TITULO ORIGINAL Cattivi pensieri
AÑO 1976
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 105 min.
DIRECCION Ugo Tognazzi
GUION Antonio Leonviola, Ugo Tognazzi, Giuseppe Viola, Enzo Jannacci
REPARTO Ugo Tognazzi, Edwige Fenech, Orazio Orlando, Paolo Bonacelli, Massimo Serato, Luc Merenda, Veruschka von Lehndorff, Piero Mazzarella, Mircha Carven, Pietro Brambilla, Yanti Somer, Mara Venier, Laura Bonaparte
FOTOGRAFIA Alfio Contini
MONTAJE Nino Baragli
MUSICA Armando Trovajoli
PRODUCCION Edmondo Amati para Fida Cin.Ca, Maurizio Aamati para New Film Production
GENERO Comedia
SINOPSIS L'avvocato Marani, tornato a casa improvvisamente, trova la moglie addormentata, ma vede nel ripostiglio i piedi di un uomo. Lo chiude dentro e parte con la consorte. Chi glielo ha fatto fare un film così in linea con il becero erotismo in voga nella commedia italiana degli anni '70? 4ª regia in decrescendo di U. Tognazzi. (Il Morandini)
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TRAMA:
La chiusura dell'aeroporto causata dalla nebbia costringe l'avvocato milanese Mario Marani, marito della bella Francesca, a tornarsene a casa nel cuore della notte. Sua moglie sembra profondamente addormentata, senonché, in uno sgabuzzino, egli vede spuntare, da sotto a certi abiti, i piedi nudi di un uomo. L'avvocato fa finta di nulla, chiude il ripostiglio, ne intasca la chiave e il giorno dopo parte con Francesca per un viaggio d'affari e di svago, che li conduce prima a una partita di caccia e, poi, a Torino e a Cervinia. I due stanno una decina di giorni lontano da casa e Marani continua per tutto il tempo a cercare di indovinare quale, dei possibili amanti di sua moglie, sia quello chiuso a chiave: un giovane riccone venezuelano? un maestro di sci? l'avvocato Borderò? o, addirittura, il fratello scioperato dello stesso Marani? La verità è che, nello sgabuzzino, è rimasto chiuso il figlio del portinaio, penetrato nell'abitazione del Marani all'insaputa di Francesca per ammirare certi fucili da caccia. Sarà la polizia a liberare il giovane, per condurlo in galera, ma l'avvocato, che un'amante ce l'ha davvero, continuerà a dubitare della fedeltà di sua moglie.
CRITICA:
"Originale sì, però anche sboccata e noiosa commedia erotica del regista part-time Ugo Tognazzi, un pigmeo al cospetto del Tognazzi attore. Il suo ambizioso film, sceneggiato con Enzo Jannacci e Beppe Viola, è soltanto una satira velleitaria dei licenziosi trastulli della buona borghesia". (Massimo Bertarelli, 'Il Giornale', 1 luglio 2002)
NOTE:
- ESTERNI GIRATI A MILANO, TORINO, MADONNA DI CAMPIGLIO, CERVINIA, VALICO PLIN MAISON (AOSTA), MONCALIERI.
- GIOIELLI: HELIETTA CARACCIOLO.
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Un banale contrattempo costringe l’avvocato milanese Mario Marani a rientrare a casa; sull’aeroporto nel quale attende il suo volo si è addensata una fittissima nebbia e come conseguenza il volo sul quale Mario doveva imbarcarsi viene cancellato.
Rientrato in casa, trova sua moglie, la bellissima Francesca, che dorme il sonno del giusto.
Mario si dirige verso uno stanzino e al suo interno ha la disgrazia di vedere un paio di piedi nudi.
Convinto che nel piccolo ripostiglio si nasconda l’amante di sua moglie, Mario porta con se Francesca in un lungo giro di lavoro durante il quale spera di scoprire chi sia in realtà la figura da lui vista nello stanzino.
I vari indiziati sono, di volta in volta, le persone della cerchia frequentate dalla coppia, ma la verità è che nello stanzino era rimasto chiuso il figlio del portinaio che si era nascosto nella casa per ammirare i fucili da caccia di Mario.
Quest’ultimo ha un’amante, ma nonostante tutto rimarrà con il dubbio che anche Francesca gli restituisca la pariglia.
Ugo Tognazzi è stato indiscutibilmente un grande attore; molto differente invece il discorso sulla sua capacità di mettersi dietro la macchina da presa.
E Cattivi pensieri, il penultimo film da lui diretto prima della eccellente prova offerta con I viaggiatori della notte, mostra proprio queste sue vistose lacune, ovvero mancanza di ritmo e mancanza del guizzo che distingue il purosangue dal cavallo normale.
Siamo nel 1976, Ugo Tognazzi è ormai considerato uno dei quattro grandi del cinema italiano ed è contemporaneamente impegnato nella direzione di questo film come regista mentre come attore compare in Al piacere di rivederla, in Telefoni bianchi, in Signore e signori, buonanotte e infine come attore anche in Cattivi pensieri.
La storia è abbastanza banale, una storia di corna come tante altre ne abbiamo visto sullo schermo; l’unica variazione di rilievo al clichè classico del marito geloso che alla fine sembra ossessionato dal fatto di essere becco (mentre a lui è concesso avere un’amante, come da italico copione) è l’introduzione di sequenze abbastanza osè anche per un’attrice come la Fenech, generalmente ben disposta nel mostrare abbondantemente il suo magnifico corpo.
Ma a Tognazzi non riesce nessuna delle intenzioni iniziali; il film non solo si dimostra lentissimo e banale, ma alla fine riesce nella difficile impresa di trasformarsi in un letale sonnifero e contemporaneamente in una palude melmosa dalla quale si riemerge con l’impressione di aver sprecato davvero male il proprio tempo.
Imbarazzante anche la recitazione dei protagonisti, quasi fossero consapevoli di partecipare ad un film di bassa lega.
Il che se vogliamo è il naturale sbocco di cento e passa minuti di tedio assoluto, infarcito di inutili volgarità e sopratutto con la spocchiosa pretesa di girare un film con non nascoste velleità di satira di costume.
La realtà è diversa in maniera desolante.
La storia è un deja vu continuo; lo stereotipo dell’italiano infedele ma intransigente quando si tratta di corna personali e sopratutto dialoghi rozzi e tagliati con l’accetta sono un calcestruzzo impossibile da digerire.
Un peccato per Tognazzi, che qualche cosa di buono (come regista, off course) riuscì a mostrarla nel film successivo, quel già citato I viaggiatori della sera che rimane opera di gran valore ampiamente sottovalutata.
Il che, alla luce dell’opacissima prestazione fornita con Cattivi pensieri, rimane dilemma amletico da sciogliere, ovvero: Tognazzi avrebbe potuto fare di meglio perchè aveva finalmente imparato a stare dietro la MDP oppure il tutto fu casuale, un po come il concerto perfetto che riesce una volta sola?
Poichè l’Ugo nazionale non girò più nulla, questo è davvero un dilemma insolubile.
Va detto che se il film è davvero poca, pochissima roba, lo si può ricordare per alcune chicche rappresentate dal curioso cast; la presenza per esempio della cosidetta signora della tv Mara Venier, della top model Veruschka, del bravo e sfortunato giornalista sportivo Beppe Viola (che aveva lavorato già con Tognazzi in Romanzo popolare) e dal nudo di Luc Merenda (bissato poi in Action di Tinto Brass) oltre che dalle eleganti presenze di Massimo Serato e Orazio Orlando.
Paultemplar
Dichiarazioni
«Se nel film c’è un difetto è proprio che non è comico, considerando che lo dirigo e lo interpreto io. Quello che volevo era di creare dei personaggi facilmente identificabili, dare loro una fisionomia definendone l’ambiente (quello del jet set milanese), le simpatie politiche (di destra), i rapporti sociali (fatti di ipocrisia e arrivismo). La mia ambizione, insomma, era di fare un prodotto che si discostasse dalla convenzione; curando prevalentemente il tirante giallo e con l’occhio attento alla commedia all’italiana, per dare contorni convenzionalmente riconoscibili al personaggio e alla vicenda» (U. Tognazzi,”la Repubblica”, 23.10.1976)
«Per quello che riguarda Cattivi pensieri, avrei dovuto fare le musiche o qualche altra parte tecnica, ma non mi sono trovato in accordo con Ugo. All’epoca io ero in voga, avevo avuto la nomination all’Oscar, una serie di riconoscimenti, guadagnavo parecchio, forse ero anche un po’ montato e non sopportai che Tognazzi volesse impormi cosa fare. Così gli dissi che come colonna sono per il suo film poteva usare dei dischi e me ne andai. Come amici, comunque, abbiamo mantenuto un ottimo rapporto. Tognazzi soprattutto come attore era straordinario. [...] Aveva una capacità naturale di dare spessore ai personaggi» (E. Jannacci, in F. Francione e L. Pellizzari, a cura, Ugo Tognazzi regista, Falsopiano, Alessandria, 2002).
«Tognazzi attore, la cui presenza soddisfa sempre per estri spiritosi e sapienza di pausa, si fa preferire a Tognazzi regista che non sembra essersi accorto come il film, partito bene, da una gustosa trovata, si vada via via afflosciando e appesantendo in una faticosa e alla fine confusionaria monotonia di sviluppi, aggravata da un linguaggio da trivio e da crude situazioni priapesche. Anche come satira di certo costume e di certo linguaggio, il film pecca di troppo facile contentatura, adottando soluzioni ormai abusate sino alla maniera. Piacevole da principio e poi soltanto a sprazzi, forte nell’attore, il film coinvolge la bella Edwige Fenech» (L. Pestelli, “La Stampa”, 29.10.1976).
«[Cattivi pensieri] ha una buona partenza: divertente, con le gags che esplodono al momento giusto, grazie a un meccanismo ben congegnato. Ma via via che si inoltra nella vicenda, questa pare per quella che è: un pretesto per spogliare la Fenech e farle vivere situazioni canoniche della commedia erotica all’italiana. [...] Bisogna però dare atto a Tognazzi di aver saputo spogliare la sua partner con eleganza» (C. Cosulich, “Paese Sera”, 29.10.1976).
«[...] Cattivi pensieri è un’altra prova del basso livello professionale che è ormai la media del cinema italiano digestivo. Tolte rare eccezioni, non si sa più scrivere una sceneggiatura decente, oggi in Italia. Le responsabilità maggiori, infatti, sono di sceneggiatura. So con sicurezza che Bernardino Zapponi è una persona colta, uno scrittore accorto, uno sceneggiatore che non manca né di ingegno né di esperienza: perché mai, altrimenti, Fellini l’avrebbe scelto come collaboratore di Satyricon e Roma? Coma fa, dunque uno Zapponi a scrivere un testo comico sulla gelosia (con pretese di satira sociale anticapitalista per giunta) così vecchio e anacronistico, così prebellico come Cattivi pensieri? Come fa un attore come Tognazzi, che pure è amico di Marco Ferreri, a non rendersi conto - a parte i grevi e pecorecci lazzi di cui infiora la sua farsa giallo-rosa – che quel finale (il ladro nello sgabuzzino che, forse, è un extraparlamentare) non è soltanto reazionario ma contraddice le sia pur goffe intenzioni satiriche del resto? La protagonista è Edwige Fenech, attrice, per definizione, di là dal bene e dal male» (M. Morandini, “Il Giorno”, 2.1.1976).
Scheda a cura di Davide Larocca
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Non commedia all’Italiana né commedia sexy (come Morandini, al solito superficiale, intende annoverare l’opera in questione), la penultima regia dell’immenso Tognazzi è al contrario un ottimo thriller sentimentale, caustico e graffiante come solo il grande cremonese sapeva essere.
“La chiusura dell’aeroporto causata dalla nebbia costringe l’avvocato milanese Mario Marani, marito della bella Francesca, a tornarsene a casa nel cuore della notte. Sua moglie sembra profondamente addormentata, senonché, in uno sgabuzzino, egli vede spuntare, da sotto a certi abiti, i piedi nudi di un uomo. L’avvocato fa finta di nulla, chiude il ripostiglio, ne intasca la chiave e il giorno dopo parte con Francesca per un viaggio d’affari e di svago, che li conduce prima a una partita di caccia e, poi, a Torino e a Cervinia.
I due stanno una decina di giorni lontano da casa e Marani continua per tutto il tempo a cercare di indovinare quale, dei possibili amanti di sua moglie, sia quello chiuso a chiave: un giovane riccone venezuelano? un maestro di sci? l’avvocato Borderò? o, addirittura, il fratello scioperato dello stesso Marani?”
Prodotto davvero anomalo Cattivi Pensieri. Girato da una colonna portante della grande stagione del cinema Italiano, si getta senza troppi indugi nel limbo insolito della satira di costume, inficiata dai volti e dai corpi di tanta commedia commerciale del tempo: Edwige Fenech in primis – bellissima come non mai -, Luc Merenda, Mara Venier e persino Guido Nicheli non accreditato. Un film che ritrae un quadro devastante, paranoico e tuttavia veritiero della ricca borhesia del periodo, volgare e cinica (la scena della fucilazione è puro colpo di genio), figlia del sospetto più basso e fragile, logorata dalla stessa natura sociale profondamente incerta.
L’incubo e la realtà viaggiano a braccetto e delineando corde surreali nella poetica di Tognazzi davvero inedite: i pallidi piedi dell’amante nell’armadio rappresentano una concessione visionaria fulminante, evoluzione inarrestabile e naturale del capolavoro assoluto dell’attore-regista Il fischio al naso (1967), parabola inquietante del sistema sanitario del Belpaese. Prendendo le distanze da una considerazione assolutista dell’opera (non parliamo di un film perfetto, sia chiaro), è certamente necessario ed importante ridiscuterne il valore storico e filmico affatto banale, dove il disincanto sembra prendere il sopravvento sulla sbrigativa critica sociale di tanti film coevi e dove la la messa in scena decide di farsi innegabilmente da parte, quasi ad agognare un’impossibile venatura neorealista.
Opera personale e fieramente controcorrente, che conferma ampiamente le grandi capacità registiche dell’immortale Tognazzi.
Un altro film del grande Ugo.
ResponderEliminarGrazie.
Ciao
BRAVISSIMO!!! TOGNAZZI,GRAZIE!!! Amarcord.
ResponderEliminarUn abrazo.
Eddelon
MILLE GRAZIE !!!
ResponderEliminarUn grandissimo Ugo Tognazzi & una favolosa Edwige F. !!