TITULO ORIGINAL Ninì Tirabusciò: la donna che inventò la mossa
AÑO 1970
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 94 min.
DIRECCION Marcello Fondato
GUION Marcello Fondato
MUSICA Carlo Rustichelli
FOTOGRAFIA Carlo Di Palma
REPARTO Monica Vitti, Gastone Moschin, Carlo Giuffrè, Claude Rich, Sylva Koscina, Peppino De Filippo, Ennio Balbo, Salvo Randone, Nino Taranto, Lino Banfi, Pierre Clémenti, Bruna Cealti, Michele Cimarosa, Bruno Cirino, Ugo D'Alessio
PREMIOS
1971: Festival de Berlín: Sección oficial de largometrajes
1970: Premios David di Donatello: Mejor actriz (Monica Vitti)
PRODUCTORA Coproducción Francia-Italia; Clesi Cinematografica
GENERO Comedia | Siglo XIX
AÑO 1970
IDIOMA Italiano
SUBTITULOS No
DURACION 94 min.
DIRECCION Marcello Fondato
GUION Marcello Fondato
MUSICA Carlo Rustichelli
FOTOGRAFIA Carlo Di Palma
REPARTO Monica Vitti, Gastone Moschin, Carlo Giuffrè, Claude Rich, Sylva Koscina, Peppino De Filippo, Ennio Balbo, Salvo Randone, Nino Taranto, Lino Banfi, Pierre Clémenti, Bruna Cealti, Michele Cimarosa, Bruno Cirino, Ugo D'Alessio
PREMIOS
1971: Festival de Berlín: Sección oficial de largometrajes
1970: Premios David di Donatello: Mejor actriz (Monica Vitti)
PRODUCTORA Coproducción Francia-Italia; Clesi Cinematografica
GENERO Comedia | Siglo XIX
SINOPSIS Comedia ambientada en la época del rey Umberto I de Monza sobre Maria Sarti, también conocida como Niní Tirabusciò, una actriz y cantante que causó un gran escándalo con sus danzas obscenas. (FILMAFFINITY)
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IL FILM
Bella, ironica, dolce e complessa Monica Vitti. La sua voce roca rispetta i tempi della commedia; raro un corpo d'attrice come il suo, di donna affascinante alla quale era consentito di sollecitare la risata delle platee. Nella matura fisicità dei suoi trentanove anni, venne scelta per interpretare il personaggio di Maria Sarti, attrice di provincia con velleità drammatiche, costretta alla fame dalla scarsità di ruoli. La Vitti abbracciò Maria con affetto sentito, tanto da incorporarla quasi letteralmente, immedesimandosi in una donna che, a cavallo tra diciannovesimo e ventesimo secolo, era troppo avanti col pensiero per essere capita.
Nella storia pensata da Fondato, già sceneggiatore per Comencini, Tessari, Bava, Steno, e qui alla terza regia dopo I protagonisti e Certo, certissimo, anzi... probabile, la Sarti è una donna che ragiona col cuore; in ogni scelta è guidata dall'amore per il teatro, ed i tentativi di imbastire una vita sentimentale la fanno rimbalzare, con esiti tragicomici, da un musicante socialista ad un ufficiale sabaudo ad un tronfio pseudo-filosofo futurista. A seguirla nelle peripezie c'è l'uomo che più la ama e la desidera: un funzionario di polizia, interpretato da Gastone Moschin, che si nasconde timidamente dietro il moralismo della legge, ma freme per la trepidazione di un desiderio inespresso. Maria finisce di frequente, per una ragione o per un'altra, per mettersi nei guai, tanto da essere schedata e quindi - in un'epoca di rapidi mutamenti sociali - perseguitata, colpevole di non essere abbastanza "calma": tutte occasioni che il poliziotto sfrutta per sfiorarne la vitalità e la sensualità eccezionale.
Fotografato da Carlo Di Palma, il set di Fondato restituisce lo spirito del passaggio di secolo; anche la scelta di ispirarsi alla storia dell'inventrice della "mossa" - in realtà identificata nella romanissima Maria De Angelis, in arte Maria Campi - è proficua, per la capacità di mescolare sacro e profano, arte e vita quotidiana, spettacolo e richiesta di giustizia sociale. Ma, sopra tutto e tutti, troneggia lo sguardo noncurante della Vitti, il suo sorriso al contempo ironico e indulgente, la sua voce malinconica e dolceamara.
http://www.sentieriselvaggi.it/articolo.asp?sez0=16&sez1=0&art=21785
Nella storia pensata da Fondato, già sceneggiatore per Comencini, Tessari, Bava, Steno, e qui alla terza regia dopo I protagonisti e Certo, certissimo, anzi... probabile, la Sarti è una donna che ragiona col cuore; in ogni scelta è guidata dall'amore per il teatro, ed i tentativi di imbastire una vita sentimentale la fanno rimbalzare, con esiti tragicomici, da un musicante socialista ad un ufficiale sabaudo ad un tronfio pseudo-filosofo futurista. A seguirla nelle peripezie c'è l'uomo che più la ama e la desidera: un funzionario di polizia, interpretato da Gastone Moschin, che si nasconde timidamente dietro il moralismo della legge, ma freme per la trepidazione di un desiderio inespresso. Maria finisce di frequente, per una ragione o per un'altra, per mettersi nei guai, tanto da essere schedata e quindi - in un'epoca di rapidi mutamenti sociali - perseguitata, colpevole di non essere abbastanza "calma": tutte occasioni che il poliziotto sfrutta per sfiorarne la vitalità e la sensualità eccezionale.
Fotografato da Carlo Di Palma, il set di Fondato restituisce lo spirito del passaggio di secolo; anche la scelta di ispirarsi alla storia dell'inventrice della "mossa" - in realtà identificata nella romanissima Maria De Angelis, in arte Maria Campi - è proficua, per la capacità di mescolare sacro e profano, arte e vita quotidiana, spettacolo e richiesta di giustizia sociale. Ma, sopra tutto e tutti, troneggia lo sguardo noncurante della Vitti, il suo sorriso al contempo ironico e indulgente, la sua voce malinconica e dolceamara.
http://www.sentieriselvaggi.it/articolo.asp?sez0=16&sez1=0&art=21785
Maria Campi (nome d’arte di Maria De Angelis, celebre inventrice della «mossa») è l’artista cui è dedicato questo film di Marcello Fondato [i], interpretato da una bravissima Monica Vitti [ii], affiancata da Peppino De Filippo, Carlo Giuffrè [iii], Salvo Randone [iv] e Sylva Koscina [v] e che vede una divertentissima performance canora di un giovane Lino Banfi.
Lo storico Bruno Di Marino, nelle note allegate al DVD, è chiaro sul significato della pellicola e della sua protagonista:
Lo storico Bruno Di Marino, nelle note allegate al DVD, è chiaro sul significato della pellicola e della sua protagonista:
«… non solo una figura di artista, ma anche di donna ribelle all’autorità costituita, sorvegliata speciale dalla Polizia, in anni in cui il teatro satirico rappresenta un atto sovversivo e i guitti passano per anarchici … La mossa diventa, in un’epoca perbenista, non solo strumento di seduzione, pietra dello scandalo, ma perfino sfida all’ordine costituito».
Per comprendere la connotazione, anche politica, del film, che lo rende particolarmente interessante, mi piace riportare il vivace dialogo tra il Delegato di Polizia e l’attore Nando della compagnia teatrale. Subito dopo il funzionario gli strapperà davanti gran parte del copione, ritenuto lesivo dell’immagine dell’autorità:
Delegato: «Non sono tempi, questi, che si può star tanto a scherzare! … Sono tempi duri, difficili, l’autorità, la giustizia, hanno bisogno di essere difese, rafforzate…».
Nando: «Ma nun me pare che so’ tanto deboli…».
Delegato: «Ah, ah no, eh? Quando si arriva ad ammazzare un Re, quando non si fa che parlare di socialismo… ».
Nando: «Scusi, sa, ma io che c’entro?».
Delegato: «Va là, va là, siete tutti una razza, voi altri artisti, più vi si dà, più vi prendete!»
Nando: «Ma nun me pare che so’ tanto deboli…».
Delegato: «Ah, ah no, eh? Quando si arriva ad ammazzare un Re, quando non si fa che parlare di socialismo… ».
Nando: «Scusi, sa, ma io che c’entro?».
Delegato: «Va là, va là, siete tutti una razza, voi altri artisti, più vi si dà, più vi prendete!»
Trovo invece indispensabile riportare (quasi) integralmente il divertente siparietto che si tiene durante il processo per oscenità, davanti al Pretore interpretato da un Peppino De Filippo davvero esilarante:
Delegato: «L’atto osceno, signor Pretore, da quello che ho potuto constatare, è dato non tanto dal movimento, quanto dalla parte del corpo umano che lo esegue…».
Pretore: «Ma… spiegatevi meglio…».
Delegato: «Volentieri, ma non è una cosa facile. Comunque, voglio dire che ciò che offende il comune senso del pudore è l’ostentazione, l’allusione, la provocazione fatta impudicamente attraverso il… quella parte del corpo umano di cui dicevo prima…».
Pretore: «Ma… questo movimento … non potrebbe essere fatta da altra parte del corpo altrettanto importante come quello…come quella, la parte…»
Delegato: «Non credo…».
Pretore: «No, eh?».
Delegato: «no» «no» «no» «no».
Delegato: «Tutt’al più, posso dire che se l’imputata volesse potrebbe contenere, limitare, e invece non contiene, non limita, e allora, signor Pretore, si hanno gli effetti che si hanno…».
Pretore: «Potreste particolareggiare su questo…»
Delegato: «Su questo cosa?».
Pretore: «Sugli effetti che produce questo movimento…».
Pubblico Ministero: «Questo, signor Pretore, ce lo dicono le centinaia di lettere che abbiamo qui, di madri di famiglia, di giovani spose, di autorevoli confessori, e le migliaia di firme raccolte che testimoniano il profondo turbamento degli spiriti».
Difensore: «Non testimoniano proprio niente. La gente che ha firmato non sapeva nemmeno che firmava…».
Pretore: «Delegato, ma che succede agli spettatori?».
Delegato: «Eh, succede, succede … che oltre agli spiriti di cui parla il Pubblico Ministero, è turbato anche l’ordine pubblico, ed è molto difficile poi ristabilirlo».
Pretore: «A questo punto!».
Delegato: «Eh, sì…».
Pretore: «Ah…».
Pubblico Ministero: «È una eccitazione collettiva che dà scandalo».
Avvocato: «È l’espressione artistica di una cantante di grande talento!».
Pretore: «Voi, nella deposizione in sede istruttoria, voi, riferendovi anche ai precedenti dell’imputata, voi, avete parlato di gesto di ribellione e di sfida all’autorità…».
Pubblico Ministero: «E alla morale. È una sfida alla morale!».
Avvocato: «Ma questa è deformazione professionale, un processo alle intenzioni!».
Pretore: «Ma voi come siete arrivato a queste conclusioni così ampie?».
Delegato: «È la mia esperienza di rappresentante della legge che mi ci porta. So troppo bene che quando s’invoca l’arte, la libertà d’espressione, è sempre e soltanto per indebolire, minare l’autorità dello Stato».
Pretore: «Ma… spiegatevi meglio…».
Delegato: «Volentieri, ma non è una cosa facile. Comunque, voglio dire che ciò che offende il comune senso del pudore è l’ostentazione, l’allusione, la provocazione fatta impudicamente attraverso il… quella parte del corpo umano di cui dicevo prima…».
Pretore: «Ma… questo movimento … non potrebbe essere fatta da altra parte del corpo altrettanto importante come quello…come quella, la parte…»
Delegato: «Non credo…».
Pretore: «No, eh?».
Delegato: «no» «no» «no» «no».
Delegato: «Tutt’al più, posso dire che se l’imputata volesse potrebbe contenere, limitare, e invece non contiene, non limita, e allora, signor Pretore, si hanno gli effetti che si hanno…».
Pretore: «Potreste particolareggiare su questo…»
Delegato: «Su questo cosa?».
Pretore: «Sugli effetti che produce questo movimento…».
Pubblico Ministero: «Questo, signor Pretore, ce lo dicono le centinaia di lettere che abbiamo qui, di madri di famiglia, di giovani spose, di autorevoli confessori, e le migliaia di firme raccolte che testimoniano il profondo turbamento degli spiriti».
Difensore: «Non testimoniano proprio niente. La gente che ha firmato non sapeva nemmeno che firmava…».
Pretore: «Delegato, ma che succede agli spettatori?».
Delegato: «Eh, succede, succede … che oltre agli spiriti di cui parla il Pubblico Ministero, è turbato anche l’ordine pubblico, ed è molto difficile poi ristabilirlo».
Pretore: «A questo punto!».
Delegato: «Eh, sì…».
Pretore: «Ah…».
Pubblico Ministero: «È una eccitazione collettiva che dà scandalo».
Avvocato: «È l’espressione artistica di una cantante di grande talento!».
Pretore: «Voi, nella deposizione in sede istruttoria, voi, riferendovi anche ai precedenti dell’imputata, voi, avete parlato di gesto di ribellione e di sfida all’autorità…».
Pubblico Ministero: «E alla morale. È una sfida alla morale!».
Avvocato: «Ma questa è deformazione professionale, un processo alle intenzioni!».
Pretore: «Ma voi come siete arrivato a queste conclusioni così ampie?».
Delegato: «È la mia esperienza di rappresentante della legge che mi ci porta. So troppo bene che quando s’invoca l’arte, la libertà d’espressione, è sempre e soltanto per indebolire, minare l’autorità dello Stato».
[i] Marcello Fondato è nato a Roma l’8 gennaio 1924 ed è morto a San Felice Circeo il 13 novembre 2008. Ha girato I protagonisti (1968), Certo, certissimo, anzi… probabile (1969), Causa di divorzio (1972), qui recensito al Capitolo XX, …altrimenti ci arrabbiamo! (1974), A mezzanotte va la ronda del piacere (1975) e Charleston (1977).
[ii] Monica Vitti è nata a Roma il 3 novembre 1931. Ha recitato, tra gli altri, nei film La cintura di castità (1967) di Pasquale Festa Campanile, Ti ho sposato per allegria (1967) di Luciano Salce, La ragazza con la pistola (1968) di Mario Monicelli (la mia interpretazione preferita dell’attrice), Amore mio aiutami (1969) di Alberto Sordi, Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca (1970) di Ettore Scola, Noi donne siamo fatte così (1971) di Dino Risi, Teresa la ladra (1972) di Carlo Di Palma, La Tosca (1973) di Luigi Magni, Polvere di stelle (1973) di Alberto Sordi, Il fantasma della libertà (1974) di Luis Buñuel (1974), Qui comincia l’avventura (1975) di Carlo Di Palma, L’anatra all’arancia (1975) di Luciano Salce, A mezzanotte va la ronda del piacere (1975) di Marcello Fondato, L’altra metà del cielo (1977) di Franco Rossi, Ragione di stato (1978) di André Cayatte, Letti selvaggi (1979) di Luigi Zampa, Amori miei (1979) di Steno, Il mistero di Oberwald (1980) di Michelangelo Antonioni, Non ti conosco più amore (1980) di Sergio Corbucci, Il tango della gelosia (1981) di Steno, Camera d’albergo (1981) di Mario Monicelli, Scusa se è poco (1982) di Marco Vicario e Io so che tu sai che io so (1982) di Alberto Sordi.
[iii] Carlo Giuffré è nato a Napoli il 3 dicembre 1928. Ha recitato, tra gli altri, nei film La ragazza con la pistola (1968) di Mario Monicelli, Basta guardarla (1970) di Luciano Salce, La signora è stata violentata! (1973) di Vittorio Sindoni e La signora gioca bene a scopa? (1974) di Giuliano Carnimeo.
[iv] Salvo Randone è nato a Siracusa il 25 settembre 1906 ed è morto a Roma il 6 marzo 1991. Ha recitato in Il bigamo (1956) di Luciano Emmer, qui annotato al Capitolo XX, L’assassino (1961) di Elio Petri, I giorni contati (1962) di Elio Petri, Salvatore Giuliano (1962) di Francesco Rosi, Cronaca familiare (1962) di Valerio Zurlini, Il processo di Verona (1963) di Carlo Lizzani, qui recensito al Capitolo VIII, Le mani sulla città (1963) di Francesco Rosi, Il magnifico cornuto (1965) di Antonio Pietrangeli, La decima vittima (1965) di Elio Petri, A ciascuno il suo (1967) di Elio Petri, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Elio Petri, qui annotato al Capitolo XII, La classe operaia va in paradiso (1971) di Elio Petri e In nome del Papa Re (1977) di Luigi Magni, qui recensito al Capitolo X.
[v] Sylva Koscina è nata a Zagabria il 22 agosto 1933 ed è morta a Roma il 26 dicembre 1994. Ha recitato, tra gli altri film, in Siamo uomini o caporali (1955) di Camillo Mastrocinque, Il ferroviere (1955) di Pietro Germi, Ladro lui, ladra lei (1958) di Luigi Zampa, Il vigile (1960) di Luigi Zampa, Copacabana Palace (1962) di Steno e Giulietta degli spiriti (1965) di Federico Fellini.
Giovanni Ziccardi
http://www.domenicale.org/?p=1267
Giovanni Ziccardi
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¿Posibilidades de subir L'INVITATA de Don Vittorio de Seta?
ResponderEliminarFelicidades por el blog.
No la tengo.
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