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martes, 24 de agosto de 2021

Fatalità - Giorgio Bianchi (1947)

TÍTULO ORIGINAL
Fatalità
AÑO
1947
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
78 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Giorgio Bianchi
GUIÓN
Sergio Amidei, Vitaliano Brancati, Sandro Ghenzi, Tullio Pinelli. Novela: Rocco Galdieri
MÚSICA
Enzo Masetti
FOTOGRAFÍA
Mario Craveri (B&W)
REPARTO
Amedeo Nazzari, Maria Michi, Massimo Girotti, Gaetano Chiurazzi, Anita Durante, Margherita Bossi
PRODUCTORA
Universalcine
GÉNERO
Drama

Sinopsis
Un matrimonio no tiene hijos. La mujer conoce a un marinero y, atraída por las aventuras que escucha, decide marchar con él... (FILMAFFINITY)
 
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Fatalità (1947), titolo fuorviante, ha ap­parenze neorealistiche (è ambientato fra gli operai di una draga sul Tevere); ma gradualmente devia verso il dramma intimista, memore forse del realismo francese d’anteguerra. Questo dramma, fatto di sguardi e di silenzi, sfocia in tragedia, e coinvolge Amedeo Nazzari (l’amante) in un ruolo che avrebbe po­tuto essere di Massimo Girotti (il marito), mentre a Maria Michi (la moglie) viene riservata un’attenzione che l’attrice sostiene con bravura. Sceneggiato, come Cronaca nera, da Amidei (e da altri), Fatalità conferma di quel film, e anzi accentua, proprio perché tutto interiorizzato, la visione cupa del dopoguerra: riguardo non tanto alla realtà sociale (sempre presente, ma sullo sfondo) quanto alla possibilità di un au­tentico cambiamento della condizione umana.

Adriano Aprà, Alla ricerca di Giorgio Bianchi, in Scuola Nazionale di Cinema, Storia del cinema italiano, 1945/1948, a cura di Callisto Cosulich, Marsilio/Bianco & Nero, Venezia/Roma, 2003
http://www.imilleocchi.com/?q=node/877


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Ancora una moglie insoddisfatta si colloca invece al centro del successivo lavoro di Bianchi, Fatalità (maggio 1947; 92 min.), film inconsueto che rielabora in direzione tragica una situazione già vista in Apparizione (Limur, 1943; vedi). Come allora Amedeo Nazzari e Massimi Girotti sono rivali in amore: di nuovo l’ “apparizione” del primo mette in dubbio la stabilità del legame affettivo del secondo; anche questa volta la figura femminile (allora Alida Valli; ora Maria Michi) esita lungamente e poi torna nell’alveo del rapporto consolidato con Girotti. Questa volta però le cose si complicano: la donna dimentica l’anello matrimoniale in una camera d’albergo; casualmente il marito viene a conoscenza del fatto e di colpo scopre l’intenzione (durata lo spazio di una giornata) della moglie di lasciarlo definitivamente. Sconvolto dall’ira la uccide; verrà arrestato dalle forze dell’ordine sotto lo sguardo attonito del rivale.
Numerose sono le novità di questa pellicola che, per certi aspetti, guarda al cinema del passato, per altri anticipa temi e situazioni di quello futuro. Paola possiede tutto ciò che si può deisderare in una realtà povera come quella del dopoguerra: Vincenzo è un imprenditore brillante che sta lavorando a progetti di navigabilità del Tevere e viene ricevuto addirittura dal ministro dei lavori pubblici. Eppure qualcosa la tormenta: la noia, un senso di vuoto esistenziale, di insoddisfazione senza motivi (forse l’assenza di figli, tematica tuttavia completamente assente nella pellicola). La compara dell’avventuriero Renato, un uomo divorato dall’ansia del movimento, del vagabondaggio senza meta certa, la colpisce nel profondo fino al punto di decidere di abbandonare tutto e di partire con lui per il Sudamerica. Paola anticipa insomma le annoiate protagoniste borghesi del futuro cinema di Antonioni, insoddisfatte senza motivo, rose da un’inquietudine sciocca eppure reale, che finisce col nutrirsi di fantasmi. La condizione di assoluto benessere della donna, sciolta dalle diffuse preoccupazioni materiali dei chi le sta intorno, rafforza in lei anziché la gioia, il senso della monotonia e della vacuità dell’esistere. Si comincia a profilare un orizzonte di problemi e inquietudini assenti nel cinema fascista.
La svolta drammatica del finale riporta il fim invece in un ambito assai vicino a quello del melodramma verista: la turgida ed efficace colonna sonora di Enzo Masetti si inscrive compiutamente in quella dimensione mentre l’accelerazione narrativa finale (l’inseguimento di Paola ad opera di uno sconvolto Vincenzo, fin dentro alla camera d’albergo dove la violenza esplode improvvisa (e piuttosto inverosimile; inattesa ed artificiosa è poi il materializzarsi di una pistola nelle mani del protagonista) fa precipitare gli eventi in modo tanto trascinante quanto inverosimile, come se ci si fosse improvvisamente spostati dalle strade di Roma a un palcoscenico lirico del primo Mascagni o del Puccini del Tabarro (cupo melodramma anch’esso ambientato su un fiume). Anche le immagini, da realistico-documentarie, si fanno più contrastate, con un’abbondanza di tormentati e incisivi primi piani. D’altronde le origini di Fatalità rimandano alla commedia dialettale Aniello ‘a ffede dello scrittore napoletano Rocco Galdieri (1877-1923), rielaborata per l’occasione da Sergio Amidei, Vitaliano Brancati, Tullio Pinelli e altri.
Sul fronte “politico”, dopo l’infelice parentesi socialisteggiante di Cronaca nera, numerose sono le possibili notazioni: come in Il mondo vuole così, appare di nuovo evidente l’ammirazione del regista per Vincenzo, imprenditore di successo e la poca considerazione invece per l’avventuriero Renato, figura inconsistente, capace di sedurre proprio a causa della propria fatua stravaganza. L’universo quotidiano dipinto da Bianchi mostra una realtà dinamica in cui imprenditori e lavoratori del fiume collaborano fattivamente senza incomprensioni e gelosie, in modo quasi “corporativo”. Renato contesta l’ordine costituito, ma lo fa per motivi psicologici, per una propria ansia di cambiamento e non per ragioni politiche. Anche lui, come Paola, anticipa la figura del vagabondo scettico e nichilista tipica del cinema degli anni sessanta e settanta.
Infine va notato che le principali componenti del film (il triangolo, i sospetti, la scena chiave in una camera d’albergo, la presenza di Nazzari) troveranno una perfetta definizione nel successivo Catene (Matarazzo, 1949; vedi): la sfortunata pellicola di Bianchi, un totale fiasco commerciale, diverrà (una volta corretta la troppo astratta e velleitaria figura femminile in una concreta madre di famiglia insidiata da un avventuriero meno romantico) il massimo successo del cinema italiano degli anni quaranta.
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http://www.giusepperausa.it/notte_di_tempesta__il_mondo_vu.html


 

 

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