TÍTULO ORIGINAL
Le regine (Il delitto del diavolo)
AÑO
1970
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español y Portugués (Separados), Italiano e Inglés (Opcionales)
DURACIÓN
90 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Tonino Cervi
GUIÓN
Tonino Cervi, Raoul Katz, Antonio Troiso. Argumento: Tonino Cervi, Benedetto Benedetti
MÚSICA
Angelo Francesco Lavagnino
FOTOGRAFÍA
Sergio D'Offizi
REPARTO
Haydee Politoff, Silvia Monti, Ida Galli, Raymond Lovelock, Gianni Santuccio, Guido Alberti
PRODUCTORA
Coproducción Italia-Francia; Carlton Films, Flavia Cinematografica, Labrador Films
GÉNERO
Terror. Fantástico
David (Ray Lovelock), un giovane antagonista del sistema, della civiltà dei consumi e dei legami di ogni sorta, insegue la libertà a cavallo della sua rombante motocicletta. Durante un viaggio notturno, David s’imbatte in un distinto uomo d’affari che viaggia in automobile e fuma pregiati sigari, il quale, in realtà, è il diavolo (Gianni Santuccio) in persona. Quest’ultimo odia gli idealisti senza peccato come David e decide d’ingannarlo, inscenando la propria morte in un incidente in cui il ribelle sembra esserne il colpevole. David si rifugia nel bosco per evitare le ricerche della polizia, imbattendosi in una villetta, vivono tre graziose sorelle. Bibiana (Ewelyn Stuart), Liv (Haydée Politoff) e Samantha (Silvia Monti) corrompono il ragazzo con il sesso e con il vizio, spingendolo a rinnegare poco alla volta le sue idee rivoluzionarie. Raggiunto il loro scopo, le tre donne appaiono a David nel loro reale aspetto e, da orribili streghe, lo uccidono con sadismo.
DESCRIZIONE
L’origine di tutti i film demoniaci del cinema di genere italiano: tre ammalianti streghe della beat generation ipnotizzano, seducano, amano e uccidono un figlio dei fiori. “Il Delitto Del Diavolo” (1971), o “Le Regine”, è il secondo lungometraggio diretto da Tonino Cervi, sceneggiatore e produttore, reduce dal western “Oggi A Me… Domani A Te” (1968), il cui soggetto è cofirmato da Dario Argento. Dalla fiaba dark, ambientata in una casa nel bosco, emerge un sottotesto politico di critica alla società borghese del conformismo, ma i suoi punti di forza sono altri: la suggestiva fotografia di Sergio D’Offizi, che favorisce lo scorrimento di una lenta parte centrale dell’opera, gli ambienti moderni in contrasto con la natura circostante, i costumi sgargianti, il finale splatter a sorpresa e, ovviamente, la bellezza delle attrici, fondamentale per il gioco di seduzione. Una bizzarria d’altri temi, grottesca e psichedelica, che conserva un certo fascino.
MUSICA
La colonna sonora di Angelo Francesco Lavagnino è stata ripubblicata in cd dalla Digitmovies grazie al recupero dei master tape della recording session. La tracklist de “Il Delitto Del Diavolo (Le Regine) (Original Motion Picture Soundtrack In Full Stereo)” (2014) è introdotta, inframezzata e conclusa dalla voce di Ray Lovelock, interprete delle canzoni We Love You Underground – Titoli – Mix 1, Swiming e We Love You Underground – Finale – Mix 2. La singolarità della partitura si evince, invece, da brani intrisi di mistero quali Il Delitto Del Diavolo – Seq. 1 o Il Delitto Del Diavolo – Seq. 2, in bilico tra sacro e profano, come ad esempio Il Delitto Del Diavolo – Seq. 3, con il coro de I Cantori Moderni Di Alessandroni, e Il Delitto Del Diavolo – Seq. 4, suggellato dall’organo. Gli altri fili conduttori sono estrinsecati da Il Delitto Del Diavolo – Seq. 6 e da Il Delitto Del Diavolo – Seq. 9. Atmosfere orientali e note romantiche riprese più volte con alcune variazioni.
“Le frequenti e insistite divagazioni erotiche, il ripugnante realismo di qualche scena di violenza e alcuni risvolti ideologici della vicenda – l’esaltazione della libertà svincolata dalla morale – motivano la classifica IV”. Questo il giudizio lapidario, tratteggiato da una superficialità peculiare di chi non ha compreso l’opera, del Centro Cattolico Cinematografico all’uscita de Le regine.
In realtà risulta più pertinente il sottotitolo del film, che definisce la vicenda che lo spettatore si appresta a vedere una favola thrilling.
“David, amante della libertà, viaggia per il mondo con la moto. Incontra il diavolo sotto vesti umane che con abilità lo indirizza in casa di tre streghe trasformate in stupende fanciulle. Queste lo provocano e lo soddisfano sessualmente fino a sottometterlo. Quando vorrebbe andarsene, rivendicando la sua libertà, viene ucciso”
La pellicola, esplicita metafora del periodo storico della contestazione, della cosiddetta controcultura e dell’emancipazione femminile identifica un’anomala incursione di Cervi nel genere thriller fantastico, strada che il regista abbandonerà immediatamente propendendo per la commedia leggera (Chi dice donna, dice donna, Il turno) o il dramma sentimentale (Ritratto di borghesia in nero). Un vero peccato perché la sensibilità del regista, coadiuvato in sceneggiatura da Benedetto Benedetti ed Antonio Troiso, è parecchio originale ed insolita: principalmente per quanto riguarda il lato visivo della vicenda, autentico pregio che consacra la pellicola ad effettivo status di culto. Scenografie optical o sfacciatamente pop (la cucina delle streghe ne è un esempio esaustivo), tre donne definite da altrettante bellezze, il cui fascino rapisce vicendevolmente lo spettatore ed uno smarrito David/Ray Lovelock. Costumi, accessori ed incredibili acconciature (queste ultime opera del celebre coiffeur milanese Aldo Coppola) completano una messa in scena i cui intenti erano probabilmente di trasmettere atmosfere esoteriche ed arcane ma che, a conti fatti, si dimostra appesantita da un senso estetico di derivazione decisamente psichedelico, indissolubilmente legato al momento storico affrontato dal film. Gianni Santuccio, nel ruolo del diavolo capitalista, è immenso. Lovelock risulta abbastanza in parte (canta anche due brani della colonna sonora) meglio tuttavia il cast femminile, all’interno del quale svetta la presenza di Silvia Monti/Samantha, mai tanto solare ed attraente.
Degna di nota la locandina originale disegnata dal maestro De Rossi, che si integra appieno con la poetica magica e conturbante della pellicola.
https://it.paperblog.com/il-delitto-del-diavolo-le-regine-1970-di-tonino-cervi-73186/
Conosciuto anche come “Le regine”, “Dolcemente atroce” e perfino come “Favola thrilling” (sottotitolo della versione definitiva uscita in sala), questo atipico e affascinante film è un piccolo gioiellino nel panorama horror tricolore. E’ una singolare metafora sull’abbandono degli ideali e sul disfacimento dei valori morali della società professata dal diavolo in persona che si serve di stregoni mandati “in missione” per seminare scompiglio, uccidere la fantasia e non permettere il risveglio delle coscienze. Onirico, psichedelico, straniante. Atmosfere e scenografie (la casa nel bosco è il trionfo dello sfavillante kitsch anni ’70) sono assolutamente fantastiche e si respira un’ aria “sessantottina” di contestazione perfettamente incarnata dal protagonista Ray Lovelock, hippie capellone che gira senza meta a bordo della sua moto e che vorrebbe cambiare il mondo. L’incontro notturno con un uomo misterioso con l’auto in panne e quello successivo con 3 bellissime donne che vivono in un bosco isolato cambieranno la sua vita e lo condurranno in un vortice senza ritorno fino a renderlo felice… “da morire”……
Le 3 bellissime protagoniste sono Haydee Politoff, Silvia Monti e Evelin Stewart (al secolo Ida Galli): sfoggiano un look ammaliante e hanno un guardaroba estremamente variegato e seducente, opera di Jean Bouquin, all’epoca famoso stilista “alternativo”. Per sedurre il giovane Lovelock ricorrono alle armi più svariate facendo leva sui peccati più comuni nei quali un uomo può cadere: gola e lussuria… Il ritmo della pellicola, dopo un inizio piuttosto teso, diventa volutamente lento soprattutto nella lunga parte centrale nella quale si assiste ai vari giochi con i quali, a turno, le 3 fate confondono il giovane vagabondo per poi cambiare repentinamente negli ultimi 10 minuti sfociando in un finale forse prevedibile ma molto violento e per questo un po’ inatteso. E il monologo finale del diavolo (un luciferino e convincente Gianni Santuccio) è decisamente una perla.
Interessanti e ingiustamente sottovalutate le musiche di Francesco Lavagnino che anticipano di qualche anno, fatte le dovute proporzioni, quelle di Jerry Goldsmith per “Il presagio” con cori in latino e atmosfera in Carmina burana-style. E contribuisce anche il buon Ray Lovelock (che all’epoca si definì autodidatta strimpellatore di chitarra) che, quasi per gioco, scrive e interpreta ben due canzoni, ovvero “Swimming” e “We love you underground” (che alla fine diventerà proprio il tema principale del film). Da vedere.
https://ilmiovizioeunastanzachiusa.wordpress.com/2011/04/10/il-delitto-del-diavolo-le-regine-1970/
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