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sábado, 20 de noviembre de 2021

Arriva la bufera - Daniele Luchetti (1993)

TÍTULO ORIGINAL
Arriva la bufera
AÑO
1993
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Italiano (Opcionales)
DURACIÓN
110 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Daniele Luchetti
GUIÓN
Daniele Luchetti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli
MÚSICA
Dario Lucantoni
FOTOGRAFÍA
Franco Di Giacomo
REPARTO
Diego Abatantuono, Margherita Buy, Silvio Orlando, Lucio Allocca, Angela Finocchiaro, Marina Confalone, Antonino Iuorio, Stefania Montorsi, Eros Pagni
PRODUCTORA
Mediafiction, Officina Film, Televisione Penta
GÉNERO
Comedia

Sinopsis
El juez Fortezza es destinado a una ciudad del sur de Italia. Una vez allí, se da cuenta de que todo está bajo el control de las tres hermanas Fontana (Emma, Esmeralda y Eugenia), muy interesadas en conseguir la concesión de la incineradora pública que pronto se construirá en la ciudad. (FILMAFFINITY)

Premios
1992: Premios David di Donatello: Mejor actriz secundaria (Marina Confalone)

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3 

Dove sta andando il cinema dei giovani autori italiani? Forse in nessun luogo, e non sarebbe neanche male (perché fissare o prefigurare sempre mete prestabilite, in fondo?) se la crisi, avvertita pesantemente anche al botteghino, non colpisse innanzitutto le idee minime alla base della realizzazione dei film e la capacità inventiva di molti autori e sceneggiatori che pare abbiano rinunciato a tentare di dar vita a qualcosa di meno sciatto o prevedibile di quanto ci si potrebbe aspettare.

I casi recenti di film come Nel continente nero e Puerto Escondido confermano purtroppo una linea di tendenza pericolosamente in discesa, per quanto riguarda la qualità. Sembra non trattarsi cioè soltanto di una carenza di prospettive o di congiunturali problemi economici (sono ormai ridotte al minimo le opere in cantiere), quanto semmai della ripetitività di schemi e modelli abusati, a partire ovviamente da quelli della commedia. Anche per questo l'intento di mettere in scena una vicenda legata all'attualità più urgente (pubblica corruzione e ladrocinio privato in un paese occidentale incivile, saccheggiato dai suoi governanti e privo di ogni possibile senso di responsabilità) adottando un registro grottesco e toni surreali ci ha incuriosito, sollecitandoci ad una visione attenta del nuovo film di Daniele Luchetti. La storia narrata è quella di un giudice impegnato a condurre un'inchiesta su un caso di ordinario malaffare che si rivelerà sintomatico della più generale corruzione e corruttibilità dell'intero paese.

Ogni personaggio messo in gioco presenta una doppiezza inquietante: il lestofante inquisito è anche un sognatore sentimentale; e la sua ragazza, in apparenza angelica e ingenua, si rivela un'abile calcolatrice; il giudice infine, nonostante i suoi atteggiamenti censori e la sua aria integerrima, da una parte vive una feroce crisi interiore e dall'altra non è immune da certe lusinghe. A tutto ciò si aggiunge un intreccio amoroso che coinvolge i tre protagonisti e un vulcano minaccioso sempre in procinto di sommergere ogni cosa col suo fuoco purificatore.

Luchetti riesce, col suo traboccante apparato allusivo e con questa galleria di maschere allegoriche, a sfuggire alla retorica didascalica del Portaborse o a operazioni di tipo mimetico-televisivo, ma l'esito complessivo del suo apologo appare piuttosto deludente rispetto alle intenzioni e ai coraggiosi presupposti, e non tanto perché la realtà sembra, in questi giorni un po' ovunque in Italia, aver superato abbondantemente ogni immaginazione (il film è stato scritto e progettato prima dell'esplosione di Tangentopoli).

Ciò che manca ad Arriva la bufera è piuttosto la coerenza narrativa, la possibilità cioè di tenere saldamente in mano tutto il gioco senza cadere in incongruenze, vuoti dovuti all'incertezza, ripensamenti e pigrizie, tempi morti, e alla consueta volgarità delle macchiette, dei ruoli e dei personaggi di contorno stereotipati, delle battutacce mutuate da una tradizione cinematografica infausta (valgano per tutte quelle relative alla stoltezza dei carabinieri che si fanno rubare la macchina di servizio). Lo sviluppo narrativo disarticolato e poco convincente appanna così i caratteri dei protagonisti (pur interpretati in modo apprezzabile da Abatantuono, Buy e Orlando), mentre risulta ampiamente prevedibile la deriva della vicenda.

Anche le metafore impiegate (la cantante di successo che ha "acquistato" la voce di una sconosciuta, le scorie immonde che si riversano sul paese, transennato e pericolante, la fuga dei colpevoli fra una pioggia di rifiuti puzzolenti) non sempre riescono a colpire nel segno. Il film raggiunge invece i suoi momenti più compiuti – e talvolta anche felici – nella descrizione deformata di alcuni ambienti (come la discarica di proporzioni cosmiche ai margini del paese, su cui troneggia una balena morta) e in qualche scarto brusco offerto da certe visioni insolite escogitate dall'autore, come l'affastellarsi senza senso degli oggetti di consumo nelle stanze o la fuga delle formiche prima che sopraggiunga il disastro annunciato.

https://www.cineforum.it/focus/Film-in-tv/Arriva-la-bufera-di-Daniele-Luchetti


Il marcio non muore mai, ma neanche vive.

Daniele Luchetti nel 1993 provava invano a replicare al successo de’ Il portaborse con Arriva la bufera, film grottesco che si ciba di attualità esasperandola, e cerca di farne poesia ove non psicologia. Il risultato non fu particolarmente apprezzato perché il prodotto risulta difficile senza che ciò da cui deriva la difficoltà gli doni qualcosa in più: è confuso e sconnesso nella costruzione della trama proprio dove avrebbe dovuto essere più semplice ed essenziale per colpire. Tuttavia l’eccessività di alcune scene, la riuscita costruzione dei set, e una certa idea di struttura di fondo rendono il film piacevole nonostante la scena finale lasci un fastidioso retrogusto retorico – la salvezza del singolo che passa per amore, mare, e libertà, è un discorso consumato dall’uso.
Manca una definizione geografica, ma è chiaro si tratti del meridione, >forse Sicilia, forse Campania non importa. Importa invece il panorama in cui si ambienta la storia, la realtà sociale, che finirà per interagire molto strettamente con i personaggi manipolando il senso complessivo del film e finanche dirigendo, quasi organizzando, il catastrofico ma purgante evento finale: l’eruzione. Si tratta infatti di una città che se non dorme quasi, che negli occhi possiede dei filtri per i quali la più banale definizione di legalità strong>e illegalità finisce per essere sfocata, indebolita. Il male per i cittadini è talmente quotidiano da apparire ridicolo, appena percepibile. Per cui i reali problemi della città, che saranno colti come tali solo quando lì approderà dal settentrione il giudice Fortezza (Diego Abatantuono), tendono molto gradualmente a sparire al cospetto della problematica interiorità delle vite dei protagonisti: l’integerrimo giudice che soffre di mal d’amore e mal di vivere, il piccolo truffatore (Silvio Orlando) che diventa nei sogni il poeta che non ha saputo essere, la bella ereditiera di un impianto di smaltimento rifiuti (Margherita Buy) tutta emozione e istinto, e sua sorella maggiore (Marina Confalone) che legifera nell’ombra e nella stessa perde le sue lacrime.
I problemi della società vengono paradossalmente sommersi dalla lotta dei personaggi contro i problemi stessi, sotterrati con poca polvere, messi cioè distrattamente a tacere in una perpetua condizione di transitorietà. Si tratta quindi della messa in scena del più frustrante errore di valutazione dell’essere umano: l’illusione di riuscire a ignorare le scorie del proprio benessere, di seppellirle alla meno peggio sotto la terra che avvelenerà i suoi frutti, e dalla quale le formiche disegneranno il loro disperato esodo “il marcio non muore mai” dice la Confalone al giudice nel sottolineare la convenienza del fare affari con la spazzatura). È l’atteggiamento cieco e ottuso del tirare avanti, dell’arrangiarsi, tipico non della città di chi adesso sta scrivendo ma della sua cartolina che, per continuare nell’illecito, viene venduta da chi ha i mezzi e la posizione per vendere e comprare. Questa Napoli che oggi, a distanza di quindici anni da Arriva la bufera, sembra quella piazza che nel finale del film appare moribonda sotto la coltre di cenere e immondizia, travolta però da una bufera che dev’essere arrivata di notte, nascosta e sorniona come una marea che inesorabilmente cresce, al buio delle carte e del malgoverno della provincia, al buio degli accordi sottobanco con le organizzazioni criminali, in quel buio che oggi racchiude e nasconde ciò che di più vitale ed elementare lega l’uomo alla natura: l’aria.

Ciro Monacella
https://www.rapportoconfidenziale.org/?p=4635

Il giudice Damiano Fortezza (Diego Abatantuono), in crisi perché abbandonato dalla fidanzata, giunge dal Nord in un’immaginaria cittadina del Sud dove fanno il bello ed il cattivo tempo le ricchissime e potentissime sorelle Fontana; la cinica e spietata Emma (Marina Confalone), la tenera e dolce Eugenia (Margherita Buy) e l’eterea Esmeralda (Stefania Montorsi). Eugenia è innamorata  di Mario Solitudine (Silvio Orlando), un avvocato furfante ed imbroglione che vive di piccole truffe e di bassi raggiri e che ricambia la sua passione, scrivendole sin da quando era bambino, delle lettere ardenti ed appassionate. Il giudice resta abbagliato da Eugenia ed il giorno in cui lei sta per convolare a nozze con Mario, lo arresta in chiesa, nel corso della cerimonia, prima del fatidico sì. Eugenia è disposta a tutto pur di salvare Mario ed inizia a fare le fusa al giudice che, impigliato nella sua rete seduttiva, fa fuggire Mario. Il giorno in cui si celebra il matrimonio di Fortezza ed Eugenia il vulcano, che si erge minaccioso sulla città, inizia ad eruttare, l’inceneritore di proprietà delle sorelle Fontana scoppia e la città è completamente invasa da una pioggia di rifiuti.

Pellicola dal taglio apocalittico e catastrofico, attraversato (provocatoriamente) dal tema sgradevole e respingente dei rifiuti e ruota intorno al personaggio di Fortezza, un giudice in crisi, che avrebbe voluto fare il musicista e che si ritrova, sballottato, suo malgrado, in una piccola e corrotta cittadina del Sud. Luchetti diserta la commedia romantica e più che impaginare una travolgente storia d’amore tra Mario ed Eugenia, mischia le carte, lasciando che, nel corso della vicenda, spunti fuori il tradimento di Mario con Concettina (Angela Finocchiaro), una nevrotica ed instabile sismologa, innamorata di lui. Non mancano scene venate da un tocco di humour nero, altre attraversate da un sottile non-sense e sono irresistibili quelle che mostrano i surreali sogni di Mario. Nel cast Lucio Allocca, soprannominato dai concittadini “spazzolone del water”, padre adottivo di Mario, che vive come un clochard in una discarica all’aperto, Eros Pagni nei panni di Gerolamo Andante, procuratore capo, innamorato, respinto di Emma, Antonino Iuorio e Giuseppe Cajafa. Splendide le musiche di Dario Lucantoni.

https://www.cinemaepsicoanalisi.com/it/arriva-la-bufera/

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