prequel di Amici miei: al fine di non sentirsi torcere le budella bisogna dimenticare il capolavoro di Monicelli e fare finta che quello girato da Neri Parenti sia un film ex novo. In tutta onestà, non si tratta di un cinepanettone, nonostante la presenza di De Sica e Ghini: c’è lo sforzo di costruire una commedia con un inizio, un centro e una fine, anche perché fra gli sceneggiatori c’è quel Piero De Bernardi che firma anche il soggetto con Leo Benvenuti e Tullio Pinelli (gli autori dell’originale, cui è dedicato il film); ma l’aggiunta della coppia cinepanettonica Fausto Brizzi e Marco Martani e il tocco letale di Neri Parenti rendono questa storia ambientata a fine ’400 un pateracchio colossale ricco solo di occasioni mancate. […]
Fabio Ferzetti - Il Messaggero: Il primo Amici miei, diretto da Monicelli, è del 1975. Gli altri due, di Nanni Loy, sono del 1982 e del 1985 e sono sempre più fiacchi e funerei. All’epoca la voglia di scherzare su tutto, morte compresa, fu presa giustamente come canto funebre per la commedia italiana al tramonto. […]
Alessio Guzzano - City: Vacanze a Firenze, tra brutte facce da Natale in crociata medievale, al tempo di Lorenzo il Magnifico, Savonarola e – grazie al Cielo – non più di Monicelli. Panariello fa l’oste svogliato, Michele Placido il politico assenteista, Massimo Ghini il fannullone con troppa prole, Paolo Hendel il medico col vizietto sodomita, Christian De Sica – incredibile a dirsi – il nobile cornuto e cornificatore. Gli antichi neri parenti di “Amici miei” sprecano ogni eco boccaccesca lanciando nani superdotati tra le suore come nei film per yankee brufolosi e si guardano bene dal pungere papati e potentati, al massimo tormentano il legnaiolo Ceccherini, l’unico con la faccia e i tempi comici giusti. Qui non si tratta di voler fare gli integralisti della ’supercazzola prematurata’, o i vedovi dell’immortale gag del vedovo; qui il punto è che non si ride punto: ovvero mai, detto alla toscana. Un’operuccia indegna come prequel, sciatta come commediola, volgare proprio perché incapace persino di inventarsela, una parolaccia. Noiosa senza ritegno, ma così boriosa da iniziare dichiarandosi un antidoto alla noia. Il (sigh) fiorentino Hendel ha osato dire: “Anche i primi Amici miei – (sottinteso: come noi) – non erano capolavori, ma facevano ridere”. Mai sentite tante bischerate in così poche parole.
Maurizio Acerbi - Il Giornale: Altro che prequel di una delle saghe più innovative, ciniche, intelligenti ed aggressive mai prodotte sul nostro grande schermo. “Amici miei… come tutto ebbe inizio” è un cinepanettone fatto e finito, con pregi (pochissimi) e difetti (tanti). Manca la solita sfilza di parolacce e la Belen di turno ma, per il resto, il tono delle scenette, leggi scherzi, è identico a quello flebile di un qualsiasi “Natale a vattelapesca”. Non azzardiamoci a paragoni offensivi con gli “Amici miei” di Germi (il progetto originale era suo), Monicelli e Loy. Va bene la nostalgia, va bene l’atto d’amore, va bene l’omaggio, ma non scherziamo. Qui, dell’essenza dei cinque amici che non si rassegnavano al sapore amaro della vita, esorcizzando la morte e fuggendo dalle responsabilità della vita adulta prolungando, alla loro maniera, la giovinezza spensierata, non vi è la minima traccia. È mutato il contesto storico per un film del genere, sono cambiati i volti e, soprattutto, lo spessore di trama e zingarate, qui tendenti al debole. (…) Si ride poco, quasi per nulla. Un film così può decollare solo per l’inventiva dei raggiri o delle beffe che, invece, scorrono sullo schermo senza lasciare traccia, prevedibili anche nell’esito. Non vi è una sola idea, come i famosi schiaffi alla stazione, per la quale vi ricorderete di questa pellicola. E se fosse proprio questo lo scherzo più riuscito? VOTO 4,5.
Alessandra Levantesi - La Stampa: “Tutto nel mondo è burla” canta il Falstaff di Verdi, riallacciandosi a una tradizione dello sberleffo usato per esorcizzare i mali della vita e il terrore della morte (…) Essendosi ispirati per la trilogia di “Amici miei” a quell’antico modello, gli indimenticati sceneggiatori Benvenuti, De Bernardi e Pinelli ebbero qualche anno fa l’idea di un numero quattro ambientato nella Firenze medioevale in cui “tutto ebbe inizio”. Scomparsi loro, il soggetto è stato ripreso in spirito di affettuoso omaggio da Neri Parenti, con la sola infedeltà di trasporre l’azione (su bella scenografia di Frigeri) nella Firenze Medicea. Dove cinque mariuoli - impersonati da una complice, giocosa squadra di attori ben calati negli splendidi costumi d’epoca della sartoria Tirelli - sfidano noia, corna, il flagello della peste e gli anatemi di Savonarola a suon di bravate che a volte si traducono in atroci scherzi del destino. D’altronde, che fare? Tanto tutto passa e del doman non v’è certezza.
Paolo Mereghetti - Corriere della sera: Cast da cinepanettone e ambientazione senza forza … Ma (purtroppo) questi scherzi non fanno ridere … I loro scherzi sono troppo innocui per graffiare e troppo poco inventivi per colpire la fantasia … Qui di colpi di genio simili, non c’è nemmeno l’ombra.
Simon Fortuna - La Repubblica (Firenze): Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione” recitava il vecchio Amici miei. Ecco, nel nuovo non c’è traccia di tutto questo … Il fatto è che “Come tutto ebbe inizio” non funziona proprio. Non fa ridere. Gli scherzi descritti sono arzigogolati e poco credibili, il ritmo spezzettato, le invenzioni sanno di cose già viste in tanti titoli più o meno gloriosi della commedia italica in costume.
Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano: Il vero problema del sequel-prequel Filmauro è l’opposto: gli mancano le gambe per reggersi in piedi e provare a camminare da solo.
Roberto Nepoti - La Repubblica: Si sente la marca del cinepanettone; e non solo per la presenza del suo team abituale di attori più o meno comici, ma per una tendenza a volare basso che è tutta contemporanea.
Maria Pezzi - Libero: Il nuovo Amici miei si boicotta da solo. Delude il rifacimento del capolavoro di Monicelli (…) proteste sul web, ma più che sacrilegio è un filmetto.
Carla Cigognini
No hay comentarios:
Publicar un comentario