ESPACIO DE HOMENAJE Y DIFUSION DEL CINE ITALIANO DE TODOS LOS TIEMPOS



Si alguién piensa o cree que algún material vulnera los derechos de autor y es el propietario o el gestor de esos derechos, póngase en contacto a través del correo electrónico y procederé a su retiro.




jueves, 11 de noviembre de 2021

Lo sconosciuto di San Marino - Michael Waszynsky, Vittorio Cottafavi (1948)

 

TÍTULO ORIGINAL
Lo sconosciuto di San Marino
AÑO
1948
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
No
DURACIÓN
85 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Michal Waszynski, Vittorio Cottafavi
GUIÓN
Vittorio Cottafavi, Giulio Morelli, Cesare Zavattini
MÚSICA
Alessandro Cicognini
FOTOGRAFÍA
Arturo Gallea (B&W)
REPARTO
Anna Magnani, Vittorio De Sica, Aurel Milloss, Renata Bogdanska, Antonio Gandusio, Emma Gramatica, Franca Belli, Giuseppe Porelli, Fausto Guerzoni, Enrico Maria Salerno
PRODUCTORA
Film Gamma
GÉNERO
Drama

Sinopsis
Amnésico y un poco loco, pero atento y gentil, el desconocido del título llama la atención de los habitantes del pueblo, cada uno de los cuales vuelca en él sus expectativas, temores y angustias personales. Un desenlace imprevisto y sorprendente cambia por completo el carácter del film, que comienza con el aspecto de una alegoría simpática sobre la pureza de la inocencia y termina transformado en algo completamente distinto. (FILMAFFINITY)
 
2 

...
A partire dal 1938 Vittorio Cottafavi (Modena, 1914) si inserisce nell’ambiente cinematografico come aiuto regista. Esordisce come autore con I nostri sogni (1943) cui segue Lo sconosciuto di San Marino (gennaio 1948, 90 min.), una pellicola girata a quattro mani con l’autore polacco Michael Waszynsky su un soggetto di Cesare Zavattini, sceneggiato da quest’ultimo con il regista e Giulio Morelli. Vi si narra la vicenda tutta simbolica di un misterioso personaggio straniero (Aurel Milloss) il quale, sconvolto e privo di memoria, si aggira tra gli sfollati e gli abitanti del piccolo comune di San Marino negli utlimi giorni della guerra. Il parroco (Antonio Gandusio) identifica in lui una sorta di personaggio carismatico in grado di donare la grazia alle persone che incontra, una sorta di messaggero divino, un puro folle la cui semplicità è capace di riaprire gli occhi a numerose persone prigioniere di scelte di vita di tipo materialista e scettico. Così la sua venuta “illumina” un orgoglioso e benestante ateo (Vittorio De Sica), una prostituta romana (Anna Magnani) e dona conforto a un’attrice polacca che ha perso la famiglia per mano dei tedeschi. Nel finale a sorpresa lo smemorato di colpo ricorda tutto nel segno di una croce fiammeggiante (era stato un fanatico e spietato nazista, colpevole di atroci massacri) e decide di suicidarsi.
Come prevedibile il lavoro soffre di questo impianto eccessivamente artificioso che solo una regia assai sofisticata avrebbe potuto trasformare in opera poetica. L’ambizione di creare un film “importante” si sente a più riprese, ma la goffa interpretazione del protagonista, il carattere semplicistico di situazioni e snodi narrativi e una certa superficiale retorica umanistica affondano il tentativo. Ciononostante la pellicola conserva alcuni elementi di notevole interesse. In particolare l’opera si colloca tra gli ultimi documenti di quella tendenza neocattolica, presente nel cinema italiano fin dal 1941 (I promessi sposi cameriniani), all’interno della quale si torna a guardare al Papato come all’istituto capace di salvare il popolo italiano dalla sciagura bellica (si ricordi inoltre che Zavattini era stato anche lo sceneggiatore del desichiano e altrettanto filocattolico La porta del cielo, 1945). L’assoluta centralità della chiesa, della sua “luminosa” croce e del suo parroco, elementi unificanti una pellicola strutturata in una sequenza di episodi sostanzialmente autonomi, ci racconta nuovamente dello spaesamento di una comunità che individua nel Vaticano l’unica forza morale in grado di ridare speranza e salute morale dopo le tragedie della guerra e della guerra civile. In tal senso il film è innervato da un sincero afflato pacifista e da un’evidente aspirazione a trovare nella fede religiosa l’elemento di redenzione di un’umanità sconvolta dal dolore e accecata dall’odio e dalla presunzione. Girato nel 1946, uscito solo agli inizi del 1948 (con esiti commerciali deludenti) il film arriva quando ormai la società italiana si è ricomposta intorno ai partiti e alla nuova Costituzione, risultando perciò anacronistico.
E’ assai probabile che Teorema (1968), il racconto mistico di Pier Paolo Pasolini, prenda le mosse da questo film: anche nel racconto del poeta friulano l’enigmatico personaggio giunge inatteso in una famiglia altoborghese, chiusa entro propri materialistici pregiudizi, sconvolgendone l’ordine e riportandovi lo slancio verso il divino.
...
 

No nos hemos detenido a desentrañar qué pretendían los creadores –Cesare Zavattini y Vittorio Cottafavi en la parte literaria y el judío polaco Michal Waszynski en la dirección- cuando se plantearon ambientar una historia bélica en la serenísima república de San Marino: Lo sconosciuto di San Marino (1946).

Un cura católico (Antonio Gandusio) y un vegetariano ateo (Vittorio De Sica) se disputan la tutela de un amnésico (el bailarin y coreógrafo húngaro Aurel M. Miloss) llegado a la ciudad durante la contienda. Anna Magnani encarna una vez más a una mujer fuerte, una prostituta de la que se enamora el recién llegado.

En un plazo brevísimo, el desconocido se hace amigo de los niños, enamora a la prostituta, convence al cura de utilizar nuevos métodos para captar adeptos… y se mete en un campo de minas. Es allí donde se lo encuentran los miembros de la compañía de variedades que acompaña al segundo cuerpo del ejército polaco, comandado por el general Anders. Los miembros de la compañía lo recogen y lo llevan a la ciudad. Justo antes salir a cantar Wanda (Renata Bogdanska) recibe la noticia de que su familia ha muerto durante una razzia perpetrada por los nazis.Sin solución de continuidad —mientras tanto o en un universo paralelo, quién sabe— se prepara la tradicional procesión religiosa y Beatrice (Franca Belli), la mujer del ateo, lo ha narcotizado para poder acudir a la celebración. Pero, al ver la cruz, el amnésico recuerda su pasado de nazi despiadado, intenta violar a Beatrice y vuelve al campo de minas para expiar sus muchos pecados. Por el camino, el ateo se reconcilia con su mujer y la prostituta se redime.

Película bizarra como pocas, sin norte ni rumbo, que consignamos por contener uno de los pocos registros cinematográficos de la bella Renata Bogdanska, por el cruce entre ballet y mimo con el que el recién llegado encanta a los niños y por un interludio en la actuación para los soldados en el que podemos entrever a una pareja de bailarines excéntricos.

http://desiquiana.blogspot.com/search/label/Lo%20sconosciuto%20di%20San%20Marino



I 75 anni del film “Lo sconosciuto di San Marino”

Stroncato dalla critica – Ermanno Comuzio su “Hollywood” numero 139 del 15 maggio 1948 scrive “altre cose ci spiacciono, e fortemente, in questo film: che per esempio attori come Vittorio De Sica, Anna Magnani, Antonio Gandusio e Irma Gramatica abbiano potuto accettare questo sgorbio; e sapere che il soggetto e la sceneggiatura sono di Cesare Zavattini, per il quale abbiamo sempre avuto alta stima” mentre su filmtv si legge che “parzialmente lo salvano la fotografia in bianco e nero che mostra le vedute di San Marino, non molto frequenti al cinema, e la recitazione della grande Anna Magnani e di Antonio Gandusio” – e osannato ancora oggi dal pubblico (tra i commenti più convincenti postato su Youtube segnaliamo “Un film per pensare, l’autore Cesare Zavattini ci fa comprendere l’egoismo che c’è negli uomini. Gli attori stanno all’altura dal soggetto. Fantastico film”), la pellicola “Lo sconosciuto di San Marino”, diretta da Michal Waszynskj compie 75 anni (è del 1946).

LA TRAMA

Tra i numerosi profughi che arrivano a San Marino durante la Seconda Guerra Mondiale, un giorno giunge uno straniero che pare aver perduto la memoria. Lo sconosciuto attira le simpatie degli abitanti, soprattutto quelle di una giovane prostituta, per il suo carattere mite e gentile. Giunta la notizia della caduta della Linea Gotica, don Antonio organizza una processione alla quale assiste anche lo sconosciuto, che si rivede negli abiti nazisti pronto ad ordinare una strage dei fedeli. Riaffioratagli così la memoria, assale la folla in processione, ma, preso dal rimorso, ha orrore di sé e si getta in un campo minato. Nel film ci sono diverse inquadrature riprese dal Monte Titano e sullo sfondo le colline del Montefeltro.

IL COMMENTO

Simone Starace si sofferma sui protagonisti: “Benché i titoli de ‘Lo sconosciuto di San Marino’ lo indichino solo come sceneggiatore, Cottafavi partecipò come co-regista anche alle riprese vere e proprie, probabilmente in virtù delle sue passate collaborazioni con De Sica (qui interprete) e Zavattini (autore). Tutto ciò ovviamente non fa che complicare il quadro, rendendo assai approssimativa l’attribuzione dell’opera: se il soggetto appartiene chiaramente al lato fiabescospirituale di Zavattini (‘L’angelo e il diavolo,’ ‘Miracolo a Milano’), lo sviluppo propone temi cari anche a Cottafavi (soprattutto la santità); se anche Waszynski firma ufficialmente la regia, alcune soluzioni (la carrellata “scultorea” del prologo, le crisi femminili filmate secondo quella che più tardi Mourlet chiamerà “nozione di invasione”) richiamano alla memoria momenti simili ne ‘La rivolta dei gladiatori e Il boia di Lilla’.[…] Il tema più interessante del film, come dicevamo, è infatti quello della santità, che si sposa però qui strettamente con la situazione morale del dopoguerra. Il personaggio misterioso (smaccatamente cristologico), che appare dal nulla e insegna nuovamente l’amore a un’umanità ormai abbrutita, recupera però assai drammaticamente nel finale la sua dimensione terrena e, fattosi soltanto uomo, deve tornare a far i conti col suo passato e le sue responsabilità morali: e i suoi “miracoli” varranno allora comunque o andranno riconsiderati alla luce della sua vera personalità? Sarà preferibile l’oblio (ma le scene del passato che ritorna sono tutte a contatto col crocifisso, come fossero illuminazioni celesti) o il peso delle proprie responsabilità (che nel finale conducono il protagonista alla morte e che, proprio per questo, il prete sente il dovere di nascondere alla folla di fedeli)? Come si vede, sono tutti interrogativi inquietanti su ciò che può essere la coscienza umana e sulla possibilità di una ricostruzione morale dopo l’orrore della guerra e dello sterminio”.

Alessandro Carli/Fixing
https://giornalesm.com/i-75-anni-del-film-lo-sconosciuto-di-san-marino/?__cf_chl_captcha_tk__=pmd_MA19Gh6cA1BY3.Ek5mteyx80vLL1f98tyw79B52tIf4-1635190629-0-gqNtZGzNA2WjcnBszQgl&cn-reloaded=1



No hay comentarios:

Publicar un comentario