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jueves, 16 de mayo de 2013

Questo mondo è per te - Francesco Falaschi (2011)


TITULO ORIGINAL Questo mondo è per te
AÑO 2011
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 82 min.
DIRECCION Francesco Falaschi
GUION Filippo Bologna, Francesco Falaschi, Stefano Ruzzante
MUSICA Luca Cresta, Aldo De Scalzi, Claudio Pacini, Pivio
FOTOGRAFIA Gianni Giannelli
REPARTO Matteo Petrini, Eugenia Costantini, Fabrizia Sacchi, Massimiliano Bruno, Edoardo Natoli, Roberto Marini
PRODUCTORA Videofactory S.R.L.
GENERO Comedia

SINOPSIS La película cuenta las desventuras de Teo, un joven recién graduado, intentando hacer frente a una necesidad repentina de independencia económica que le llevará al mundo laboral para cumplir su sueño de unirse a una prestigiosa escuela de aspirantes a escritores. En este camino será capaz de superar varias "pruebas de madurez" en las amistades, familia, trabajo y amor. (FILMAFFINITY)



Un exploit interessante della nostra cinematografia sommersa: con pochissimi mezzi, e con il coinvolgimento di attori semi dilettanti e di alcuni volti emergenti del nostro cinema e della nostra tivù (come la Costantini, già vista in Boris o il grande Paolo Sassanelli de Lacapagira), Francesco Falaschi ha diretto una commedia leggera e piacevole, senza grandi pretese ma con alcuni numeri in più rispetto alle prove di alcuni professionisti navigati. I temi sono quelli su cui il nostro cinema “di Serie A” ha insistito negli anni Zero (il precariato, il conflitto generazionale, il grado di solidità delle storie d’amore…), su cui però Falaschi e i suoi sceneggiatori (Filippo Bologna e Stefano Ruzzante) dimostrano di avere qualche argomento in più. Dei quattro amici al bar che bevono insieme l’ultima birra prima di dire addio alla scuola, infatti, uno rivela di voler entrare in seminario e non – come crede uno degli altri – perché ha trovato la serenità ma perché vuole continuare a cercarla (che è un po’ come dire: non perché ho trovato Dio ma perché voglio continuare a cercarlo). I genitori del protagonista, con cui il ragazzo ha un rapporto problematico, non smettono di essere per lui un punto di riferimento irrinunciabile. Matteo (questo è il nome del ragazzo) conosce i difetti di suo padre e sua madre, ma non lascia che questi limiti siano per il rapporto con loro una barriera invalicabile. Anziché rifiutarli o pretenderne irrealmente la perfezione, Matteo desidera con i suoi, semplicemente, il migliore rapporto possibile. Anche la tribolata storia d’amore tra il protagonista e la sua bella è condotta con intelligenza: merito del processo di scrittura che ha costruito personaggi a tre dimensioni molto realistici. Insomma, un tentativo di descrivere la generazione degli adolescenti che si affacciano alla vita adulta molto meno banale dei vari "Notte prima degli esami" (che spesso hanno riciclato luoghi comuni con una dose di ingiustificato cinismo). Un film che, pur senza volare altissimo (non mancano neanche qui le cadute di stile e le battute a vuoto…), cerca di dire cose interessanti su una generazione e sui "tempi che corrono", senza farsi rodere dalla disillusione. Non è poco.
Raffaele Chiarulli
http://www.sentieridelcinema.it/recensione.asp?id=1584
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"Questo Mondo è per Te": la storia del dicianovenne Teo alle prese con i problemi del mondo

Il nuovo film di Francesco Falaschi, per quanto onesto e ben girato, non ha purtroppo la forza narrativa e drammaturgica per lasciare il segno sullo spettatore medio di oggi, disattento e capace di riempire i cinema solo per visionare la vuota commedia del momento senza minimamente preoccuparsi di ricordare che il cinema è quella cosa che narra temi autentici come quello narrato in “Questo mondo è per te”.

“Questo mondo è per te”, il terzo lungometraggio di Francesco Falaschi, arriva nelle sale, quasi 4 anni dopo l’uscita di "Last minute Marocco", l’opera seconda del regista grossetano.
Come sin troppi altri registi toscani, Francesco Falaschi ama ambientare il film che dirige nella sua terra natia, ed è purtroppo questo dato di fatto che qui pare sfavorirlo in partenza. Non solo infatti per i riconoscibilissimi accenti, ma anche per il ridondante utilizzo della voce off che continuamente arriva a coprire i dialoghi, la visione di “Questo mondo è per te” ricorda immediatamente quella di “Ovosodo” di Paolo Virzì, il meritevole e toccante film girato tredici anni fa a Livorno ed infatti premiato a Venezia.
Oltre all’effetto fotocopia, quello che non aiuta a non crearsi spiacevoli preconcetti (cosa che non si dovrebbe comunque mai fare!), è il fatto che, per quanto la cosa sia voluta, Falaschi non usa nemmeno lontanamente la stessa forza narrativa e soprattutto drammaturgica di Paolo Virzì o di altri suoi colleghi toscani e non che si cimentano con il tema, contesto interessante ma già visto e rivisto per quanto possa rivelarsi mai abbastanza abusato, della precarietà psicologica, affettiva ed esistenziale dei giovani di oggi.
Così, non spingendo per niente o quasi sulla drammaturgia della narrazione, non ci si affeziona mai veramente alla vicenda e soprattutto ai personaggi. Non è ulteriormente d’aiuto il fatto che la sceneggiatura non proponga niente di nuovo ma anzi punti sul minimalismo dei personaggi che altro non sono che ruoli ancora una volta già visti (il giovane belloccio nonché intelligente e volenteroso ma incompreso, la bella e dolce ragazza incontrata più o meno per caso, l’amico strano ma non troppo, il coetaneo stronzo e figlio di papà, il padre anomalo ma vissuto ed in fondo simpatico ed affettuoso, la madre fricchettona). Certo non bisognerebbe mai mettere troppa “carne al fuoco” (espressione quest’ultima che piace così tanto a certi critici cinematografici), ma Falaschi purtroppo ne mette davvero poca, e così anche il suo finale sul mare finisce per ricordare ancora magari proprio il Paolo Virzì di “La prima cosa bella”, sempre purtroppo senza la stessa capacità o voglia di colpire e di emozionare nel profondo, e se è per questo anche senza la stessa cura visiva di certe opere finanziariamente più fortunate, ma quest’ultimo perdonabilissimo dato di fatto solo per dovere di cronaca..
“Questo mondo è per te” è comunque onesto e tecnicamente ben girato anche per la scelta di perseguire un conveniente linguaggio canonico (totale, campo e controcampo e davvero poco più), gli attori sono bravi e ben diretti e non è certo l’indipendenza del film che lo penalizza; ci sarebbe voluto infatti, pardon per la ridondanza, molto più coraggio e soprattutto molta più rabbia in fase di sceneggiatura. Prima di tutto perché il contesto della precarietà esistenziale non sarà mai abbastanza abusato (sempre meglio narrare di un tema intelligente piuttosto che la solita commediola che non racconta di niente ma riempie i cinema anche se poco o niente a che fare con il cinema vero ed il pubblico neanche ha il pudore di accorgersene), e poi per il fatto appunto che la faccenda di incazzarsi, per quanto possa rivelarsi magari una cosa poco fertile se non inutile, in un certo senso si dovrebbe avere il coraggio di non smettere mai di avere la voglia ed il coraggio di perseguirla.
Giovanni Galletta
http://www.cinemaitaliano.info/news/07361/questo-mondo-e-per-te-la-storia-del-dicianovenne.html


NOTE DI REGIA
Sono stato sempre scettico di fronte ai giudizi paternalistici sui giovani,sulla loro presunta diseducazione culturale e sentimentale.E quindi ho pensato che raccontare una storia di formazione su un ragazzo di oggi può mettere in campo temi universali, tematiche giovanili e non giovanilistiche. E raccontare alcuni sentimenti diffusi di questi anni, che appartengono a tutte le generazioni.
Il soggetto propone un “bildungroman” narrato in chiave di commedia, e ruota attorno alla storia di Teo, un ragazzo di 19 anni fresco di maturità, cresciuto nel mito di John Fante, di Charles Bukowski e Luciano Bianciardi, aspirante scrittore in una famiglia estranea al lavoro culturale. Improvvisamente, Teo si trova in prima linea, chiamato a dover essere eco nomicamente autonomo a causa delle traversie finanziarie dovute ai problemi di salute del padre. Come una riserva buttata in campo senza riscaldamento il ragazzo si ritrova catapultato nel duro gioco della vita, in una sorta di “estate agra dopo gli esami”, trascinato in una giostra di lavori precari, talvolta assurdi e grotteschi - necessari per poter autofinanziare gli studi. Naufragato in un mare agitato di esperienze affettive e sentimentali, riuscirà a restare a galla senza annegare giungendo a una nuova consapevolezza di sé.
I temi che attraversano il film sono principalmente l’amore nelle sue intermittenze, il rapporto padre figlio, le pari opportunità nello studio e nel lavoro (intese non solo come parità femminile maschile ma in chiave sociale ed economica), il contrasto tra libero arbitrio e i condizionamenti esterni.
Abbiamo cercato di raccontare non tanto il precariato, ma la sensazione di precarietà che affligge la società odierna, una sensazione attualmente molto diffusa in tutte le fasce d’età che inibisce le decisioni, castra i sogni e mina la sicurezza e la stima di sé.
E siccome ognuno cerca di fare i film che vorrebbe vedere abbiamo provato a scrivere una commedia italiana nel senso più alto ovvero una storia che ha un fondo drammatico raccontato con umorismo e leggerezza (che non vuol dire superficialità). Anche in scrittura abbiamo concepito un film che avesse una sua dimensione piuttosto contenuta nei costi ma che potesse aspirare a un pubblico vasto, giovanile e non.
Si tratta quindi di un film indipendente ma non per questo non pensato per il pubblico.
Pur avendo una buona parte delle location in un luogo di mare che ha scorci paesaggisticamente straordinari, ho cercato di inquadrature non oleografiche, immagini non esclusivamente descrittive, ma che avessero una loro funzione narrativa. Ho cercato di concepire gli esterni non come fondali da cartolina, sebbene bellissimi, ma come paesaggi dell’anima, capaci di suggerire le emozioni e il senso di spaesamento dei protagonisti. Lo sguardo con cui seguiamo la vicenda è sempre quello di Teo, il protagonista del film, gli occhi di un’adolescente sognatore e intransigente che diventano una sorta di soggettiva morale con cui l’obiettivo fotografa e giudica il mondo, un mondo che all’apparenza sembra un continente vergine ancora da esplorare ma che si rivela presto una terra difficile di conquista. Con un finale aperto in cui Teo non apparirà né vincitore né vinto, ma tantomeno arreso, e capace di adattarsi mantenendo uno spazio per i suoi progetti e i suoi sogni.
http://www.questomondoeperte.com/index.php?option=com_content&view=article&id=48&Itemid=69

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