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sábado, 25 de mayo de 2013

Alí Babá - Giulio Gianini & Emanuele Luzzati (1970)


TITULO ORIGINAL Alí Babá
AÑO 1970
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS Español (Separados)
DURACION 10 min.
DIRECCION Giulio Giannini, Emanuele Luzzati
ARGUMENTO "Las mil y una noches"
GENERO Animación

SINOPSIS Dal racconto de "Le Mille e una Notte" un cartone animato pieno di avventure e magia. Alì Babà è il condottiero di quaranta tagliagole che s'intrufolano a Bagdad per compiere le loro scorrerie e poi portarle in una segreta caverna piena di gioielli e diademi che si apre solo con una frase magica. (Wikipedia)

Enlaces de descarga (Cortados con HJ Split)
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Federico Fellini descriveva il cinema di Giulio Gianini e Emanuele Luzzati plaudendone la fantasia figurativa, l’estro umoristico, il senso della fiaba e le geniali soluzioni grafiche. Non ci sarebbe nulla più da aggiungere a quanto detto dal più immaginifico dei registi italiani, se non rimarcare la storia di un sodalizio artistico, quello formato da Gianini e Luzzati che, per alchimie difficilmente ripetibili, fa incontrare due talenti complementari. L’uno, Gianini, orientato agli aspetti cinematografici e tecnici l’altro, Luzzati, a quelli grafici e narrativi. In quasi quarant’anni di collaborazione i due hanno realizzato decine di film, e diversi capolavori, con la tecnica del découpage, cioè l’animazione di figure ritagliate e articolate su fondali scenografici. Un processo creativo straordinario e delicato, che mescola arte e perizia artigiana, creatività e tecnica sopraffina. Un processo che la mostra della Mole Antonelliana documenta portando alla visione i materiali originali dei film.
Oltre duecento personaggi, e poi bozzetti, scenografie, storyboard per raccontare di uno stile personalissimo in cui il teatro, la poesia e il disegno si fondono dando luogo a indiscutibili opere d’arte, come quella Gazza Ladra, del 1964 e il Pulcinella, del 1973 che valsero a Gianini e Luzzati due nomination agli Oscar.
http://www.daringtodo.com/lang/it/2013/01/23/gianini-e-luzzati-un-mondo-meraviglioso-al-museo-del-cinema/
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La bottega di Gianini e Luzzati

Ho sempre pensato alla coppia Gianini e Luzzati come all’incontro speciale fra due persone speciali. Rappresentavano per me la perfetta idea di complementarietà. I loro film ne sono il risultato. Lele era un grande disegnatore, Giulio un eccellente direttore della fotografia. Lele tollerante ed elastico, Giulio preciso
e  rigoroso. Due caratteri complementari, e l’uno migliorava l’altro.
Giulio senza Lele non avrebbe potuto creare film d’animazione così belli (con tutto il rispetto per Lionni e Folon, per i quali aveva lavorato). Ma anche Lele senza Giulio non avrebbe potuto realizzare film, che richiedono precisione e meticolosa conoscenza tecnica, rispetto dei dati e dei tempi.
Se Lele si stancava e si sentiva un po’ stretto dentro alle griglie tecniche, Giulio riusciva con la sua competenza e pazienza ad ‘imbrigliare’ tanta libera creatività, dentro canoni e schemi ben precisi.
Ho assistito ai loro colloqui, soprattutto durante la lavorazione di Jerusalem e dell’Opera buffa (film purtroppo non finito). Parlavano poco, si capivano al volo. Giulio suggeriva e cercava spunti, Lele si lasciava guidare da quel suggerimento e cercava di ‘vederlo’. Poi prendeva la matita in mano. Come fosse una bacchetta magica, dalla matita usciva tutto il suo mondo, apparentemente senza alcuno sforzo. Re, regine, castelli, foreste, draghi, uccelli… A quel punto Giulio selezionava, coglieva le idee migliori e più adatte. Poi di nuovo dava un altro suggerimento…
Quanto a me, non mi spiegavano quasi nulla, io capivo guardando come lavoravano. Come nelle botteghe antiche.
Di Lele mi incantava il modo di usare i pastelli a cera, i Caran d’Ache, i suoi preferiti. Uscivano dalle sue mani dei blu e dei rossi indimenticabili, chagalliani. Ancora uso gli stessi pastelli e qualche volta, involontariamente, anche dalla mia mano escono quegli stessi toni, quegli stessi sfumati, che avevo imparato da lui, nella sua particolarissima tecnica.
Anche Giulio era un disegnatore e all’occorrenza anche lui ridisegnava personaggi e particolari alla maniera di Lele. Molti Pulcinella infatti erano stati ridisegnati da Giulio (e molti da me), dato che, per fare un’animazione, è necessario riprodurre centinaia di volte la stessa figura, nelle sue varie posizioni e dimensioni. Giulio si divertiva molto (e anche io) a diventare ogni tanto un po’ Luzzati, il suo ‘alter ego’.
Di Giulio ammiravo la capacità di ‘animare’, cioè letteralmente dare l’anima, a quei personaggi di carta, che così si muovevano con un ritmo perfetto, proprio come creature vive, dotate di carattere e personalità.
Artista schivo, vissuto forse un po’ troppo nell’ombra del ‘grande Luzzati’, non è conosciuto e apprezzato come merita. Mi impressionava la grande sensibilità e la vasta cultura, che gli permettevano di riconoscere gli artisti autentici e di lavorare con loro, e solo con loro.
Rifiutava di lavorare con persone mediocri e superficiali.
Riusciva a dare il meglio di sé solo con persone di alto spessore, artistico e umano. E ne era ricambiato: Luzzati, Lionni, Folon, non avrebbero mai affidato le loro figure ad altri animatori. Perfino Picasso pensò a una collaborazione.
In quanto assistente aiutavo Giulio ad animare e di Lele copiavo tutto, personaggi e scenografie, per trasformare un disegno in un’animazione. Era molto emozionante per me vedere che Lele non riconosceva mai i  suoi disegni dai miei.
Riuscivo facilmente a copiarlo perché ammiravo, anzi invidiavo,  il suo modo di disegnare e volevo capire come faceva.
Copiarlo era l’unico modo per capire quale era la struttura di fondo dei suoi disegni, l’alfabeto compositivo e coloristico che usava.
Il loro studio romano era per me un luogo magico. In penombra, quasi sempre al buio, con accese le sole lampade della verticale (macchina da presa fissa)  e affollato dei personaggi e paesaggi di Lele, quello spazio era per me molto suggestivo, affascinante, un po’misterioso. Spesso ci passavo pomeriggi interi a lavorare da sola, per i loro film ma anche per i miei due cortometraggi, Icaro e Magic Circus, che ho potuto realizzare lì grazie alla loro disponibilità. Credo che un po’ di quella magica atmosfera sia entrata anche nei miei film.
In questa ‘bottega’ ho avuto la possibilità di conoscere un’altra coppia di amici, Gianini e Lionni.
Nel 1986, Leo Lionni chiese a Gianini, con il quale aveva già molti anni prima realizzato i due film Swimmy e Federico, di produrre altri tre film d'animazione tratti da altrettanti suoi famosi libri.
Di quei tre libri - È mio!, Un pesce è un pesce, Cornelius - conosco ogni linea e ogni sfumatura perché ridisegnai tutti gli sfondi e tutti i personaggi, nelle varie posizioni e dimensioni necessarie, che poi Giulio Gianini animò  - letteralmente -  con la solita ironica perfezione.
Incontrai Lionni diverse volte e mi insegnò le molte tecniche usate, in particolare come preparare le bellissime carte per collage, fatte a tempera su vetro.
Ci volle oltre un anno per realizzare i tre film, con la tecnica del decoupage a fasi, una tecnica rara. Era necessaria una particolare cura e lentezza artigianale per fare quei film d’animazione, unici nel loro genere.
Come assistente di Gianini, in studio e al CSC (Centro Sperimentale di Cinematografia) ho imparato non solo la tecnica e il mestiere dell’animatore, ma un modo di lavorare fatto di rigore, affidabilità e ricerca della perfezione (che non è perfezionismo).
Lavorare con Giulio mi ha permesso di valorizzare queste qualità, e di crederci.
In questa ‘bottega’ ho passato otto anni della mia vita, dal 1983 al 1991. Nel corso degli anni successivi  mi sono resa conto di quante preziose suggestioni ho assorbito.
L’equilibrio tra talento e rigore, istinto e controllo, ovvero Luzzati e Gianini, è la lezione che ho imparato. Insieme a entusiasmo e umiltà.
Antonella Abbatiello
http://topipittori.blogspot.it/2013/01/la-bottega-di-gianini-e-luzzati.html
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C’è una leggiadria speciale nel raccontare la storia di Alì Babà da parte di Luzzati con i suoi tipici disegni e Gianini con un’animazione che sa valorizzarli in senso burattinesco. Il narratore propone un testo in graziose rime e così la favola esotica rivive nella leggerezza scansafatiche del protagonista e nell’ira cialtrona del ladrone Mustafà. Non ci si aspettino fantasmagorie cromatiche o visionarie, però: il corto è invece molto contenuto, e anche in questo modo riesce a comunicare con efficacia, soprattutto ai bambini, a cui è rivolto.
I gusti di Pigro
http://davinotti.com/index.php?f=25914


EMANUELE LUZZATI: un grande artista della letteratura per l'infanzia.
L'impegno di Interlinea per valorizzare i suoi capolavori, da Pulcinella ad Alì Babà

A dispetto dell'età, ottantacinque anni, non sembra vero che il cuore di quell'eterno fanciullo e generoso artista che è stato Emanuele Luzzati abbia smesso di battere improvvisamente la sera del 26 gennaio 2007 nella sua Genova, nei giorni della Memoria dei suoi fratelli ebrei. Non sembra vero anche per gli amici con cui aveva ancora tanti progetti editoriali, come Interlinea, cui aveva affidato due suoi capolavori nella collana delle "Rane", a suo tempo divenuti celebri in tutto il mondo, grazie anche a cartoni animati giunti alle soglie dell'Oscar: Alì Babà e i quaranta ladroni  (Premio Andersen 2003 per la nuova edizione) e La tarantella di Pulcinella. Ma aveva voluto anche fare un omaggio alla rane firmando con Anna Lavatelli le divertentissime Filastrane. Strane storie di rane.  Il rapporto con la casa editrice novarese e il gruppo che avrebbe fondato la collana delle "Rane" a lui cara (con Walter Fochesato e Pino Boero) era iniziato anni prima in occasione del convegno e mostra, con relativo volume, su Rodari, le parole animate dedicato ai maggiori illustratori del grande scrittore delle Favole al telefono. Da ultimo aveva disegnato un suo omaggio al Natale in La stella dei re magi: un piccolo prezioso e coloratissimo libro di cui aveva progettato una nuova edizione in rande formato per la sua predilezione verso i tre personaggi provenienti da quell'Oriente antico, magico e leggendario da cui sempre fu incuriosito e attratto.
L'ATTIVITÀ
Come è stato scritto, Luzzati era uno degli artisti legati al teatro e all'illustrazione più ammirati in Italia e nel mondo. "Di fronte alle scenografie di Emanuele Luzzati, si ha quasi sempre l'impressione di finire mani, piedi e pensieri dentro un sogno", aveva detto anni fa Giorgio Strehler, rendendo omaggio ad un artista fra i più originali e personali del nostro tempo. Era nato a Genova nel 1921 e alla sua città (che gli ha dedicato un museo) è sempre rimasto profondamente legato. Formatosi prima nella sua città e poi a Losanna , dove si era rifugiato in seguito alle leggi razziali, aveva esordito nel 1944 , l'anno del suo diploma all'École des Beaux Arts,  con uno spettacolo realizzato insieme ad Aldo Trionfo e Guido Lopez. Rientrato in Italia, si divide subito fra la prosa e la lirica: «Nel 1936 nel vecchio Carlo Felice - ha raccontato - assistetti ad una rappresentazione dell'Elisir d'amore. Cantava Tito Schipa e mi commossi: a quell'epoca avevo in casa un teatro di burattini, mi divertivo ad animarli. E per mia sorella realizzai subito un Elisir d'amore. Nacque allora la mia passione per la lirica e per il teatro dei burattini». Nel 1960 Luzzati crea "La borsa di Arlecchino" a Genova, un piccolo palcoscenico che segnerà un momento importante nella cultura genovese. L'anno dopo con Franco Enriquez, Glauco Mauri e Valeria Moriconi dà vita alla Compagnia dei Quattro che esordisce con Il rinoceronte di Ionesco. Nel 1976 ancora con Aldo Trionfo e Tonino Conte è tra i fondatori del Teatro della Tosse per il quale realizza una infinità di spettacoli. Nel 1959 con Il Cordovano di Petrassi aveva esordito alla Scala. Fra i suoi allestimenti storici va ricordato il Flauto magico per il Festival di Glyndebourne. Il flauto magico avvicina anche Luzzati al cinema di animazione. La sua rilettura dell'opera mozartiana è ormai un classico ed è stata seguita da altre pellicole interessanti: una sua Gazza ladra nel 1964 ottiene una nomination all'Oscar; e un'altra nomination arriva nel 1973 per Pulcinella. Celebre anche la sua animazione di Alì Babà e i quaranta ladroni, sempre con Gianini. Il grande scenografo ha sempre detto di trovare in Genova, dove si entra dai tetti delle case e si esce giù per le strade ripide, labirintica come un bosco, la fonte di ispirazione dei suoi lavori. «Tutte le volte che esco dall'ascensore del quartiere di Castelletto e guardo fuori - disse - mi stupisco, perché vedo sempre qualcosa di nuovo».
http://www.interlinea.com/lerane/luzzati.htm

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