ESPACIO DE HOMENAJE Y DIFUSION DEL CINE ITALIANO DE TODOS LOS TIEMPOS



Si alguién piensa o cree que algún material vulnera los derechos de autor y es el propietario o el gestor de esos derechos, póngase en contacto a través del correo electrónico y procederé a su retiro.




domingo, 22 de agosto de 2021

La stanza del Vescovo - Dino Risi (1977)

TÍTULO ORIGINAL
La stanza del vescovo
AÑO
1977
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
107 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Dino Risi
GUIÓN
Dino Risi, Piero de Bernardi, Leonardo Benevenuti. Novela: Piero Chiara
MÚSICA
Armando Trovajoli
FOTOGRAFÍA
Franco Di Giacomo
REPARTO
Ugo Tognazzi, Ornella Muti, Patrick Dewaere, Katia Tchenko, Lia Tanzi, Gabriella Giacobbe, Karine Velier
PRODUCTORA
Coproducción Italia-Francia; Carlton Film Exports, Merope, S. F. Mouvelle Prodis
GÉNERO
Drama. Comedia

Sinopsis
El abogado Mario Orimbelli (Ugo Tognazzi) es millonario gracias a un matrimonio de conveniencia. Su vida transcurre sedentaria y aburrida hasta que conoce a Marco, un navegante aventurero que va donde el viento lo lleva. Orimbelli arrastra a Marco a su villa, donde le presenta a su cuñada Matilde (Ornella Muti), una joven enigmática, solitaria y sensual. (FILMAFFINITY)

Premios
1977: Festival de Cannes: Sección Oficial (Fuera de concurso)
1976: Premios David di Donatello: Mejor guion

2 
Sub 

Críticas
"Hábil diseccionador de vicios, Risi la emprende ahora con la burguesía y sus decadencias. Comedia tintada de negro con el amargo sabor del desengaño"
Luis Martínez: Diario El País

***

Nel pomeriggio di un giorno d’estate del 1946 arrivavo, al timone di una grossa barca a vela, nel porto di Oggebbio, sul Lago Maggiore. L’inverna, il vento che nella buona stagione si alza ogni giorno dalla pianura lombrada e risale il lago per tutta la sua lunghezza, mi aveva sospinto, tra le dodici e le diciotto, non più in su di quel piccolo abitato lacustre, dove decisi di pernottare. Inizia così La stanza del vescovo, il romanzo che Piero Chiara scrisse nel 1976. Lui lo definì il suo unico romanzo psicologico, malinconico come il lago. Dal libro fu tratto l’omonimo film ambientato sul Lago Maggiore e diretto da Dino Risi. Piero Chiara spesso usava dire: perché cedo i diritti dei miei romanzi al cinema? Perché i miei libri sono come il maiale per i contadini: non si butta via niente! Anche se partecipò alla stesura della sceneggiatura insieme a Dino Risi non fu completamente soddisfatto della rappresentazione che, secondo lui, era troppo volgare. Invece il film risultò un felice adattamento della storia, che narra la vicenda di Temistocle Mario Orimbelli, un reduce dalla guerra d’Africa tornato dalla moglie Cleofe, alla ricerca di distrazione da un matrimonio ormai inaridito. Il protagonista è interpretato da un Ugo Tognazzi in stato di grazia, la moglie da Gabriella Giacobbe, mentre il giovane velista Maffei è impersonato dal bel Patrick Dewaere, uno dei più promettenti attori francesi degli anni Settanta, che si è suicidato nel 1982. Il tono iniziale è quello della commedia boccaccesca, ma la vicenda si trasforma a poco a poco in un giallo drammatico, tanto da costringere il lettore a non interrompere il romanzo fino all’epilogo.
https://archiviodelverbanocusioossola.com/2012/05/21/il-segreto-della-stanza-del-vescovo/

 

Mi è successa una cosa curiosa, che non credo sia casuale. Qualche giorno fa ho inserito nel blog due post per il film Piccolo Mondo Antico. Oggi, ho deciso di scrivere un post per il film La stanza del vescovo. La cosa curiosa è che entrambi i film si svolgono su laghi: il lago di Lugano per Piccolo Mondo Antico ed il lago Maggiore per La stanza del vescovo. E' curioso anche che siano due laghi che conosco poco, mentre conosco benissimo il lago di Garda (ho vissuto per due anni fra Desenzano e Sirmione) e abbastanza bene il lago di Como in cui ho fatto diversi giri sulla barca di un mio amico, poi sono stato sostituito da Ottavio che è un mozzo molto più solerte.

In barca a me piace starmene seduto e guardarmi intorno, mentre sembra che sia necessario darsi da fare. Ho cercato di usare la scusa che il vocabolario delle barche non lo conosco, ma non ha funzionato, così Ottavio mi ha rubato il posto. Vabbè.
Sul lago di Garda invece ci stavo per lavoro, e lì ho imparato che l'inverno è la stagione migliore in cui stare sul lago (almeno per quello di Garda): in pochi chilometri il clima cambia e si fa molto più mite, per questo sul lago di Garda ci sono tanti ulivi. Ma i motivi per cui apprezzo i laghi somo tanti, non è il caso di dirli qui, visto che non ho ancora cominciato a parlare del film. Però un motivo lo dico: i lghi non sono per niente tristi, possono essere anche molto allegri.

Nel 1946 il giovane Marco Maffei (Patrick Dewaere) va in giro con la sua barca Tinca sul lago Maggiore. E' appena rientrato dalla Svizzera dove si era rifugiato per non fare il militare durante la seconda guerra mondiale. Evidentemente è messo bene di famiglia, per il momento si diverte andando in barca. Ha anche qualche relazione con ragazze disinvolte. Ma gli piace anche starsene da solo nella sua barca.
Così, quando conosce Temistocle Mario Orimbelli (Ugo Tognazzi) che è piuttosto impiccione, cerca di sottrarsi, ma cambia idea quando vede come è bella sua cognata Matilde Scrosati in Berlusconi(Ornella Muti) che ha sposato per procura Angelo Berlusconi (Marcello Turilli), il fratello di Cleofe Berlusconi (Gabriella Giacobbe), che è la moglie di Orimbelli. La villa in cui vivono si chiama appunto Villa Cleofe. I soldi li ha Cleofe, che mantiene sia suo marito Mario che sua cognata Matilde, mentre il fratello Angelo è disperso in Africa da anni, molti pensano che sia morto.
Maffei e Orimbelli cominciano ad uscire in barca sul lago, ed hanno avventure vivacemente erotiche con Charlotte (Katia Tchenko) e Germaine (Karina Verlier). Orimbelli è assatanato con le donne, ha anche una sua abilità di tipo furbo e losco, per cui riesce ad andare con tutte e due le ragazze che ha conosciuto tramite Maffei.

I rapporti fra Orimbelli e sua moglie Cleofe non potrebbero essere peggiori, per cui Orimbelli più lontano è da Villa Cleofe più è contento. Matilde un giorno dice che desidera anche lei andare in barca con Maffei ed Orimbelli. Maffei è contento, spera che gli si apra un itinerario verso Matilde, ma Orimbelli gli racconta che lui e Matilde sono amanti da anni e che è per questo che Matilde vuole uscire in barca con loro: ha una scusa buona per stare lontano da Villa Cleofe.
E' una delle solite balle dell'Orimbelli, ma Maffei abbocca, e Matilde, per la rabbia di vedersi trascurata da Maffei va a letto veramente con Orimbelli. Fin qui, è un film di tono divertente e grottesco, ma le cose cambiano col ritrovamento del cadavere di Cleofe nell'acqua della darsena della villa. Si sospetta dell'Orimbelli, che riesce a far credere che si è trattato di un suicidio.

Qualche tempo dopo ci sarà il matrimonio fra Orimbelli e Matilde (il cui marito è stato dichiarato ufficialmente morto), ma le cose cambiano proprio con l'arrivo di Angelo Berlusconi, il marito di Matilde che si era nascosto in Africa a servizio di un Ras perché sessualmente mutilato. Mario Orimbelli, vistosi perduto, si ucciderà prima di essere portato via dai Carabinieri, e Maffei potrà finalmente trascorrere una notte con Matilde, che ora è la padrona di Villa Cleofe, ma al mattino Maffei preferirà riprendere la vita che faceva prima sul lago, un po' solitario un po' con qualche ragazza.

Il film è stato criticato per l'erotismo vivace, ma il viaggio in barca del Maffei e dell'Orimbelli con Charlotte e Germaine che se ne stanno disinvoltamente nude, lo trovo assai divertente: le due ragazze sono molto belle e stuzzicone e Tognazzi fra di loro si trova a perfetto agio. D'altra parte l'erotismo è ben presente in quasi tutti i romanzi ed i racconti di Piero Chiara, non a caso studioso per anni di Giacomo Casanova.

Ma i pregi maggiori del film sono due caratteri.
Quello di Mario Temistocle Orimbelli, reso da Ugo Tognazzi con una naturalezza mirabile. Un carattere laido, volgare, eppure sentimentale, un fallito che pure riesce a trovare sempre il modo di profittare di chi gli sta vicino: la moglie, Matilde e il Maffei. Persino il dolore che prova alla fine è di tipo sudicio, ma non si può non guardarlo incantati.

Poi c'è il carattere di Matilde Scrosati in Berlusconi, non tanto per la recitazione di Ornella Muti, ma perché è un carattere con due aspetti apparentemente non congruenti: erotismo insoddisfatto e opportunismo sistematico. Si appoggia, a seconda delle circostanze, su Cleofe, su Orimbelli, sul marito disperso in Africa, su Maffei.
Alla fine, Maffei è l'apparente vincitore perché riesce a sottrarsi, ma un carattere come quello di Matilde è premiante nella vita reale, perché non perde tempo, sa sempre qual è la mossa giusta. Certamente, dopo la partenza di Maffei, Matilde riuscirà a provvedere a sé stessa, adesso ha anche quello che le mancava: i soldi. Non avrà problemi a trovare l'uomo che fa per lei.
Il sapore del film è palesemente cinico, perché quello che dovrebbe essere il personaggio positivo, cioè Maffei, è uno che non sa cosa fare della sua vita, si lascia trasportare dalle circostanze salvo chiamarsi fuori più per disgusto che per cercare una strada sua. E' il personaggio più debole, con un fondo di inerzia che l'ironia non riesca a coprire. Un carattere spento, sembra che Orombelli, delinquente e parassita nel passato e nel presente sia comunque più vivo di lui. Ma puo essere che la presenza di Tognazzi sia determinante, solo quando c'è lui il film si illumina. La scena dalla tentata seduzione in cucina (col grembiule e fra le padelle) è impagabile, difatti la seduzione riuscirà nel corso della notte, non poteva andare altrimenti, con un Tognazzi del genere.

Solimano
http://abbracciepopcorn.blogspot.com/2008/06/la-stanza-del-vescovo.html


LA CRITICA 

    
«[...] Tornato in buona forma dopo un paio di prove sfocate, Dino Risi ci dà con "La stanza del vescovo" [...] un film riuscito. Merito anche della sceneggiatura di Leo Benvenuti e Piero De Bernardi, che ce la fanno a rispettare il libro e a riproporlo in un'impaginazione diversa [...]. Nella schiera dei migliori personaggi di Tognazzi, in sintonia con il mondo di Chiara fin da "Venga a prendere il caffé... da noi", entrerà certo questo ambiguo femminiere in sahariana, ribaldo, spregevole e simpatico. [...]».
Tullio Kezich, La Repubblica, Roma, 19 marzo 1977.     
           
«[...] Una "commedia all'italiana", forse più sostenuta di tono rispetto ad altri recenti esemplari, ma non indenne da accentuazioni plateali di quanto, nel libro, era suggerito tra le righe, con pungente garbo. Così anche la rozzezza, l'esibizionismo virile, la sbruffoneria dell'Orimbelli sono spinti al limite della macchietta, sebbene poi il bravo Ugo Tognazzi riesca a conferire al protagonista una sorta di squallida dignità, raggiunta per vie oscure, nel tragico finale. [...]».
Ag. Sa. [Aggeo Savioli], L'Unità, Roma, 19 marzo 1977.     
           
«[...] La tessitura narrativa [...] risulta semplificata in modo eccessivo, i personaggi faticano a rendere credibili e logici i loro moventi, e i caratteri, schematizzati al massimo, perdono abbastanza di sapore, in atmosfere troppo smorte per essere drammatiche e troppo statiche per essere comiche. Dino Risi, per esorcizzare queste pecche, ha fatto leva sulla figura dell'Orimbelli, spostando su quella tutto l'asse del racconto [...]. Il risultato [...] convince soprattutto per merito di Ugo Tognazzi, in sagace equilibrio tra verità e menzogna, cinismo e passione, decoro e bassezza; con una misura sommessa che anche quando gli esibizionismi del personaggio lo portano a colorire e ad accentuare, lo trattiene poi sempre al momento dovuto: senza una nota di troppo. [...]».
Gian Luigi Rondi, II Tempo, Roma, 19 marzo 1977.

http://www.ugotognazzi.com/la_stanza_del_vescovo.htm


 


1 comentario: