TÍTULO ORIGINAL
Cuori solitari
AÑO
1970
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Español (Separados)
DURACIÓN
121 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Franco Giraldi
GUIÓN
Franco Giraldi, Ruggero Maccari
MÚSICA
Luis Bacalov
FOTOGRAFÍA
Dario Di Palma
REPARTO
Ugo Tognazzi, Senta Berger, Gianna Serra, Silvano Tranquilli, Edda Di Benedetto, Christopher Hodge, Elena Persiani, Clara Colosimo, Mauro Bacchini, Orso Maria Guerrini
PRODUCTORA
Mega Film
GÉNERO
Drama
Dopo La bambolona, Franco Giraldi riprende con Ugo Tognazzi il discorso sulle questioni sessuali del borghese italiano di mezz’età. Il connubio funziona ancora una volta perché il regista, ancora in cerca d’identità, trova nell’attore non solo il corpo più duttile della commedia all’italiana ma anche quello che, tra tutti i colonnelli, ha saputo meglio interpretare morbosità e malizie e al contempo non-detti e inibizioni della società a cavallo tra boom economico e contestazione.
Senza dimenticare che nello stesso anno proprio Tognazzi, nei panni di un laido arrivista, si rivela oggetto del desiderio di tre zitelle (Venga a prendere il caffè da noi…), Cuori solitari aggiunge un altro tassello al catalogo di maschi alle prese con le circostanze erotiche. Lui e Senta Berger, impegnati in un pigro ménage matrimoniale, decidono di avventurarsi nelle pratiche scambiste, scoprendo altre coppie desiderose di ammazzare la noia.
Tra i film più incisivi nel raccontare la noia, le paturnie, le bizzarrie di un ceto ipocrita e curioso di aprire nuovi orizzonti e allo stesso tempo ancorato al mantenimento delle proprie rendite di posizione, come La Cina è vicina, L’amica o La matriarca, Cuori solitari nasconde sotto le battute e le situazioni più spiritose (lo scetticismo di Tognazzi sui posti più insoliti dove fare l’amore, le allusioni di grana grossa, la scena della bresaola) una malinconia così feroce (l’incontro al buio con la coppia sfatta) che lo rende oggetto autonomo, abbastanza insolito – e per certi versi inclassificabile – per il panorama italiano.
Costeggia le atmosfere del cinema francese con una spolverata di Due sulla strada, sfrutta al meglio le possibilità date dal creativo montaggio di Kim Arcalli, non ammicca quasi mai al buon cuore di un pubblico messo di fronte ad una crisi stratificata e infine esplosiva. Benché sia esplicitamente citato, non si tratta di una versione più luminosa di un film alla Bergman, quanto piuttosto di una specie di schema alla Antonioni filtrato dallo sguardo ironico di Ruggero Maccari e dominato da due attori che cesellano con intelligenza una coppia complice ma in difficoltà.
https://lorciofani.com/2019/03/11/cuori-solitari-franco-giraldi-1970/
«"Giovani sposi, moderni, cercano con- tatti con altre coppie per naturismo e fotografia"...: una coppia che ha ormai poco da dirsi decide, per iniziativa dell'uomo, di fare un viaggio esplorativo nel mondo dello swapping. Tipica situazione da commedia di costume all'italiana che, però, durante il suo sviluppo si trasforma in uno studio di caratteri: il gioco pruriginoso cessa di reggere dal momento in cui l'uomo si rende conto che tra le regole c'è anche la parità di condizione dei due sessi. Il dramma viene evitato facendo finta di non vederlo, aggrappandosi cioè all'ancora di salvezza fornita dall'ipocrisia. Si presume perciò che i due vivranno insieme più contenti di prima, avendo scoperto i vantaggi della malafede. Questo è, in succinto, il soggetto e il sugo di Cuori solitari, sesto film di Franco Giraldi. Giraldi è un autore colto, che proviene dalla critica e, per di più, dalla critica militante. Per affermarsi ha scelto la strada più lunga: il tirocinio tecnico compiuto come assistente di esperti registi (De Santis, Zurlini, Leone, ecc.); la direzione della seconda troupe (Le soldatesse, Per un pugno di dollari); infine, la regia. Ma una regia quanto mai modesta, anonima, di un western casereccio, firmato con uno pseudonimo anglosassone (7 pistole per i MacGregor) di Frank Grafield. Poi i western di Frank Grafield sono divenuti western di Franco Giraldi, hanno raccontato storie romantiche e disperate (con sottofondo musicale di Gustav Mahler), hanno cercato scenari inediti nella ormai logora Sierra spagnola. Infine sono usciti dalla comune, lasciando il posto ai film propriamente detti (La bambolona e questo Cuori solitari)».
Callisto Cosulich, Swapping all'italiana, «Cinema 60», n. 77, luglio-agosto 1970
http://www.imilleocchi.com/?q=node/1956
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