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martes, 12 de enero de 2021

H2S - Roberto Faenza (1968)

 

TÍTULO ORIGINAL
H2S
AÑO
1969
IDIOMA
Italiano
SUBTÍTULOS
Inglés (Separados)
DURACIÓN
85 min.
PAÍS
Italia
DIRECCIÓN
Roberto Faenza
GUIÓN
Roberto Faenza
MÚSICA
Ennio Morricone
FOTOGRAFÍA
Giulio Albonico
REPARTO
Lionel Stander, Denis Gilmore, Carole André, Giancarlo Cobelli, Paolo Poli, Franco Valobra, Alfred Thomas, Massimo Sarchielli
PRODUCTORA
Documento Film, Mars Films Produzione
GÉNERO
Ciencia ficción

Sinopsis
Tommaso, vestido de forma extravagante y anacrónica, llega a su universidad de Londres y se ve mezclado en una revuelta estudiantil. (FILMAFFINITY)

Trasportato da un avveniristico treno, il giovane Tommaso giunge in una grande città, nella quale si sente sperduto ed estraneo. Accettando l'invito di un suadente signore, egli viene ospitato in un grande edificio dove alcuni docenti stanno sottoponendo gli allievi ad un incessante martellamento di slogan e conferenze per renderli disciplinati e ubbidienti senza riserve. Allorché Bea, una giovane allieva, tenta di spingere i compagni alla rivolta, i dirigenti dell'istituto riescono, con un tranello, a sedare i tumulti e a punire con la morte l'incauta ribelle. Per sottrarsi all'allucinante realtà che lo circonda, Tommaso fugge con una compagna, Alice, su di un ghiacciaio, dove trascorre alcuni giorni felici. Ricondotto nella grande città, il giovane è sottoposto al lavaggio del cervello e successivamente costretto a sposare la decrepita fondatrice dell'istituto. Tommaso prepara allora una bomba a orologeria, deciso a porre fine a quell'assurdo sistema di vita.
(CINEMATOGRAFO.IT)

1 
2 

Tommaso (Denis Gilmore) giunge in una città avveniristica governata da il Capo (Giancarlo Cobelli), un dittatore che ha trasformato i sudditi in automi. Dopo aver incontrato il Professore (Lionel Stander) che gli illustra la filosofia su cui regge l’intero sistema, Tommaso assiste ad una lezione de Il Capo, impegnato a manipolare le menti degli allievi e a piegarli all’ubbidienza. In nome della difesa della libertà individuale, Bea si ribella ed invita gli altri a protestare. Il Capo e la Centenaria (Paolo Poli) sembrano spiazzati ma, dopo aver finto di aderire alle richieste degli studenti, convocano la “ribelle”, l’avvelenano, la strangolano e poi la divorano. Dopo alcuni colpi di scena, sedata la ribellione, il Professore, scalza dal potere Il Capo ed allora Tommaso, sempre più confuso e spaventato, fugge su un ghiacciaio insieme ad Alice (Carole André). Dopo aver assaporato i piaceri dell’amore scopre che è una donna con istinti violenti, primitivi ed animaleschi. Ritornato in città é sottoposto al lavaggio del cervello e, dopo aver tentato, invano, il suicidio, sul finale, sarà costretto a sposare la Centenaria. Scegliendo la via della ribellione individualista, mentre sono in corso i festeggiamenti nuziali, riserverà a tutti un’inaspettata sorpresa.Faenza confeziona una favola dal sapore orwelliano, iperrealistica, anarchica e senza speranza e mette in guardia contro i pericoli dell’alienazione e dei massici condizionamenti di massa tipici dell’attuale società capitalistica. Il regista vuole spiazzare, disorientare, prendere alla sprovvista lo spettatore e mostra un’umanità massificata, priva di emozioni e di sentimenti. L’apparato scenografico, molto curato, è zeppo di strani congegni elettronici che emettono luci e suoni assordanti ed é popolato da macchine completamente asservite al potere (una di esse prende a schiaffi chiunque pronunci il nome di Mao Tze Tung). I costumi sono ricchi e sontuosi, il cast è di primo ordine (su tutti un vaporoso Paolo Poli ed un sardonico Lionel Stander); peccato che le scene siano troppo slegate tra loro e lo script sfilacciato e confuso. La pellicola (vietata ai minori di 14 anni) fu sequestrata non appena uscì nelle sale su istanza del procuratore della Repubblica di Roma Vittorio Occorsio, in base all’allora articolo 529 del Codice “per offesa al comune sentimento del pudore” e fu dissequestrata dopo un interminabile procedimento giudiziario. Il titolo fa riferimento alla formula dell’acido solfidrico.
http://win.cinemaepsicoanalisi.com/h2s_di_roberto_faenza__1969.htm

 

Il giovane Tommaso fa il suo ingresso nella ditta TEKNE il giorno in cui la direzione celebra il centenario della fondazione. Il direttore ricorda ai suoi dipendenti i criteri che ispirano l'attività del gruppo: "formazione e obbedienza". Il computer è una macchina docile e amica che anima una società scientifica nella quale tutti devono essere uguali; l'individualismo deve essere bandito; alla collettività e al suo capo vanno riconosciuti valori assoluti. Durante il discorso, una ragazza solleva una protesta trascinando i compagni in una chiassosa rivolta. Invitata al castello nel quale abita la centenaria padrona dell'azienda, la ragazza è dapprima blandita e poi avvelenata. Nel frattempo, i contestatori hanno trovato una nuova guida nel "professore", l'assistente del direttore che dichiara di condividere le ragioni della protesta e paternalisticamente si pone alla loro guida indicando come agire per scalzare il potere.Tommaso fugge insieme ad Alice e sulla sommità di una montagna costruisce per lei una casa. In un clima di innocenza ritrovata, il giovane inventa giochi per la sua compagna, ma lei ben presto avverte il desiderio della novità. Respinto e sessualmente usato da Alice, Tommaso viene catturato e riportato in fabbrica dove scopre che il "professore" ha preso il posto del direttore restaurando il vecchio ordine. Torturato e salvato da un tentativo di suicidio, la direzione sceglie di recuperare Tommaso, simbolo di una rivolta sconfitta e da umiliare ancora, ed integrarlo nel sistema. Ma mentre è condotto ad un grottesco matrimonio con la centenaria, Tommaso reca nascosto uno strano oggetto che scandisce il tempo con un sinistro ticchettio... Come gli esperimenti condotti sui topi rivelano che la sovrappopolazione e la coesistenza forzata generano una crescente violenza che sfocia nell'estinzione della razza, anche la società umana rischia una follia generalizzata che incrina i consolidati rapporti di classe. Compito del ceto dominante sarà, in un prossimo futuro, usare le risorse della tecnologia per spersonalizzare l'individuo imprigionandolo in un ambiente alienante e controllabile: le macchine del futuro (dai giochi informatici ai treni ultraveloci) serviranno a donare ai subalterni la sensazione di un benessere fittizio per far loro dimenticare la condizione di inferiorità e lo sfruttamento al quale sono soggetti. Nel mondo di domani la fabbrica esiste per forgiare cittadini modello. L'ideale di "uomo nuovo" non dovrà essere molto dissimile dalla strana bambina che Tommaso vede muoversi a comando, del tutto priva di volontà. I giovani "dipendenti" della fabbrica sono lì non per lavorare, ma per essere indottrinati e rimpolpare un giorno la classe dominante. Collocati nella scacchiera di un'aula magna, ciascuno subisce una tortura psicologica, obbligato a seguire comportamenti e pensieri unidirezionali. Anima dell'efficiente e asettica conduzione della ditta è il soffio malsano che pervade il decadente castello della centenaria: come i suoi saloni ricolmi di cimeli di epoche passate e illuminati da luce fioca e misteriosa resistono al tempo, anche il suo potere è antico e mummificato, ma irrobustito da un'esperienza secolare che adopera le più subdole strategie per smussare e frantumare le minacce che provengono dall'esterno. La fabbrica del futuro è specchio della trionfante società dei padroni. L'unica alternativa è una risposta violenta, anarchica. Poco visto all'uscita - il film, negli anni caldi della contestazione, provocò numerose censure al regista dichiaratamente schierato con le frange meno morbide dell'estrema sinistra -, H2S è una metafora sulla violenza del potere, una storia che può ancora oggi coinvolgere, realizzata con inventiva, rabbia e con ricercatezza formale appena incrinata da certi ricami intellettualistici, oggi ormai non più agevolmente comprensibili o senz'altro datati. Più del protagonista Denis Gilmore, spiccano le esibizioni del sarcastico Lionel Stander (l'infido "professore") e di Paolo Poli (la barcollante e incrollabile centenaria). Alice è una giovanissima Carole André non ancora lanciata sul piccolo schermo dalla fortunata serie "Sandokan".
https://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=11346 

Studiando una comunità di ratti (ma non solo, evidentemente) l'uomo ha capito quanto l'individualismo non porti che alla rovina e, in ultima analisi, all'estinzione della specie. Per questo nel futuro i lavoratori di una grande fabbrica (la Teknè) vengono indottrinati a diventare di fatto schiavi di un unico potere centrale. E' il percorso che compie Tommaso (Gilmore), strano ragazzotto dal look vagamente anticipatore dei drughi di ARANCIA MECCANICA, condotto alla scoperta delle "meraviglie" della fabbrica. In un ambiente asettico e minimalista, dalle pareti bianche, luogo ideale per arrivare alla più totale spersonalizzazione, Tommaso conosce prima uno strano professore (Stander), poi il "capo", che riassume quella che è l'intera filosofia su cui si regge la fabbrica. Ci sarà anche una ribellione, ma la responsabile verrà condotta nel castello di una strana vecchina (Poli), chiamata "la centenaria", dove verrà avvelenata. Il professore intanto, passato dalla parte dei rivoltosi, studierà come deporre il capo mentre Tommaso fuggirà con Alice (André) in montagna, dove vivrà con lei in una strana baita piramidale prima di essere ripreso e condotto al cospetto del nuovo capo. Con gli occhi ben puntati al Sessantotto e a certo cinema francese d'avanguardia, Faenza costruisce la sua facile metafora studiando scenografie futuriste di un discreto fascino, inventandosi qualche idea d'effetto come la bambina "teleguidata", addomesticata e mossa dal professore come un autentico robot. Sarà questo il futuro dell'umanità? Era l'incubo del tempo, una massificazione che annientasse il libero arbitrio, una visione futurista che ancora adesso ciclicamente si riaffaccia nella fantascienza ma che ovviamente col tempo ha perso buona parte della sua forza accusatrice. La narrazione frammentaria, volutamente criptica in alcuni passaggi, appare spesso una forzatura non necessaria, alla ricerca di una forma autoriale che si perde nella maniera o nell'insignificante come nel caso dell'estenuate parentesi montana (in cui però sale in cattedra Morricone, autore di un ottimo commento musicale). Piuttosto fuori luogo Paolo Poli in versione "centenaria", più divertito Stander alle prese con i voltafaccia spudorati del suo personaggio. Il tutto è però fortemente penalizzato da ritmi catatonici, da un procedere faticosissimo dove perdersi ad osservare le installazioni futuriste non può bastare a soddisfare chi dal cinema cerca anche un minimo di fruibilità e fluidità.
MARCEL M.J. DAVINOTTI JR.
https://www.davinotti.com/film/h2s/24635 


 

6 comentarios:

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  2. Mega.nz dice che i file non sono più disponibili

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  3. 4shared.com dice che i file non sono più disponibili

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