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miércoles, 9 de diciembre de 2020

Divisione folgore - Duilio Coletti (1954)

TITULO ORIGINAL
Divisione Folgore
AÑO
1955
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Inglés (Separados)
DURACIÓN
84 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Duilio Coletti
GUIÓN
Duilio Coletti, Aldo Barni, Oreste Biancoli, Marc-Antonio Bragadin, Umberto Bruzzese, Ennio De Concini, Marcello Giannini, Nino Giannini, Angelo Pannacciò, Alfredo Vicario
MÚSICA
Nino Rota
FOTOGRAFÍA
Luciano Trasatti (B&W)
REPARTO
Fausto Tozzi, Ettore Manni, Monica Clay, Aldo Bufi Landi, José Jaspe, Beatrice Mancini, Lea Padovani, Marco Vicario, Giorgio Capitani, Terence Hill, Carlo Delle Piane, Nando Cicero, Claudio Biava, Marco Guglielmi
PRODUCTORA
Esedra
GÉNERO
Bélico | II Guerra Mundial

Sinopsis

En el verano de 1942, la División Paracaidista Folgore fue enviada al norte de África para colaborar en el esfuerzo bélico. Los supervivientes resistieron durante varios días a un ejército mucho más numeroso. (FILMAFFINITY)

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Durante la seconda guerra mondiale una schiera di giovani paracadutisti della Divisione Folgore dopo esser stata sottoposta in Italia ad un lungo addestramento viene trasportata per via aerea nel deserto libico.

I giovani soldati credevano che la loro meta fosse l’isola di Malta o la zona d’Alessandria: si trovano invece sbalestrati in una regione desertica dove sono costretti a vivere in buche scavate nella sabbia e ad affrontare con mezzi insufficienti i munitissimi reparti corazzati inglesi. Si sviluppa così quell’epica lotta, che prende il nome di battaglia di El-Alamein, in cui un pugno di eroici combattenti cerca con ogni sforzo di arrestare o almeno di ritardare l’avanzata dei carri armati del generale Montgomery.

La lotta, che è stata tutto un susseguirsi di atti mirabili d’eroismo, che ha visto uomini  aggrapparsi ai mostri d’acciaio per appendervi ordigni micidiali, finisce fatalmente con l’annientamento dell’eroica schiera.
http://www.militarystory.org/divisione-folgore-1954/


 La Battaglia di El Alamein e la “Folgore” (testimonianza)

Abbiamo chiesto a Bruno De Camillis, ultimo colpo della Folgore ad El Alamein, di scrivere un suo ricordo di quella epica battaglia che – grazie all’eroismo di centinaia di giovani mandati al massacro in una guerra sbagliata – rappresenta, tuttora, un motivo d’onore per il nostro Paese. Bruno De Camillis (88 anni straordinariamente ben portati) ha risposto alla nostra richiesta con la solita precisione e puntualità, oltre che con sofferto entusiasmo.
Esiste una copiosa bibliografia sulla “Folgore” e la sua leggenda. Molti e qualificati gli autori, cito i  più noti: Tedde, Dorongo, Gravina,  Caccia  Dominioni,  Mancinelli,  Bechi   Lucerna,  Migliavacca, P. Fazio (inserto speciale sul mensile “Folgore”), Bruzzese autore del primo libro sul paracadutismo “Gli Arditi del  Cielo” da cui trarrà il soggetto “Divisione Folgore” uscita nel 1956 per la regia di Duilio Coletti. Altri film hanno raccontato la battaglia di El-Alamein ma forse la retorica ha prevalso sulla ruvida realtà.

L’amico Elio Ferraris mi ha chiesto di scrivere un articolo su “ La Civetta”:  El Alamein  con  i  miei  ricordi  di  reduce  e  qualche riflessione storica da “non addetto ai lavori”. Come s.tenente paracadutista di “complemento” ma inquieto  “permanente effettivo”, non potevo non ubbidire al Presidente del  “Circolo degli Inquieti”.

Premetto che la storia delle nostre Forze Armate, della Seconda  Guerra mondiale, è stata sempre vista da destra o da sinistra, ed è quindi poco obiettiva. La Seconda  Guerra   mondiale   è   stata   sbagliata  perché immoralmente dichiarata contro i nostri classici Alleati, Francesi ed  Inglesi, ma soprattutto militarmente non  preparata:  basti ricordare che nel 1940 alla Scuola Allievi Ufficiali di Lucca, Artiglieria ippotrainata, per il nostro addestramento venivano utilizzati  dai cannoni Skoda 75/27, preda bellica 1918 (!).

Provo a ricordare la leggenda della “Folgore” attraverso una rapida carrellata fra i dati anagrafici dell’eroica  unità.  Al principio, marzo 1942, la “Folgore” è costituita ed allenata per partecipare con la 7a Divisione Paracadutisti tedeschi, quella del riuscito aviolancio su Creta, all’occupazione di Malta. Alla fine del marzo 1942 il 1° Reggimento di fanteria paracadutista è pronto, mobilitato, armato per il lancio (in seguito assumerà la denominazione di 187°Reggimento “Folgore”). Sempre nella  primavera  del  1942       è costituito  il  186° Reggimento “Folgore”. I due reggimenti formeranno la 185a Divisione Paracadutisti che comprenderà, oltre alle Compagnie Anticarro, un raggruppamento di Artiglieria ed un battaglione Guastatori. In seguito, per ragioni di sicurezza (!), si chiamerà per alcune settimane 185°Divisione “Cacciatori d’Africa”. La sicurezza ed il segreto militare dovevano essere “blindati” (!) e durante il trasferimento dall’Italia, su tradotte veloci, destinazione Atene, venne ordinato ai reparti di fare sparire dalle divise i distintivi dell’Arma. Tutto era così segreto (!) che, dopo Trieste nel tratto Croato, apparvero sui portelloni dei carri ferroviari scritte  (in  italiano) minacciose: “paracadutisti della “Folgore” presto tingerete le vostre eleganti divise caki col rosso del vostro sangue.” Poi al fronte alcuni miei compagni trovarono, cuciti all’interno delle sahariane biglietti tragicamente ironici sulla fine che avrebbero fatto le loro divise. A questo proposito, e non mi riferisco solo ai numerosi sabotaggi, trovo indegno non rispettare i morti e gli ancora vivi che hanno,  chi per dovere e chi per amore patrio (vocabolo oggi disperso),  combattuto con grande spirito di sacrificio una guerra pur, come ho   detto,   sbagliata.  (E qui chiudo la mia parentesi parasentimentale.)

Nel giugno 1942 la  “Folgore” si  trasferisce in  Puglia, nella  campagna di Ostuni perché somigliante a quelle di Malta, con i caratteristici muri  di  pietra intervallati ogni  50-100 metri  per recingere frutteti e orti. Questi muri a secco, ottimi per la difesa a terra, sarebbero divenuti veri ostacoli da scavalcare nel critico percorso dell’assemblaggio dei sacchi aerorifornitori per montare i cannoni da 47/32 e i mortai da 81. Devo fare presente che nei previsti doppi comandi (statistica di perdite nei lanci), il 70 per cento era di giovani ufficiali (20/30 anni) subalterni, ed il 30% di ufficiali superiori  over 40.  Gli ufficiali superiori anche se allenati non avrebbero avuto le gambe molto adatte al percorso a ostacoli. Ricordo che durante i lanci di esercitazioni a Tarquinia e Viterbo, la percentuale di infortuni negli atterraggi era alta per gli ufficiali superiori (oggi che il paracadute “tondo” è stato sostituito dai nuovi paracadute che possono rallentare a venti metri dal suolo la velocità di caduta, l’atterraggio è più morbido).

In quelle settimane di mobilitazione per Malta, era in corso a  Roma  un  polemico  scontro  fra  gli  Stati  Maggiori,  italiano e tedesco, per la definitiva decisione del lancio sull’isola. Ritengo che lo Stato Maggiore italiano avesse ragione a sostenere, nella  tempistica, la priorità della eliminazione   di Malta; dalle Basi   dell’isola partivano, infatti, navi, sottomarini, aerosiluranti che falcidiavano nel Mediterraneo i rifornimenti destinati alle truppe operanti sulla quarta sponda. Alla conclusione del dibattito prevalse Rommel che preoccupato dalla lunga e affannosa avanzata Tobruk-Fuka   insisteva per avere  come  complementi  truppe  specialistiche  e  fresche:  eravamo a 58 Km. da Alessandria.  In settembre il Maresciallo Rommel, stanco ed esaurito, rientrato per un breve riposo in Germania, a chi faceva osservare che era un “lusso” impiegare i paracadutisti tedeschi e italiani come fanteria d’assalto appiedata, rispondeva che quando una casa brucia e manca l’acqua, occorre tentare di spegnere l’incendio anche con lo champagne.

In seguito a nulla servirono le proteste di Frattini, il generale comandante la Divisione “Folgore”, quando Kesserling e Rommel  decisero di non impiegare i paracadutisti in un aviolancio alle spalle dell’VIII Armata Montgomery, alla conquista dei ponti del Nilo. Alla pressante richiesta di dotare la “Folgore” di autocarri per i servizi indispensabili il Comando dell’ “AfricaKorp” rispondeva  come Napoleone: “l’intendance suivra”. La nostra intendenza a El-Dabha non  poteva  seguirci  e  rimaneva  a  guardia  dei paracadute e dei sacchi aereorifornitori! Dei tre Reggimenti che costituiscono la Divisione, soltanto due il 185°e il 187° raggiungono l’Egitto; infatti rimase in Puglia il 185° cedendo il suo IX°Battaglione al 186°, e il X°al 187°.

A partire dalla seconda decade di Luglio, la Divisione incomincia il suo trasferimento in Africa, in parte a mezzo ferrovia via Trieste,  Belgrado, Salonicco, Atene e quindi dall’aeroporto di Tatoi in aereo, Tobruk, Bardia, Sollum, Fuka.  Il resto della Divisione in nave, e in aereo da Lecce. Lasciata a El-Dabha tutta l’attrezzatura per l’aviolancio e armata solamente di mitra Berretta, mortai da 81 e cannoncini anticarro 42/32, appiedata, attraverso i passi del Cammello e del Carro, la “Folgore” arriva e  si  attesta nella infernale Depressione del Qatara.
I 5000  uomini,  di  cui  seicento  non  paracadutisti, prendono posizione ai margini della Depressione e dopo avere conquistato sanguinosamente il massiccio dell’Himeimat, difeso col dente avvelenato contro “les italiens” da un battaglione di francesi ,i   gollisti della Legione, si trincea in buche e camminamenti nella sabbia del settore più avanzato e pericoloso.
...
https://www.paracadutistisavona.it/bruno-de-camillis/

Coletti, Duilio

Regista e sceneggiatore cinematografico, nato a Penne (Pescara) il 28 dicembre 1908 e morto a Roma il 22 maggio 1999. Autore prolifico, affiancò alla regia l'attività di sceneggiatore, attraversando vari generi e ottenendo un buon successo di pubblico in particolare con i film bellici e storici.

Esercitò per un breve periodo la professione medica e nel 1933 si trasferì a Roma, dove esordì nel cinema, prima come sceneggiatore del film Il signore desidera? di Gennaro Righelli, e poi dietro la macchina da presa con Pierpin (1935), interpretato da Ermete Zacconi. Dopo alcuni film drammatici (Il fornaretto di Venezia, 1939, firmato con lo pseudonimo di John Bard) approdò al film storico d'avventura, girando, tra gli altri, La sposa dei re (1938), Capitan Fracassa (1940), La maschera di Cesare Borgia (1941), Il mercante di schiave (1942) e Il passatore (1947), dove dimostrò capacità di scrittura e senso dello spettacolo. Tra i suoi successi, si segnala in particolare Cuore (1948), interpretato da Vittorio De Sica nel ruolo del maestro Perboni e da Maria Mercader in quello della maestrina dalla penna rossa: del celebre romanzo il regista offrì una versione più attenta alla rievocazione dell'Italia di fine Ottocento che fedele ai sentimentalismi tipici dell'opera di De Amicis.Dopo la buona affermazione del cupo melodramma Il lupo della Sila (1949), negli anni Cinquanta C. attraversò con disinvoltura e mestiere generi diversi, passando dalla commedia (Miss Italia, 1950) a film di guerra (I sette dell'Orsa Maggiore, 1953; Divisione Folgore, 1954; La grande speranza, 1954, che gli valse un premio speciale al Festival di Berlino; Londra chiama Polo Nord, 1957), pur senza abbandonare il filone storico (Romanzo d'amore, 1950). Nel 1960 ottenne una candidatura al Festival di Berlino con un altro film ambientato durante la Seconda guerra mondiale, Sotto dieci bandiere, una delle sue opere più riuscite, ma contestata a causa del taglio filotedesco. In seguito, oltre alla regia (Il re di Poggioreale, 1961; Lo sbarco di Anzio, 1968) e alla sceneggiatura (Fräulein Doktor, 1969, di Alberto Lattuada), si dedicò anche alla produzione (Il processo di Verona, 1963, di Carlo Lizzani). Nel 1973 fu coregista con John Sturges del western all'italiana Valdez, il mezzosangue; terminò la sua attività con il film L'uomo di Corleone (1977).
https://www.treccani.it/enciclopedia/duilio-coletti_%28Enciclopedia-del-Cinema%29/
 

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